Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      RICCHEZZA
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      sano. Le nostre ricchezze effettive sono in proporzione della quantità delle cose che noi possiamo acquistare, e questa quantità è in proporzione della loro abbondanza, o, ciò che vale io stesso, del loro basso prezzo, perchè abbondanza e basso prezzo sono un boIo e medesimo fatto espresso con due parole diverse: più un prodotto è comune, meno costa ; e non costa poco, se non perchè è comune. Se dovessimo acquistare con servigi produttivi l'aria che i nostri polmoni consumano, noi saremmo un po' meno ricchi, perchè dovremmo diminuir le altre spese per far fronte all'acquisto dell'aria. Al contrario, se per un magico prodigio noi ad un tratto potessimo fabbricare un palagio e riempirlo di buoni mobili, di domestici e di carrozze, noi saremmo infinitamente ricchi. Tra la nullità e l'enorme quantità di servigi produttivi che costano gli oggetti di consumazione, avvi una infiuità di gradi nello stato presente della società. Ma in esso, gl'individui sono più ricchi, sempre che possono acquistare con minore spesa le cose che vogliono consumare. Questa dottrina scioglie una spinosa quistione di economia politica, ossia cbe la ricchezza essendo composta del valore delle cose possedute, una nazione è tanto più ricca, quanto le cose vi sono a più buon mercato. Lo stesso avviene negl'individui. E questo principio è vero, sia che noi acquistiamo i prodotti direttamente creandoli noi stessi, sia che gli acquistiamo indirettamente per effetto di cambio. Nel primo caso otteniamo maggiori prodotti per la stessa quantità di servigi; nel secondo otteniamo egualmente maggiori prodotti con lo stesso mezzo dei nostri servigi, perchè cambiando due prodotti, non si fa altro che cambiare i servigi produttivi di cui Bono frutto quei prodotti. Si può dire che le spese rappresentano sempre un sacrifizio, e l'utilità un godimento ; ora è sempre un vantaggio per l'uomo moltiplicare i suoi godimenti e diminuire i sacrifizi a costo dei quali ottiene ciò che gli abbisogna.
      Le ricchezze pertanto possono distinguersi in fondi produttivi e in prodotti. I prodotti sono un bene in virtù dei servigi che ci rendono immediatamente; i fondi produttivi in ragione della facoltà che hanno di poter produrre le cose che ci serviranno. I fondi produttivi sono di tre specie, ossia fondo di facoltà industriali, fondo capitale, foudo territoriale: sovente essi consistono in una porzione di due o di tre di questi fondi uniti insieme, ma in proporzioni differenti.
      Nel conto delle facoltà produttive non si annoverano i mezzi illeciti, coi quali si può accrescere la propria fortuna. Essi riduconsi tutti per colui che gli usa ad attribuirsi con la violenza, con la frode o con l'astuzia un bene che non gli appartiene, e eh» non si appropria per libera concessione di chi lo possedeva. Questo non è produrre, ma sostituire criminosamente un proprietario ad un altro. L'abilità di un truffatore non può dunque far parte di un fondo produttivo ; anzi è contraria , e fatale alla produzione, poiché tende a spogliare e in conseguenza sconfortare coloro che producono.
      Le ricchezze non sono il risultamento di un pensiero unico. Nella industria i peusieri sono molti e i successi debbono essere diversi. 11 guadagno e la fortuna di ciascuno formano il guadagno e la 1
      fortuna pubblica; i mezzi sono ancora molteplici, e variano secondo la specie della produzione, secondo la intelligenza, i capitali, le condizioni di ciascuu negoziante, di ciascun manifatturiere, di ciascun operajo. Dagli sforzi che ciascuno fa nella sua cerchia, dai progetti ch'egli ha formati, dalla maniera onde li eseguisce, nasce l'ordine generale In mezzo ad una libera concorrenza un industrioso tutela meglio i suoi privati interessi, e meglio serve alla fortuna nazionale. Ogni interposizione di un'autorità nuoce al fine, ch'è di produrre, perchè niuna autorità può saperne quanto i particolari industrianti. Ogni comando è fatale, perchè non può mai supplire alla intelligenza dei produttori, e perchè allacoia i loro movimenti, che Bono i principali mezzi di successo.
      Conosciuta la sorgente delle ricchezze, ed esaminato di che si compongono, non è difficile di mostrare che molte cose, le quali non sono oro nè argento, sono ricchezze. Laonde una nazione non ha interesse a ricevere in pagamento un oggetto a preferenza di un altro. Lasciata nella libertà di scegliere, essa riceve sempre l'oggetto che le procura maggior profitto. Non è possibile che un paese il quale non ha miniere, paghi in metalli preziosi. E tutti gli sforzi legislativi per condurlo a ciò non farebbero altro che restringere, spesso distruggere ; delle relazioni di commercio, di cui tutti avrebbero ! profittato, rincarire gli oggetti di consumazione col I danno dei consumatori. Si tenga dunque per vero che il grano, lo zucchero e il cotone, che abbiamo nei nostri magazzini, sono ricchezze, niuno potendo negare ragionevolmente la possibilità di acquistare delle ricchezze altri mente che acquistando metalli preziosi.
      Ricchezze naturali. — V'ha delle ricchezze che sono date gratuitamente e con profusione dalla natura, come la luce del sole, l'acqua che ci disseta ed un'infinità di altre cose, il cui uso ci è diventato talmente famigliare, che ne godiamo anche senza pensarci. Si può chiamarle ricchezze naturali. Esse appartengono a tutti, ai poveri quanto ai ricchi, e non sono chiamate ricchezze che in un significato generale e filosofico. Nella stessa categoria con vien mettere i beni personali, che noi dobbiamo alla munificenza della natura o a fortunati accidenti, come una florida salute, un'indole buona, disposta ad amare il prossimo, e molti vantaggi morali, i quali, senza essere assolutamente gratuiti, non hanno valore rigorosamente definibile, come la stima pubblica, la confidenza che ispiriamo ad altrui. Quand'anche gli uomini avessero l'abilità di creare le ricchezze naturali, essi non avrebbero alcun motivo di darsi questa pena. Si può fare artificialmente dell'aria respirabile; ma questa non è che un'esperienza chimica, e qualora volessimo farne per nostro uso, bisognerebbe pagare ciò che la natura ci offre gratuitamente. Quindi è che non potendo essere nè moltiplicate, nè esaurite, non formano propriamente oggetto della scienza economica. La necessità di provare il valore delle cose per mezzo d'un cambio, o almeno per la possibilità di cambiarle per una certa quantità di altre cose, ha fatto dare al valore sociale ch'esse hanno, il nome di valore permutabile. Ma tutti conosoono
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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume XIX (parte 1)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1885 pagine 1280

   

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