Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
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IOCHEZZAche le cose hanno qualche volta un valore di utilità ben diverso dal valore di cambio; che l'acqua comune, per esempio, non ha quasi alcun valore, benché assai necessaria, mentre un diamante ha un valore di cambio considerevole, benché poco serva. Nullameno è evidente che il valore dell'acqua fa parte delle nostre ricchezze naturali, e che il valore del diamante fa parte delle ricchezze sociali.
Si è veduto che il carattere comune a tutte le ricchezze è la utilità. Noi non possiamo farne uso nelle ricchezze sociali, senza alterarla o distruggerla in tutto o in parte, e per conseguenza senza alterare o distruggere il loro valore, il che costituisce ciò che si chiama consumazione. Ma noi non possiamo consumare le ricchezze naturali. Respirando l'aria atmosferica, noi l'alteriamo, noi distruggiamo la sua proprietà di sostenere la vita; ma non consumiamo ricchezze, dappoiché non avvi valore, potendosi goder l'aria senza acquistarla a prezzo di un sacrifizio. Finalmente applicando alle ricchezze naturali la dottrina della misura della ricchezza pel loro valore, si trova che i beni che noi dobbiamo alla liberalità della natura, equivalgono ad un valore che noi non siamo obbligati di acquistare per mezzo di servigi costosi, ed aumentano in proporzione dei progressi dell'arte la ricchezza dei consumatori.
Ricchezze private. — Le relazioni della economia politica cou la privata sono qualche volta si intime, che si é confusa l'una con l'altra, e non si è attribuita importanza alla prima, se non in ragione dei servigi che poteva rendere agl'interessi privati. Bisogna distinguer l'una cosa dall'altra. L'economia politica facendoci conoscere per quali mezzi sono prodotti i beni, la cui mercè sussiste l'intiera società, indica a ciascun individuo, a ciascuna famiglia come possano moltiplicare i beni che serviranno alla propria esistenza. Insegnando secondo quali proporzioni queste ricchezze create nella società e pei suoi lavori, si distribuiscano fra' membri che la compongono, gì'illumina sulla natura dei lavori ai quali convien loro applicarsi, secondo l'educazione che hanno ricevuta, il paese che abitano, i mezzi di cui dispongono. Sviluppando l'effetto delle consumazioni, rende gl'individui capaci di fare il miglior uso dei loro beni. Ma dessa non penetra altrimente negl'interessi privati, perchè le ricchezze private non si governano intieramente secondo leggi generali. Un furto, una perdita al giuoco ed altri accidenti fanno passare una porzione di ricchezza da una mano all'altra, senza che la società sia diventata più povera o più ricca. Un monopolio arricchisce una classe di cittadini a spese di una o di molte altre classi ; le fortune particolari ne soffrono immensamente: gli uni sono minati, gli altri arricchiscono; le eredità, le disposizioni testamentarie, le donazioni tra vivi recano grandi mutamenti nella esistenza di un certo numero d'individui, ma ciò non avviene in virtù di una legge generale, della quale si possa indicare la causa necessaria. Vi sono anche dei casi, nei quali gli interessi privati sono diametralmente opposti a quelli della società. L'uomo che ha scoperto un trovato utilissimo alle arti, ha interesse di tenerlo occulto per goder solo i profitti che ne risultano;
la società al contrario ha interesse che sia conosciuto, acciò la concorrenza faccia abbassare il prezzo del prodotto, che n'è risultamento. Si può dire altrettanto di tutti i guadagni molto meno legittimi che si fanno a spese del pubblico. Questi avvenimenti hanno senza dubbio le loro cause ; ma siffatte cause entrano nei confini della morale, della legislazione, forse della politica speculativa, come della economia politica. Ciò che offende o favorisce un membro del corpo sociale non può essere indifferente alla società.
Ricchezze sociali. — Le ricchezze sociali sono il frutto di un concorso di mezzi, i quali non vengono a noi gratuitamente. Noi siamo forzati ad acquistarle col lavoro, con l'economia, con le privazioni, insomma con effettivi sacrifizi. Di tal fatta sono gli alimenti, che non è dato procurarsi senza coltivar la terra; gli abiti, che non si avrebbero se qualcuno non gli abbia preparati; le case, che non esistono se non quando qualcuno le ha costruite. Per godere di queste ricchezze, bisogna averle create, o pure acquistate per mezzo di un cambio, col quale noi diamo agli uomini che le crearono altre ricchezze della stessa natura. Non si può separare da queste ricchezze l'idea di proprietà. Esse non esisterebbero se il possesso esclusivo non ne fosse assicurato a colui che le ha acquistate nell'una o nell'altra maniera, cioè per effetto della creazione o del cambio. Qual motivosi avrebbe di fare il sacrifizio, senza del quale non sarebbe possibile di ottenerle, quando non Be ne potesse in seguito disporre a piacimento? D'altronde la proprietà suppone una società qualunque, convenzioni e leggi, ed è perciò che le ricchezze acquistate coll'anzidetta manierasi possono ben chiamare ricchezze sociali. In fatti non esistono che nello stato sociale. Sono fondate sul diritto di possedere, ch'ò un diritto riconosciuto e guarentito dalla società. Non possono essere valutate se non per mezzo del cambio che prova il loro valore, ed il cambio suppone ancora lo stato di società: l'uomo isolato non potrebbe conchiudere alcun contratto. Si aggiunga ch'esse soltanto possono divenire oggetto di uno studio scientifico, perchè sono sole valutabili rigorosamente; sole seguono nella loro formazione, distribuzione nella società e coneuma-zione delle regole invariabili, dove le stesse regole sono seguite dai medesimi effetti. Il possesso esclusivo , che in mezzo ad una numerosa riunione d'uomini distingue nettamente la proprietà dell'uno da quella dell'altro, fa si che nell'uso comune siffatte ricchezze sieno le sole alle quali si conceda il nome di ricchezze. Nell'inventario di un uomo non si annoverano le ricchezze naturali di cui gode in comune con la intera umanità; ma ciò solo che gli appartiene personalmente, che ha acquistato con le sue fatiche, o che ha avuto in dono o per eredità. A questa categoria appartengono non solo le cose capaci di soddisfar direttamente i bisogni ; dell'uomo, ma quelle ancora che li soddisfano indirettamente, come il danaro, i titoli di credito, i contratti di vendita, ecc. Sembrerebbe che le terre dovessero annoverarsi fra le ricchezze naturali, perchè non le ha create l'uomo, a cui la na-i tura le ha date gratuitamente : ma siccome questat^ooQle
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