Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
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RICCIOLI GIAMBATTISTAsi fa più abbondante, e la materia purulenta che lo costituisce acquista un colore verdastro, un insopportabile fetore ed un'acrimonia tale da irritare, escoriare e privare di peli le parti su cui viene a cadere. È singolare la facilità con cui questa morbosa affezione si fa intermittente, scomparendo in estate, allorché gli animali lavorano su d'un terreno secco e polverulento, e riapparendo in inverno, allorquando sono costretti a ritìianere nelle scuderie, o camminare nel fango e nella neve.
Cura. — Bisogna collocare l'animale in ricoveri igienici, e farlo passeggiare nel bel tempo almeno una volta al giorno, e quindi si fanno lozioni o si applicano cataplasmi, d'azione mollitiva o sedante, onde calmare l'infiammazione, e poscia ricorrere all'uso degli astringenti, fra cui lodati furono dai pratici l'acqua di Goulard, le soluzioni di solfato di ferro, di zinco,d'allumina e di potassa (30 grammi ogni litro d'acqua), il miscuglio a parti eguali di alcoole, olio e carbonato di calce, il liquido di Villate o di Mariage, la polvere di Knopp, l'acetato di rame (30 grammi ogni litro d'acqua), l'unguento egiziano diluito nell'acqua, i liquidi stitici di Piasse ed i cataplasmi formati colla fuligine stemperata nell'aceto. Le lozioni fatte col perclo-ruro di ferro (5 grammi , acqua ordinaria 30), l'acqua di Alibour e la pomata di Pranzé, costituita di solfato di ferro (60 grammi), nitrato di potassa (30), elleboro nero (30), euforbio (30), sta-fisagria (120), cantaridi (4), mercurio (250) e sugna (1000) vengono pure adoperate alternativamente con molto vantaggio. La cauterizzazione attuale o potenziale viene messa in uso allorché vi sono organiche lesioni, che gli astringenti, anche alquanto caustici, non valgono a debellare. Siccome poi la malattia è mantenuta da uno stato diatesico generale, o, come direbbe il Delwart, è o si fa spesso costituzionale, così sarà necessario di sottoporre gli animali ad un regime alimentare riparatore, all'uso di rimedii tonici amari e ferruginosi, avvicendati coll'amministrazione di ripetuti purganti, ed applicare eziandio dei setoni al petto od alle natiche, secondochè sono le membra anteriori o le posteriori che sono colpite dall'infermità di cui si è trattato.
Considerazioni forensi e di polizia sanitaria.
— Poiché la malattia è caratterizzata da lesioni esterne, visibili od apparenti, il venditore non è tenuto a garanzia alcuna in forza dell'articolo 1649 del vigente Codice civile, ma se può provarsi che ella è intermittente, non v'ha dubbio che costituisce un vizio occulto e grave, epperciò redibitorio per giorni quaranta, siccome prescrive l'articolo 1655 del Codice citato. E quanto alla polizia, sebbene non sia ancora provato con certezza che la malattia gode di proprietà contagiose od appiccaticcio, conviene tuttavia nel dubbio tenere lòntani gli animali sani dagli ammalati, e sovrattutto tenerli in ricoveri separati.
Vedi: Mignon, Thèse sur le Cowpox — Stein-brenner, Traité sur la vaccine — Bousquet, Traité sur la vaccine — Idem, Sur Vinoculation des eaux auxjambes - Ri goni, Patologia speciale veterinaria
— Hering, Patologia e terapeutica — Delwart, Traité de médecine vétérinaire pratique — Barthélemy,
Cours complet d'agriculture — Girard, Traité du pied — Guilmot, Annales vétérinaires belges (1854) — Renault, Becueil de médecine vétérin. pratique (1836) — Lupton, Abrégé des faits concemant la vaccine — Letenneur, Gaz. des hópit. (1856, n. 72).
RICCIOLI Giambattista (biogr.). — Uno dei più celebri astronomi del secolo xvii, ed uno de* più dotti della società dei Gesuiti, nacque a Ferrara nel 1598. All'età di sedici anni abbracciò la regola di sant'Ignazio, e da'suoi superiori, sì abili nel discernere il talento particolare di ciascun membro del loro ordine, fu destinato alle funzioni difficili dell'insegnamento. Dopo aver lungo tempo professato le belle lettere, la filosofìa e la teologia, si applicò indefessamente allo studio dell'astronomia. In quel tempo la Germani^, nel primo zelo della Riforma, rigettava la correzione del calendario, perchè procedente da Roma ; e gl'Italiani al contrario ricusavano di ammettere come sospette di eresia tutte le scoperte dei dotti tedeschi. Il p. Riccioli fu perciò incaricato di dimostrare la falsità del sistema di Copernico e delle dottrine di Keplero. Questo dotto aveva troppa sagacità per non comprendere tutte le difficoltà di tale missione; quindi, dice l'autore della Storia dell'astronomia moderna, il p. Riccioli impugnò questo sistema con tutti gli argomenti che potè immaginare; ma dal modo con cui ne parla si crederebbe di udire un avvocato incaricato d'uffizio di una cattiva causa, e che fa ogni suo sforzo per perderla. Egli conviene, per esempio, che, considerato come una semplice ipotesi, il sistema di Copernico è il più belio, il più semplice e il meglio immaginato. Nonostante, subito che non l'ammetteva, bisognava sostituirgliene un altro, e siccome quelli di Tolomeo, di Ticone e del p. Rheita non erano più sostenibili, ne propose uno nuovo. Egli espose le sue idee su questo soggetto in un'opera intitolata: Almagestum novum; noi però non lo seguiremo nella spiegazione di questo sistema, che oggi non può esser considerato che come un semplice oggetto di curiosità. Ma il p. Riccioli, che aveva veduto quanto difettosa fosse l'astronomia lasciata dagli antichi, gettò in questo libro la riforma completa di tale scienza. Aveva ben compreso che la vera misura della terra doveva servir di base a questo gran lavoro, nel quale dovevano esser corretti i metodi e le dottrine degli antichi. Con questo fine , ajutato dai missionarii che i Gesuiti avevano in tutte le parti del mondo, compose il primo sistema generale ed uniforme di metrologia comparata, cui però hanno fatto dimenticare i nuovi lavori pubblicati posteriormente. Ei criticò giustamente la misura della terra eseguita da Snellio ; ma la sua propria misura , di cui si occupò dal 1644 al 1656, intrapresa con un metodo assolutamente diverso e che non poteva allora offrire esattezza, attese le irregolarità delle illusioni della refrazione orizzontale, sì poco conosciute anche al dì d'oggi, gli diede un risultato anco più difettoso di quello di Snellio. Il p. Riccioli fu più felice ne' suoi lavori sulla Luna, cui osservò lungamente con un eccellente cannocchiale : portò fino a seicento il numero delle macchie che vi scoperse e di cui pubblicò la descrizione. Lan-gren non ne aveva contate che dugento settantat^ooQle
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