Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
Ì8& RICHELIEU (ARMANDO GIO. Dtj PLÉSSIS CARbltfALE. DtlCA t)t)
attendendo a studii e scrivendo di controversie teologiche, pure sospetto alla Corte.
Quando Maria tornò, il Luynes, allora favorito del re, chiamò Richelieu perchè si facesse mediatore officioso fra quello e la madre, e potè stabilire la pace (10 agosto 1623). Presto ottenne il cappello cardinalizio, e rientrato nel Consiglio reale (1624), ne allontanò chiunque lo impacciasse, e non tardò a comparire superiore di gran pezza agli altri ministri , dare vita e moto nuovo agli affari, unico, avendo egli chiara idea della monarchia e della necessità di sottrarre con essa la unità francese alle meschine ambizioni che minacciavano spezzarla. Luigi XIII, spirito giusto ma ristretto, lo disamava, e alla madre diceva: « Non mi parlate di costui: è un ambizioso che mangerebbe il mio regno » ; ma l'ambizione di lui non era quella piccola e personale de'ministri precedenti, e per diciotto anni (1624-1642) fu vero re, in assidua lotta spiegando ingegno quanto coraggio.
Severo aspetto, andar nobile, parola chiara senza blandizie, scrivere netto e ponderato, pronta concezione, spirito risoluto, pur senza mancare di riguardi ; abile ai grandi divisamenti come ai pìccoli intrighi, amava la vera gloria seuza sdegnare la vana; sottoponeva a sè tutte le volontà, neppure eccettuata quella del re; accettava il pericolo delle ire che eccitava coi rigori; e col rendere temuta la propria superiorità faceva cbe i colleghi approvassero le sue proposizioni. « Malgrado i suoi difetti (dice la Motteville con un giudizio più elevato che non sogliasi da contemporanei), egli fu il primo uomo del suo tempo, nè i secoli passati hanuo chi lo superi. Sua massima era quella degli illustri tiranni; regolare i divisamenti, i pensieri, le risoluzioni sopra la ragione di Stato e il bene pubblico, del quale non teneva conto se non in quanto cresceva l'autorità ed i tesori del re. Voleva che questo regnasse sul popolo, mentre egli regnava sul re. La vita e la morte degli uomini noi toccavano, se non in vista della grandezza e fortuna del re, dalla quale credeva interamente dipendesse quella dello Stato. Col pretesto di conservare l'una coll'altra, non metteva difficoltà a sagrificare tutto' per la particolare conservazione. Fu il primo favorito che avesse il coraggio di deprimere la potenza de'principi e de' grandi, che tanto pregiudicava a quella dei re, e che nel desiderio di governare da solo, annichilò quanto poteva contrastare all' autorità reale ».
Egli teneva sul tavolino il breviario e Machiavelli, e di se stesso diceva: t Non oso intraprendere una cosa senza ben pensarvi: ma preso il partito, vo difilato allo scopo; rovescio tutto, taglio tutto, poi tutto ricopro colla mia veste rossa ». I versatili spedienti dirigeva ad uno scopo fisso, seguendo un pensiero sistematico, eppure transigendo coi fatti. Odiava le case d'Austria, spagouola e tedesca, eppure s'accostò ad esse qualvolta giovasse all'interesse supremo, quale era di levale ogni ostacolo all'unità nazionale, ogni impaccio al re. Per arrivarvi, non si trovava incontro un gran nome , nè una grande idea, ma soltanto mediocrità ed anarchia; sicché concepì per gli avversarli un disprezzo Qhe lo portò ad abusi. Degli alleati valevasi comedi stromenti, che sagrificava appena cessassero di essere necessari]'. Quando la regina Maria gli ottenne il cardinalato, esso le disse: ( La porpora che io devo alla benevolenza di V. M. mi rammenterà sempre il voto che feci di spargere il sangue a suo servigio » ; eppure Maria non tardò ad accorgersi del quanto s'era ingannata nel credere di dominare per costui mezzo, e gli rinfacciò quelle espressioni , quasi la riconoscenza dovesse allentare un ambizioso sul terribile cammino.
All'uopo di ottenere l'unità regia bisognava abbattere l'aristocrazia e i Calvinisti ; quella che rappresentava il passato feudale, e questi che rappresentavano l'avvenire repubblicano. I signori spartivano il paese in cento diverse giurisdizioni, quasi piccoli regni: i Calvinisti od Ugonotti godevano prerogative amministrative e militari, fino a possedere fortezze; e nell'assemblea del 1621 avevano pubblicato una vera dichiarazione d'indipendenza, spartendo fra otto circoli le settecento chiese loro, regolando la levata d'uomini e di danaro, insomma costituendo una vera repubblica. Richelieu si propose di toglier loro le fortezze, e amicatesi Olanda e Iughilterra, uniche loro protettrici sulle navi di questi protestanti, assale la Roccella; e \intili (1625), concede loro la pace, per quanto ne strillino i Cattolici, che il chiamano papa de'Calvinisti, patriarca degli atei.
E coi Protestanti parteggiò nella guerra dei Trent'anni e d'Italia, e malgrado del papa fece invadere la Valtellina, cbe fu restituita ai Grigioni calvinisti nella pace di Mon$on (1626). Tanto la politica s'era emancipata dalle idee religiose. Quando poi in Italia ridestassi la guerra per la successione di Mantova, disputata tra Savoja e Spagna, Richelieu passò due volte le Alpi in corazza e spada, espugnò Casale di Monferrato, e potè menar le paci di Cherasco e di Millefleurs (1631), che assodarono quel ducato ai Nevers francesi, e alla Francia diedero Pinerolo, chiave d'Italia.
La Roccella, ultimo baluardo de'Calvinisti, confidando nell'Inghilterra correligionaria, si era sollevata , e Guitón aveva accettato il comando « a condizione mi sia permesso immergere questo pugnale nel cuore del primo che parlerà di capitolare; e così voi adoperatelo contro di me se lo pensassi » : e quello stilo rimase sulla tavola del gran Consiglio fino al termine della guerra. Richelieu, risoluto a levare quest'ostacolo dell'unità francese, comandò in persona l'assedio, per quanto mal lo soffrissero i nobili, che conoscevano come, tolta quella spina, seguirebbe la loro umiliazione; aveva pieni poteri, Bicchè persino i marescialli dipendevano da esso ; voleva la più stretta disciplina. Gli Ugonotti si difesero disperatamente, ma dagl'Inglesi in cui confidavano ebbero poco più che parole, onde furono costretti fin mangiare cadaveri; e da 25,000 tro-varonsi ridotti a 5000. Richelieu chiuse il porto sull'Oceano con una diga di 1480 metri, sicché quelli alfine dovettero cedere (28 ottobre 1628) ; le fortificazioni furono rase, e anche Rohan e le altre piazze, di cui imprudentemente gli aveva donati E urico IV, furono tolte ai Protestanti. < Da quell'ora (dic'egli) la diversità di religione non mi impedì mai di rendere agli Ugonotti ogni maniera di.
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