Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      RICCARDO DI BURY - RICCARDOpartecipante alla sua natura ; essa è identica a Dio cbe è sostanzialmente uno.
      Trovasi inoltre un vestigio dell'argomento ontologico in questa idea, che Dio non saprebbe concepire un ente di sè più perfetto, e tanto meno può concepirlo il pensiero dell'uomo. A proposito della perfezione di Dio, Riccardo sviluppa in poche linee un'osservazione importante; egli fa osservare che dotti ed ignoranti, tutti attribuiscono, senza esitare, a Dio ciò che giudicano migliore, e che di là prendono i savii le mosse per istabilire sopra un terreno solido il principio da cui fanno 'sgorgare vigorosamente gli attributi divini. Dopo avere insistito nel primo libro sull'eternità divina, indaga nel secondo quali sono gli attributi di Dio; questa parte della sua teodicea ò solida, quantunque sottile, soprattutto nella forma. Lo stato dell'anima nei varii gradi della sua elevazione a Dio, è il soggetto sul quale Riccardo fa ritorno incessantemente, e ch'egli sa ritrovare sotto tutte le espressioni, sotto tutte le immagini della Scrittura. Nessuno ha spinto più lupgi di lui l'arte di trasformare le espressioni ed i fatti in metafore inaspettate, sotto le quali si nasconde come in un senso profondo, una situazione dell'anima. « Che rappresenta, dic'egli, Nabucco, il quale dopo essere stato favoreggiato da una mistica visione, la perdè per riceverla più tardi con maggior sviluppo, se non che la grazia della contemplazione ci è data dall'alto e ci è poi ritirata per qualche tempo e ridonata con maggiore abbondanza? » (De eruditione hominis interioris occasione accepta ex somnio Nabuchodonosor, c. 1). E altrove: « Pel tabernacolo dell'alleanza vuoisi comprendere lo stato di perfezione. Dov'è la perfezione dell'anioia, ivi è l'abitazione di Dio. Più l'anima s'accosta alla perfezione, più si unisce a Dio. Ma intorno al tabernacolo dee scorrere un portico; bisogna adunque intendere per portico la disciplina del corpo; pel tabernacolo la disciplina dell'anima, ecc. (Nonnulla allegoria tabernaculi feede-ris, ecc. in initio). L'opera principale di Riccardo di San Vittore sulla contemplazione è intitolata: Beniamin major de grafia contempiationis, occasione acctpta ab arca Moysis, ed è divisa in cinque libri. Questa predilezione per l'allegoria non fu estranea senza dubbio ai legami d'amicizia che strinsero Riccardo di San Vittore e san Bernardo.
      Vedi: Liebner, Richardi a S. Victor e de contem-plationis docirina (Berlino 1837) — Engelhardt, Richard vpn S. Victor und Johannes Ruysbrock; zur Geschiclitc der mystischen Theolog. (Erlangen 1838).
      RICCARDO DI BÌJRY(biogr.). — Vescovo di Durbam, nato nel 1287 a Bury Sant'Edmondo, morto il 4 di aprile 1345 ad Auckland, era figliuolo d'un cavaliere, studiò all'Università di Oxlord ed imparò le lingue greca e latina. Nominato precettore del principe Edoardo, rimase fedele nell'avversità al suo reale allievo, il quale, non appena salito al trono sotto il nome di Edoardo III (1327), lo nominò tesoriere e gli diede dodici ricchi benefizi. Inviato due volte a ix)ma, ricevette da papa Giovanni XXII il titolo di cappellano e la promessa d'essere inalzato alla prima sede episcopale vacante in Inghilterra. Mercè le larghezze del re, fece prova nelle sue nmbascierie d'una magnificenza inusata, e le spesedel suo secondo viaggio sommarono a ben 500 marchi d'argento. Il 19 dicembre 1333 fu consecrato vescovo di Durham. Nel 1334 divenne cancelliere e gran tesoriere d'Inghilterra, dignità che conservò fino alla morte. Incaricato di appoggiare le pretese di Edoardo III al trono di Francia, andò tre volte a Parigi, e percorse il Brabante. Era uomo di grande sapere e protettor delle lettere ; aveva una biblioteca preziosa ed attinenze numerose coi dotti. Petrarca, che lo aveva conosciuto in Italia, lo cita come uuo spirito ardente ed entusiasta. Abbiamo di lui un trattatello intitolato Philobiblon, in cui, oltre le notizie letterarie, trovansi particolari curiosi sugli avvenimenti principali della sua vita. L'edizione più antica ò quella di Colonia (1473), ristampata più volte e tradotta in inglese da Inglis (Londra 1832).
      RICCARDO DI BARBEZIEUX (biogr.). — Trovatore, nato verso il 1200 nel castello di Barbezieux presso Saintes, morto iu Ispagua verso il 1270, era figliuolo d'uu povero cavaliere, e s'innamorò della moglie di Goffredo di Tonay. in onore della quale compose molte canzoni versificate con eleganza, ma in cui abbondano soverchiamente le comparazioui. Egli iucorse di poi la collera della sua dama, la quale, prima di perdonargli, volle cbe cento dame e cento cavalieri innamorati gli chiedessero la sua grazia. Ella morì poco appresso, e Riccardo si ritirò disperato in Ispagna presso uu barone. Ci rimangono di lui quattordici poesie, pubblicate da Rayuouard uel suo Choix des poésies des troubadours, e da Rochegude nel suo Purnase occitanien.
      Vedi Diez, Die Troubadours.
      RICCARDO {biogr.). — Cordelliere e predicatore illustre del secolo decimoquinto, era, secondo tutte le apparenze, italiano, od almeno ebbe maestri san Vincenzo Ferrerò e specialmente san Bernardino da Siena. Questi due predicatori, per incutere un salutare timore negli uditori, parlavano sovente della venuta dell'Anticristo, e promovevano a tut-t'uomo il culto del nome di Gesù. Riccardo, frate minore come san Bernardino, fu un apostolo zelante di queste due dottrine. Dopo aver visitato Terra Santa, penetrò in Francia per Lione e trasferissi a Troyes, ove predicò l'avvento del 1428. Appresso passò a Parigi, allora in poter degl'Inglesi, ove fece il quaresimale all'aperto del 1429. Egli faceva allusioni frequenti agli affari pubblici e favoreggiava apertamente Carlo VII. La polizia inglese aombrò e suscitò contro di lui la teologia del pari che l'inquisizione. Nella notte del 30 aprile 1429, Riccardo, prevedendo che la sua libertà pericolava, fuggì da Parigi, trasferissi ad Orléans durante l'assedio, e divenne uno dei cappellani di Giovanna d'Arco. Giunto davanti Troyes, Riccardo contribuì grandemente alla dedizione sorprendente di quella città. L'esercito di Carto VII difettava d'artiglieria, di viveri e di danaro. 1 soldati famelici cibavansi delle fave che Riccardo nella sua prima visita a Troyes aveva fatto seminare copiosamente dagli abitanti, i quali gli schiusero volontariamente le porte. Oltre l'eroica Giovanna, Riccardo aveva due giovani penitenti illuminate, una di nome Pierronne e l'altra Caterina della Rochelle, I delle quali stimolò lo zelo e le pie aspirazioni.
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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume XIX (parte 1)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1885 pagine 1280

   

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