Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
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costituiva il despotismo che poi doveva provocare la reazione. Nè Richelieu, mentre alzava maestosissimamente la monarchia, s'avvide che dietro di essa sorgevano la potenza del pensiero, l'intelligenza filosofica, la libertà popolare.
Nella politica esterna seguiva il disegno di Enrico IV di stabilire una bilancia politica, che si surrogasse all'unità cristiana, rotta dalla Riforma. Nel suo Testamento politico professa aver sempre operato per l'emancipazione europea; interviene agli affari d'Italia, di Germania, dei Paesi Bassi ? gli è sempre per salvare dall'oppressione degli Spa-gnuoli, dalla tirannia di casa d1 Austria, la cui avidità insaziàbile la rende spavento universale, e nemica al riposo della cristianità ; egli vuole arrestarne le usurpazioni, farle restituire ciò che ha usurpato in Svizzera e in Italia; assicurare l'Italia tutta dall'ingiusta oppressione di quella.....
e simili frasi che udimmo e udiamo ripetere tuttodì. E in fatto per togliere a casa d'Austria la supremazia che avrebbe impedita alla Francia l'iniziativa intellettuale, osteggiò la Spagna, si mescolò nella guerra dei Trent'anni, preparando quella pace di Vestfalia che alla Francia assicurerebbe l'importanza che aveva perduta nelle guerre intestine.
Tutto ciò compiva egli tra incessanti complotti e trame contro di esso, fatte dai principi del sangue, e massimamente dall'Orléans fratello del re, il quale tentò fino assassinarlo. Poi nella guerra dei Trent'anni avendo favorito i Protestanti di Germania e Gustavo Adolfo di Svezia, per deprimere gli Austriaci, gli Spagnuoli invasero la Picardia, la Borgogna, la Guienna ; Parigi si sentì in pericolo, e tutte le ire versavansi sopra Richelieu. Ma questi montato a cavallo, gittossi fra il popolo tumultuante, che ne prese coraggio e finì coll'applaudirlo.
Nelle gravi occasioni infondevugli animo il cappuccino Giuseppe, dell'illustre famiglia Tremblay, eh' egli chiamava il suo braccio destro, e che gli altri chiamavano l'eminenza grigia. Questo, amantissimo della patria , di vaste idee politiche e affatto disinteressato, vedendo in ogni cosa un dovere, una missione, si elevava sopra le convenienze del momento , conservava sangue freddo allorché gli altri disperavano: sicché quando mori (1638) il Richelieu ebbe ad esclamare: « Io perdo la mia consolazione, l'unico mio soccorso, il confidente, l'amico ».
Poiché d'un grand'uomo nulla è indifferente, raccoglieremo dai coutemporauei il suo tenor di vita. A undici ore si coricava, e dormito tre o quattro ore, facevasi portar gli spacci; e scriveva o dettava le risposte ; verso le sei raddormentavasi ; alle otto si alzava. Dette le orazioni, i segretarii venivano a prendere le minute, poi vestito riceveva i mi- j nistri, coi quali s'occupava fino alle dieci o undici. ! Andava a messa, e la stagione permettendolo, fa- I ceva una passeggiata pei giardini, dando udienza. A mezzodì mettevansi le tavole ; la prima per lui, di quattordici coperti ; una di trenta pei gentiluomini invitati; una più numerosa pei paggi e uf-àziali di sua casa; l'ultima pei fanti e cucinieri, ecc. ' Sopra desinare conversava alcuue ore coi famigliari o con letterati; il restante del giorno a lavorare e a conferenze con ambasciatori e grandi. La sera nuovo passeggio, ascoltando altri; tornato non sioccupava più di Stato, ma musica, letture, conver-sazioue libera, dicendo che prima di dormire uon devousi trattare nè cose troppo liete , nè troppo triste. Raro diceva messa; confessa vasi ogni settimana, e facevasi comunicar in camera dal suo cappellano al primo svegliarsi ; poi ricoricavasi per sorgere all'ora consueta. Il papa l'aveva dispensato dal dir l'uffizio. Amava i predicatori famosi , e li faceva venir in camera, e quivi.predicar per lui solo, retribuendoli con benefizi e vescovadi.
De'suoi amori raccontansi aneddoti infiniti, dov'è difficile sceverare il vero. Cercò piacere ad Anna d'Austria moglie del re, e ricusato, seppe teneri» sempre in disaccordo col re. Protesse le lettere,
ossia quelli che celebrassero le sue glorie, e illudessero la posterità. Ajutò la creazione dell'Accademia Francese, col che sottopose anche le lettere alla disciplina monarchica come tutto il resto. Anche la Chiesa avrebbe voluto ridurre sotto la monarchia, e scritture e maneggi adoperò per deprimere la supremazia papale, farsi eleggere legato di Francia, attribuire le nomine al Governo, e nou istette da lui se la Francia non divenne scismatica. Voleva che il clero fosse nello Stato e dello Stato, e in giusta proporzione contribuisse alle pubbliche spese ; pure molto operò a sviluppar il cattolicismo con ospedali, ordini monastici, istituzioni di carità; moltiplicaronsi i monti di pietà.
Scriveva franco; inventava soggetti per poeti, faceva recitar commedie, di cui spesso dava i piani: e si pretende siano sue la tragicommedia Mirarne e la storia che porta il nome di Mézeray. Lasciò auche opere di teologia, oltre le Memorie e ii Testamento politico. Concesse pensioni e favori alla maggior parte degli scrittori ; pagò 40,000 scudi un quadro di Sebastiano del Piombo; e spese più di
10 milioni pel suo castello di Richelieu: e il Palazzo cardinale, oggi Palazzo Reale, non la cede a qualunque reggia.
Dopo il supplizio di Cinq Mars e De Thou ritornato da Lione a Parigi eutro una camera portata da dodici servi, fu preso da una malattia che non gli tolse
11 coraggio e la forza d'animo; raccomandò al re i suoi fedeli, e massime il Mazariuo ; e dal lettot^ooQle
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