Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
HtCCI SCIPIONEmantelline; abolì le cappelle domestiche e certi giorni festivi ; non si recitino panegirici ; alla festa i regolari tengano chiuse le loro chiese per non distogliere dalle parrocchie.
Insieme il Ricci diffondeva i libri del sno partito, ignorati fin allora alla Toscana; favori nna stamperia in Pistoja « per isvelare le ingiuste pretese di questa Babilonia spirituale che sovverse e snaturò tutta l'economia della gerarchia ecclesiastica, della comunione de' Santi, dell' indipendenza dei principi»; di là uscivano gli opuscoli giansenisti da seminare per Italia; egli stesso mandò a tutti i parroci le Riflessioni morali di Quesnel, intitolandolo libro d'oro; parlava continuo contro le pretensioni ildebrandesche , il regno fratino e romanesco, la pertinacia de'preti e frati nel vendicarsi dei torti nou solo, ma d'ogni opposizione, e così o seminava o inveleniva quistioni, fin allora o iguote o non curate fra noi.
E trovava propizio il terreno. La vicinanza della Toscana agli Stati pontificii moltiplicava i punti di contatto, e, in conseguenza, di conflitto fra i due governi; e il liberalismo dei ministri si spiegava col sottrarre autorità a Roma per attribuirla ai principi. Internamente al nunzio competevano sempre la giurisdizione ecclesiastica, il conceder alcune indulgenze e dispense per peccati occulti o cast riservati e per mangiar grasso; commutar voti, le* gittimare spurii, vendere o livellare beni ecclesiastici, e altre attribuzioni, che parevano incomportabili colle nuove idee del potere principesco. Il granduca Pietro Leopoldo, volendo acquistar le lodi de' Giansenisti e dei Filosofi coli'imitare suo fratello Giuseppe II, il cui carattere era l'avversione al dominio dei preti, pose la mano negli ordinamenti della Chiesa con asprezza e dispregio, abolì l'immunità dei beni ecclesiastici, gli asili, il mendicare, 2500 confraternite e molte fraterie, e tutti gli eremiti; limitò le monacazioni ; vietò i pellegrinaggi o qualunque donazione non approvata dal Governo, e le esteriorità nelle esequie, e il pubblicare le censure contro chi non adempiva al precetto pasquale; poi cassò il tribunale di nunziatura; i vescovi attribuissero a tutti i parroci le facoltà de'casi riservati ; ì vicarii generali fosser ogni tre anni approvati dal principe; nessun decreto Valesse senza l'exequa-tur governativo.
In queste innovazioni si valeva del vescovo Ricci. Allorché Pio VI si lamentò che questi, nel turpe processo delle monache, avesse dato pubblicità a sudicerie che la carità o la prudenza dovevano ricoprire, Leopoldo affettò di restarne offeso, e dal ministro Piccolomini facevagli scrivere, Sperava che, c fatte migliori riflessioni, darebbe ad esso prelato qualche contrassegno di propensione», e al grani-duca « qualche motivo di esser meno disgustato dell'avvilimento in cui vede che la Corte romana riduce i vescovi quando non sagrificano col proprio dovere i proprii diritti, per lasciare tutta l'estensione a quelli che Roma pretende » (Lettera 2} luglio 1781).
