Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
RICCARDO - RICCARDO DI SAN VITTORE
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nobiltà, ed ebbe poscia più guerre a sostenere contro Guglielmo conte di Hiesmes, suo fratello naturale, il re d'Inghilterra ed Eude conte di Chartres e di Blois, ma Lagmano e Olao, re di Svezia e di Danimarca, vennero a suo soccorso, ed egli ristabilì la pace ne' suoi Stati e meritò l'amore dei popoli per le sue buone doti. Riccardo II fu il più fido alleato del re Roberto, e lo accompagnò in più spedizioni , dove si segnalò per coraggio e si meritò il nome di Intrepido.
Gli succedette Riccardo m, suo primogenito, che mori dopo un regno di alcuni mesi, avvelenato, come narrasi, da suo fratello Roberto, detto il Magnifico e da altri il Diavolo.
RICCARDO (biogr.). — Conte di Cornovaglia e del Poitou. non è dagli storici annoverato fra gl'imperatori di Germania, bencbè autentici documenti confermino che esso ne esercitò tutti i diritti per lo spazio di quindici anni. Nato a Winchester il 5 gennajo 1209 da Giovanni Senza-Terra e da Isabella d'Angoulème, mori a Kirkham il 2 aprile 1272. Si distinse da prima in Guienna, dove era stato mandato da Enrico III suo fratello, poi s'imbarcò per la Palestina, dove si mostrò degno erede del nome e del valore di Riccardo Cuor di Leone, suo zio paterno. Astretto nondimeno ad abbandonare la Terra Santa senza aver trionfato degl'infedeli, ritornò in patria e prestò nuovi servigi ad Enrico III nella guerra che questo principe ebbe a sostenere contro i Francesi. In seguito a quelle varie spedizioni, e tra le fazioni cbe laceravano l'Impero germanico, Riccardo fu scelto da una parte degli elettori per regnare a pregiudizio dello sventurato Corredino, il quale si voleva rimovere da quella dignità tenuta da suo padre e dall'avo. Incoronato in Aquisgrana l'anno 1257, Riccardo si distinse per magnificenza, liberalità, talenti e saviezza di governo. Ma avendolo i tumulti d'Inghilterra costretto a ritornarvi più volte per combattere i ribelli, fu fatto prigioniero nel 1264 da Siifione di Monforte, nè ricuperò la sua libertà che dopo quarantaquattro mesi di rigorosa prigionia. Ritornato finalmente in Germania nel 1268 , abolì varie tasse, agevolò il commercio, sparse i suoi benefizi con raro discernimento , e ottenne la riputazione di uno fra' più chiari principi del suo tempo. Riammogliatosi con la bella Beatrice di Falkenstein, tornò in Inghilterra, e prima di morire ebbe il dolore di perdere il figliuolo E urico, assassinato a Viterbo dai figliuoli del Monforte. Si hanno due Storie di questo Riccardo, scritte in tedesco.
RICCARDO I (biogr.). — Conte d'Aversa e principe di Capua, succedette verso l'anno 1059 ad Asciti-Imo suo padre, e ricevette dal papa Nicola II l'investitura del principato di Capua, cui possedeva Paudolfo V. Impadronitosi di Capua l'anno 1062, conquistò Gaeta nel seguente anno, fece ripetute scorrerie sul territorio di Roma, poi si riconciliò con la Santa Sede, ajutò Roberto Guiscardo nella conquista di Salerno, intraprese l'assedio di Napoli ed aveva già ridotta quella città a grande angustie, quando mori nel 1078. Questo principe fu riuomato per bravura , dolcezza e giustizia. Gli succedette Girolamo I suo figlio, da lui associato al suo governo ed a tutte le imprese.
Nuova Encicl. Ital. Voi.
RICCARDO II (biogr.). — Succedette a Giordano I nell'anno lo91 ; ma gli abitanti di Capua, stanchi del giogo de' Normanni, lo scacciarono dalla città con tutti quelli della sua nazione, e dovette ricorrere alla protezione del gran conte di Sicilia ed a quella di Ruggieri duca di Puglia per vincere la loro ribellione. Rientrò in Capua nel 1098, ma come vassallo di Ruggieri, al quale aveva dovuto prestare ligio omaggio del suo principato, e morì nel 1105 senza lasciar prole.
RICCARDO DI SAN VITTORE (biogr.). - Teologo, nato in Iscozia, morto a Suu Vittore di Parigi il 10 marzo 1173. Monaco dapprima e poi priore di questa casa, Riccardo, come il suo maestro Hugues, non è celebre che pei suoi scritti. Tutto ciò che è noto della sua vita si è ch'ebbe frequeuti lotte con l'abbate di San Vittore di nome Ervisio, uomo superbo, dicesi, e che non risparmiava nessuno. Esistono molte edizioni delle Opera di Riccardo di San Vittore ; la più compinta è quella di Giovanni di Tolosa (Parigi 1650). Alcune delle opere che compongono questo volume furono stampate dai canonici di San Vittore fra le opere di Riccardo e d'Hugues. Oltre di ciò, Giovanni di Tritemio, Mont-faucon e Sanderns indicano sotto il nome di Rio-cardo, un gran nnmero d'opuscoli che sono, dicono, inediti. Dupin aveva fatto di Riccardo un elogio singolare raccomandando il suo metodo. Daupou, miglior giudice, critica questo metodo, che ò in fatti quello dei mistici, vale a dire lo stesso disordine. Egli riconosce però nelle opere di Riccardo un sentimento elevato, una foga generosa, idee generali ed una vera sensibilità. Diamo qui alcune delle idee principali filosofiche di Riccardo di San Vittore. Secondo lui, tre sono le fonti della conoscenza: l'esperienza, il ragionamento e la fede. L'esperienza ha per oggetto le cose temporali, il ragionamento e la fede le cose divine; il primo ci fa conoscere quelle che sono secondo la ragione, la seconda quelle che, provenienti da una rivelazione divina, sono superiori all'intelligenza. Fra le cose che dob-biam credere, alcune ve n'ha le quali non solamente sono superiori, ma contrarie alla ragione, e che noi non possiamo comprendere che mediante lo studio profondo e sottile, o piuttosto mediante una comunicazione di Dio stesso. Per tal modo, secondo Riccardo, la fede incomincia, il ragionamento segue e ne sviscera l'oggetto. La ragione ne insegna un Dio uno, eterno, increato, immenso, onnipotente, ecc. A questa idea la rivelazione aggiunge la trinità delle persone.
Fermiamoci a ciò che concerne Dio, considerato nella sua unità qual ce lo dà il filosofo.
E anzi tutto la sostanza suprema è per sé da .tutta l'eternità. Dice la sostanza suprema e non superiore, e distingue queste due proprietà con la stessa cura e gli stessi argomenti di sant'Anselmo; essa è di per sò, e gli è per ciò cbe tutte le cose nou ponno provenir che da essa. Egli deriva inoltre dall'arcivescovo di Cantorberì quest'idea, che Dio non è savio, ma l'istessa saviezza, che non è onnipotente, ma la stessa onnipotenza, ecc. Finalmente lo ritroviamo sulle traccio di sant'Agostino in queste conclusioni: la sostanza suprema non può avere uguale o superiore; uon vi può avere un altro essere XIX. 17
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