Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      RICCIO - RICCIO DOMENICOforse in isconto di danaro dato dal Rucellai a Daniele. Questo gentiluomo Io fece alzare, nel 1586, in un piedestallo nel suo palazzo al Corso. Antonio Tempesta lo intagliò in rame, dedicandolo al cardinale Carlo di Lorena, nipote da parte di madre di Enrico II. Nella stampa però è aggiunta la figura del re con la lancia in mano spezzata. Furono tanti i disagi e le fatiche che il Volterrano spese nel getto di questo cavallo, che ne rilevò un catarro, il quale lo trasse a morte. Daniele da Volterra ebbe molti allievi, di cui i principali sono: Michele degli Alberti, Feliciano di San Vito, Biagio Betti da Cutigliano, Giampaolo Rossetti da Volterra, Marco da Siena, Giulio Mazzoni da Piacenza, ecc.
      Vedi : Vasari, Vite dei pittori, ecc. (Firenze 1856, Le Monnier, voi. xu) — Lanzi, Storia pittorica.
      RICCIO (Erinaceus) (zool.). — Genere di mammiferi dell'ordine degli insettivori, i cui caratteri sono, corpo coperto di spine, colla facoltà di aggomitolarsi a foggia di palla per mezzo di muscoli appropriati; muso puntuto; orecchie più o meno apparenti; coda corta; ciascun piede a quattro dita e armato di unghie robuste. Se ne trovano delle specie in Europa, in Africa e in India. Noi citeremo ad esempio il riccio comune (erinaceus europceus ). È troppo noto questo animaletto perchè ne facciamo una descrizione minuta. La sua lunghezza è generalmente di oltre 12 centimetri. Il cibo del riccio, ch'è animale notturno, consiste principalmente in insetti, in vermi e lumache; e cibasi anche di vegetali. Essendo esso ghiotto degli insetti, se ne tengono da taluni nelle case acciò
      vi distruggano principalmente le blatte, dette nel dialetto piemontese boje panatere. 11 riccio passa l'inverno addormentato ; e sul primo principiar di primavera figlia da due a quattro ricciotti per parto, i quali nascono ciechi ed hanno le spine bianche, molli e flessilbili. Si vuole che il loro nido sia fabbricato con gran diligenza e impenetrabile dall'acqua. In alcuni paesi mangiasene la carne, che vuoisi assai savorosa.
      RICCIO Domenico (biogr.). — Soprannominato il Brusasorci, perchè suo padre Jacopo, incisore, dicesi inventasse veleni per distruggere i topi, nato in Verona, secondo Io Zani, nel 1494, morto nel 1567, studiò da principio in patria sotto Giovanni Francesco Carotta suo concittadino e compare ; indi in Venezia sulle opere di Giorgione e Tiziano, del quale riuscì, quando volle, felice imitatore, benché non aggiungesse giammai al color delle tinte di quel maestro sovrano. Amò gli scorti e le difficoltà nel disegno, e fu vivace, bizzarro e copioso nell'in-ventare, maestria che fece maggiormente spiccare nel dipingere a fresco, in che consiste il suo maggior merito. 11 Brusasorci fece dunque a fresco, in tre facciate del palazzo Murari in Venezia, battaglie di mostri marini, battaglie di centauri e le Nozze del Benaco (la^o di Garda) con Caride. Questi dipinti hanno sofferto non poco danno dal tempo; ciò non di manco rimane ancora da appagare unI intelligente. G. B. da Persico li descrive nella sua I Descrizione di Verona con esattezza, acciocché non ne vada perduta la memoria. La facciata ove sono figurate le Nozze del Benaco con Caride si vede in una prospettiva incisa da F. Huret e posta nell'opera di Panvinio(^n%mi/. Veron., lib. vii, p. 201). In casa Ridolfi nella stessa Verona dipinse YIncoronazione di Carlo V imperatore, e quando, dopo essere stato incoronato a Bologna, cavalcava col papa in grandissima pompa. Anche di questo bel dipinto leggesi una minuta descrizione nella suddetta opera di Persico. Nel 1791 fu fatto incidere dal cardinale Carrara, tranne una porzione rappresentante un baccanale, perchè non creduta forse conveniente al soggetto. Il Riccio dipinse anco a Trento nel palazzo del principe ed a fresco la facciata di una casa appartenente oggidì ai conti Cloz-Salviotti. Nell'ordine superiore fece la Sfida di Apollo e Mida ; in quello di mezzo una Battaglia e nell'inferiore Scipione che rende la sposa al principe dei Celtiberi. Questi bei dipinti e ben conservati portano il nome del pittore e l'anno moli. Dipinse anche a olio molti quadri, che ammiransi in parte nella sua patria, fra gli altri san Niccolò da Tolentino, san Cristoforo e sant'Agostino in Sant'Eufemia, e in parte in altri luoghi, comel'in-coronazione di spine al museo di Darmstadt, san Paolo eremita nella galleria di Milano, un'Annun-
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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume XIX (parte 1)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1885 pagine 1280

   

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