Così al papa cattolico poteva scriver allora un arciduca d'Austria, e tanto bastava per farlo'applaudire dai liberalastri. Dappoi pubblicaronsi i Runti di vista da S. A. R spediti a tutti i vescovidella Toscana, sotto il 26 gennajo 1786, che sono una specie di pastorale, dove ingiunge ai vescovi di convocare sinodi diocesani ogni due anni, in cui esaminare varii punti, fra' quali, se correggere i breviarii togliendo le leggende false o erronee, e se convenga amministrare i sacramenti in vulgare ; impedire si frequentino i giuramenti, anche nei tribunali ; s'insinua di restituir al popolo l'elezione de' parroci, sicché esso scelga tre elettori, che, coi parroci anziani del distretto, presentino al vescovo il soggetto; il clero sia educato uniformemente; si formino molti libri ad uso dei parroci, a' quali raccomaudansi la Regolata devozione del Muratori, ,a Storia ecclesiastica di Bonaventura Racine, noto portorealista ; il Corso di teologia morale del Tamburini, i Costumi degl' Israeliti e de' Cristiani, e i Discorsi sulla storia ecclesiastica del Fleury ; dove alcuno si meraviglierà di non trovare indicate le Istruzioni di san Carlo. Propone vasi pure che tutti si conformassero alle dottrine di sant'Agostino sopra la Grazia.
E perchè, non restasse dubbia l'intenzione, il quinto punto esprimeva doversi « rivendicare all'autorità de' vescovi i diritti origìnarii loro, statigli usurpati dalla Corte romana abusivamente ».
Il Concilio che il Ricci adunò rimase notissime nella storia ecclesiastica col titolo di Sinodo di Pi-Btoja. V'invitò quanti in Italia favorivano il partite che d ice vasi, regalista. Presedeva al Concilio esso Ricci, vice-presidente Giuseppe Pari beni, professore dell'Università; il Tamburini disse l'orazioue inaugurale, e col Palmieri ebbe incarico di compilare i decreti. Si cominciò col recitare i salmi lxvui Salvum me fac% e lxxvhi Deus venerunt gentes \ del resto si, procedette sempre sulle orme degli appellanti francesi. È superfluo dire che ogni punto vi era discusso con gran varietà, e da taluni con una audacia che toccava all'eresia; e si facevano corT rezioni, variazioni, proteste.
Il granduca, nella circolare 26 gennajo 1786, chiariva di «. considerar come suo primo e princi^ pale dovere il procurare che l'esercizio della nostra santa religione sia purgato da tutti gli abusi e prer giudizi e da tutto ciò che impedisce che la meder sima venga ricondotta alla sua vera e giusta perfer zione, semplicità e splendore ». Pertanto seguitava con giornaliera sollecitudine ogni passo del sinodo; e aveva da rallegrarsi nel vedere dai più seguita puntualmente la sua circolare, e sebbene non mancava chi resistesse, prese fidanza a convocare un Concilio nazionale , cioè di tutta la Toscana. Per disporlo, nel 1787 chiamò i tre arcivescovi e quindici vescovi nel palazzo Pitti ad una conferenza ove potessero menare consultori e canonisti, purché non irati. Ivi pure il Ricci propugnava continuo le dottrine giansenistiche, presentava come modello il sinodo di Utrecht del 1763, ed esortava i vescovi a imitarlo, accettando i curati come giudici, e premunendo contro gl'intrighi della Corte di Roma, che adoprerà i monaci e il nunzio per mandar l'opera a vuoto.
« Calvino invade l'Italia » dicevano i più spaventati. « Finalmente si vedrà repressa la tracotanza dei papi »., dicevano trionfalmente, gli oppositori. Ma da una parte molti ecclesiastici repugnarono
| |
Ricci Toscana Pistoja Babilonia Santi Italia Riflessioni Quesnel Toscana Stati Roma Pietro Leopoldo Giansenisti Filosofi Giuseppe II Chiesa Governo Valesse Ricci Pio VI Leopoldo Piccolomini Sperava Corte Roma Lettera Austria Runti Toscana Regolata Muratori Storia Bonaventura Racine Corso Tamburini Costumi Israeliti Cristiani Discorsi Fleury Istruzioni Carlo Agostino Grazia Corte Concilio Ricci Sinodo Pi-Btoja Italia Concilio Ricci Giuseppe Pari Università Tamburini Palmieri Salvum Deus Concilio Toscana Pitti Ricci Utrecht Corte Roma Italia Allorché
|