Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      RICCIA - RICCIARDI AMODIOabbandonò mai più la vita parlamentare, in cui ebbe encomio di zelante del pubblico bene e di peritissimo in fatto massimamente di materie amministrative. Sorta in Genova, nel 1857, la Società ligure di storia patria, ne fu fra'promotori e socii. E così ne zelava l'onore e l'incremento, cbe non Bolo largheggiò co' socii di notizie, di rare opere e di preziosi documenti, ma contribuì al ritorno delle vetuste carte del genovese Archivio, che, involate dal rapace Governo francese, tornate nel 1815, erano rimaste nell'Archivio di Torino. Di che non è a dire quanta ammirazione e gratitudine destasse ne' suoi colleghi, e quanta fama levasse di sé; per la qual cosa fu eletto presidente per la sezione di storia; poi quattro volte alla presidenza generale. I quali ufficii, che esercitò con gran lode, gli porsero non infrequenti occasioni di forbiti discorsi, il primo de'quali apre la serie degli Atti di essa Società (voi. i, pag. xm-xxxiv). Riordinatasi poi nel 1860 la R. Deputazione sovra gli studii di storia patria, ne fu nominato membro con altri suoi concittadini ; e poco appresso proclamato vicepreside della ricostituita Sezione ligure, cui crebbe non poco lustro col favoreggiare la pubblicazioue di ponderosi volumi dei Monumenta, compreso quello delle Leges Municipales, in cui ebber sede acconcia i Brevi e Statuti genovesi anteriori al xvi secolo. Oltre a ciò tolse a stampare nel ìv volume della Miscellanea di Storia italiana, edita per cura della stessa Deputazione, più di 150 lettere del cardinale Mazarino ad Agostii o Giustiniani tra il 1644 e 1609, preziosissime di particolari riguardanti la Francia. A mezzo il 1865 grave sciagura il colse, la morte dell'amatissimo suo Lorenzo Pareto, nè da allora fu mai più lieto, finché la morte, tre anni appresso, lo sopraccolse con fiero colpo di apoplessia. Onori non comuni furon resi alla sua memoria, e, per decreto del Municipio, ai resti mortali fu assegnato nel civico cimitero posto fra quelli assegnati ai più illustri cittadini. Ne dissero l'elogio, posto poi a stampa, nella R. D. di Storia patria lo Sclopis, nella Società ligure il Crocco.
      Fin qui l'uom pubblico e il letterato; ora un tratto l'uom morale. Zelante del ben pubblico, con opera pertinace ed assidua soddisfece ad ogni dover suo, inteso sempre a giovare gl'interessi della nazione e quelli de' suoi concittadini. Rara modestia rifulse in ogni atto di sua vita, e, nemico di ogui parvenza, compariva minore del vero nelle guise esteriori. La parola usci vagli scarsa e monca dal labbro, di che avrebbelo giudicato inferiore di sè chi, non conoscendolo, fosse stato anzi al rumore che al valor delle cose, c Ebbe aspetto (scrive un suo biografo) piuttosto esiguo, intemerato il costume, e mostrò fino al termine in sè accoppiati i più bei doni di Dio: mens sana in corpore sano. Aggiungerei che ebbe modi di gentiluomo, se questa non fosse laude che si ricanta ad ogni morto, e se l'urbanità e la delicatezza delle maniere fosse privilegio di una classe di persone, anzi che propria di tutto le anime elette. Ed un intenso e generoso amore pel luogo nativo gli scaldò sempre il petto, cosi da parere in lui più bisognevole di freno che d eccitamento ».
      Vedi: Belgrano, Necrologia del marchese Vincenzo Ricci, nell'Archivio Storico (tom. ix. p. 11, n. 54 della collezione, Firenze 1869) — Gazzetta Ufficiale del R. d'Italia (21 marzo 1869, n. 80).
      RICCIA (hot.). — Genere di pianta della famiglia delle epatiche, tipo della tribù delle ricciee.
      RICCIA (geogr.). — Comune nella provincia e nel circondario di Campobasso, con 8235 abitanti.
      RICCIA 'lai. V Aricia.
      RICCIARDI Amodio (biogr.). — Illustre patriota che sortì i natali in Palata (Molise) il 5 dicembre 1756; cadde in Napoli colpito da apoplessia il 3 agosto 1835. Esauriti gli studii scolastici, prese a percorrere in Napoli la carriera del fòro e, a breve andare, salì in fama di esimio avvocato; gli avvenimenti del 1799 interrupero nel meglio i progressi suoi forensi. Preso ai principii della rivoluzione francese, strenuameute attese co' più caldi patrioti napolitani ad un rinnovamento politico conforme ai mutati tempi, massime dopoché il fratel suo Vincenzo fu per motivi politici incarcerato. Inaugurata la Repubblica, non è a dire se vi parteggiasse: pugnò contro le bande del Ruffo, e poi ricoverò con gli altri patrioti in Sant'Elmo, e se sfuggì agli sgherri di Carolina d'Austria, dovettelo all'essersi travestito da soldato di Francia, con che ne eluse la ferocia. Emigrato in Francia, l'Abrial, già commissario repubblicano in Napoli, gli fu largo di conforti, insieme ai famosi giurecousulti Merlin, Target e Jourde. Riunito il Piemonte a Francia, dopo Marengo, fu creato dal primo console sostituito procuratore generale della Corte d'appello a Torino, dove fu iu gran riverenza nel fòro, illustre per esimii magistrati. Nel 1808 reddì a Napoli primo procurator generale presso la Corte d'appello, che, a vero dire, fu in quel generale tramestìo di uomini e di cose da lui foudata con tanto senno e discrezione da ottenere ammirazione ed affetto. Nel 1811 presiedette il Consiglio provinciale di Molise, rivide la patria, squallida sempre delle viete usanze: vi comperò un podere che divisava render modello; ma indarno, che la ignoranza e la barbarie erano sì profondamente radicate da reudere inefficace qualunque buon volere. L'auno appresso ebbe il posto di consigliere nella Corte di cassazione di Napoli, e man mano più e diversi incarichi commerciali, finanziari!, legali, nel disimpegno dei quali non vennero mai meno in esso la dottrina, l'amore al pubblico bene, l'indipendenza delle opinioni, la lealtà del carattere. Caduto Napoleone e durante il sogno brillante del Murat, ei fu direttore di polizia a Bologna. E tanta era la fama dell'ingegno e probità sua, che, restaurati i Borboni sul trono di Napoli, fu serbato nel suo posto alla Cassazione, e nel 1817 creato preside della Gran Corte Criminale degli Abruzzi, che per opera sua fu egregiamente installata in Aquila. Nel 1820, mandato dalla provincia al Parlamento napolitano, vi tenne alta la bandiera della giustizia; ma in breve, speuto quel lampo di libertà, ei fu privato d'impiego, di appannaggio e d'ogni cosa. E visse ristretto nelle pareti domestiche, procacciandosi colla scieuza dell'avvocato il vivere; quando Ferdinando lì, intimidito dai turbamenti francesi del 1830, richiamò gli uomini politici che poteanot^ooQle


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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume XIX (parte 1)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1885 pagine 1280

   

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