Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      RICCIARDI FRANCESCO - ftlCCÌARM (CONTE GIUSEPPA)
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      giovargli ad allontanare i turbamenti nel reame cagionati dal malcontento universale ; fra di essi fu il Ricciardi, ripristinato negli ufficii che avea avuti per lo innanzi. Ma vecchio e logoro dalle fatiche, per curarsi degli occhi che minacciavanlo di perpetua notte, andato la seconda volta in Napoli, dopo breve sosta, moriva di gocciola pressoché ottuagenario.
      t Niuno amore (scrive il Borelli) fu al mondo che eguagliasse mai quello ond'egli amava la giustizia; la cercava indefessamente e nella luce del giorno, e nelle vigilie della notte, e sulle carte del processo, e sulle labbra degli avvocati, e sui volumi della legge, e, che valeva ancor più, nella propria ragione e nella propria coscienza; non mai le lenti della prevenzione ne alterarono la vista ».
      Vedi Albino avv. Pasquale, Biogrqfia e ritratti degli uomini illustri della provincia di Molise (Campobasso 1866, voi. 3°).
      RICCIARDI Francesco (biogr.). — Conte di Camal-doli, uomo di Stato italiano, nato il 12 giugno 1758 a Foggia, morto il 17 dicembre 1842 a Napoli, studiò all'Università di quest'ultima città, e diede prova di tale attitudine allo studio delle lettere, che Martorelli gli dedicò la sua Antologia greca. Terminato il corso di legge, esercitò la professione di avvocato, in cui segnalossi soprattutto nel 1799 difendeudo coraggiosamente molte vittime della reazione. Giuseppe Buonaparte lo nominò nel 1806 consigliere di Stato, presidente della sezione legislativa e direttore dei bollettini delle leggi. Fu in quel torno ch'ei cominciò la riforma dell'ordine giudiziario e della legislazione, opera da lui compita sotto il regno di Murat in qualità di gran giudice. Nel febbrajo del 1809 fu nominato grande dignitario dell'ordine delle Due Sicilie e incaricato, il 4 novembre, del ministero della giustizia, cui fu aggiunto tosto quello del culto. La riforma del Codice penale fu uno dei lavori più importanti cui presiedè. Nel 1814 fu creato conte di Camaldoli. Il 18 maggio 1815 rinunciò a tutte le sue funzioni, i e solo nel 1820, quando Ferdinando IV fu costretto a proclamare la costituzione spagnuola, ripigliò i [ portafogli della giustizia e del culto, e la direzione della polizia. Riconoscendo però tosto l'impossibilità di far accettare le sue idee al Governo, rientrò nella vita privata il 18 dicembre del medesimo anno. Amico delle lettere e delle scienze, corrispondeva con gli uomini più illustri d'Europa, e la sua villa del Vomero era il ritrovo di tutti gli stranieri illustri che traevano a visitar Napoli. Membro dell'Accademia delle scienze di Napoli, ne fu più volte presidente triennale, e divenne presidente perpetuo della Società Reale.
      Vedi: Ceva Grimaldi, Elogio storico del conte F. Ricciardi di Camaldoli — Colletta, Storia del ( reame di Napoli.
      RICCIARDI Giovanni Paolo (biogr.). — Nacque a Caserta da distinta famiglia intorno al 1680; ed ivi mori il 7 ottobre 1734. Ricevette i primi rudimenti dallo zio parroco. D'indole quieta e di talento atto ad apparare ed a ritenere le cose più difficili, benché fanciullo, destava in tutti meraviglia. Volle vestir l'abito talare, ma, unico in famiglia, i genitori gli facevano aspra opposizione apoter ascendere al sacerdozio. Apprese belle lettere e l'arte oratoria da un canonico della patria sua; poi, conosciuto al distinto filosofo padre Pellegrino (della Terra di Marcianise), ottenne dai genitori di averlo in Napoli per istruirlo nella greca lingua e nella filosofia. Tanto si avvantaggiò delle costui lezioni, che, dopo pochi anni, supplì il suo maestro nelle tornate del primo corso filosofico. Avendo veduto che i suoi genitori, già vecchi, avevano bisogno del suo ajuto, smise l'abito talare, e dopo varii anni ritornossene in patria con la laurea di medicina e chirurgia, dove per la dottrina e l'ottimo naturale fu caro a tutti i suoi concittadini e massime ai poveri, cui sollevava con le cure dell'arte e con somma carità. Il principe di Caserta, di casa Gaetani, lo adoprò con piena fiducia nelle primarie cariche della città. Nel 1725 fu eletto governatore di Caserta e de' suoi casali, con giurisdizione civile e criminale, e col mero e misto impero. In questa difficile carica adoprossi a tutt'uomo pel bene dei concittadini, e nell'uscirne si ebbe un diploma di ringraziamento dai sindaci eletti dal popolo, molto onorevole. Nel 1734 fu dal viceré Giulio Visconti eletto tra i vicarii del regno per la guerra contro gli Spagnuoli che venivano coi giovane Carlo III Borbone, ed egli esegui il mandato come a gentiluomo si addiceva, fino a che, fatto prigione, fu condotto in Maddaloni, ove, ad istanza del vescovo di Caserta, fu da Carlo 111 posto in libertà. Però il dolore della sconfitta e della seguita carcerazione potè tanto sul suo cuore delicato, che, chiusosi in casa e abbandonatosi alla malinconia, finiva la vita assistito da'suoi figliuoli.
      RICCIARDI (conte) Giuseppe (biogr,). — Scrittore e patriota napoletano, già deputato di Napoli al Parlamento italiano, nacque a Capodimonte il 19 luglio 1808 da Francesco Ricciardi conte di Camaldoli. Nel 1817 pati una grave malattia, nella quale, pei lussazione del femore sinistro, rimase poi zoppo per tutta la vita. Debolissimo, e pel timore continuo di perderlo, i genitori gli fecero incóminciare assai tardi gli studii. Ma a diciassette anni egli senti da sé una forte propensione per gli studii letterarii, e vi si applicò indefessamente. I primi suoi canti, dell'anno 1823, furono dedicati alla Grecia allora sollevata, in onore dei difensori di Mis-solungi e di Marco Botzaris. Tra i nostri poeti prediligeva l'Alfieri ; e il poeta astigiano insieme coi racconti che gli erano fatti in casa delle vicende napoletane del 1799, e l'avere assistito alla rivoluzione napoletana del 1820, infiammarono in lui giovinetto un odio fortissimo contro i tiranni. Nel 1826, quando gli Austriaci sgombravano il napoletano, il Ricciardi prorompeva in un inno di gioja. Nel 1831 il Ricciardi componeva la Canzone alla libertà, stampata solo due anni dopo a Parigi, e ristampata quindi più volte in Francia e in Italia fra le migliori poesie dell'autore, che intanto, fino dall'anno 1827, aveva fatto un viaggio col padre a traverso la penisola, e conosciuto, in quella occasione, nelle principali città d'Italia, specialmente in Roma, Fireuze, Bologna, Milano, Torino, Genova. Venezia, il fior de' letterati di quel tempo, come il Monti, il Manzoni, il Cicogup.ra, il Pindemonte, il Gazzera, il Costa, il Mezzofanti, il Bertoloni, ilt^ooQle


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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume XIX (parte 1)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1885 pagine 1280

   

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