Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      RICHELIEU (ARMANDO EMMANUELE DU PLESS1S, DUCA DI)
      Gmennae in Guascogna, ove esercitava i suoi amori, insieme a' litigii coll'arcivescovo e cogli Stati, lo fece qualificare per un despota di provincia, cui s'accoccavan delitti misteriosi come fèroci libidini, coltellate date agli strumenti di sue voluttà, rivali trucidati, e peggio.
      Capo della spedizione contro Porto Mahon (1756), espugnò il forte, contro l'opinione di tutti ; ed è famoso l'ordine del giorno suo, ove ai soldati cfce non iBmettessero d'ubbriacarsi minacciava privarli del-l'oaor dell'assalto. La conquista di Minorca gli riguadagnò le simpatie di Francia e della Pompadour, allora dominante, e alla quale esso continuò a far la corte quando il re fu colpito da Damiens: erasi accorto che la ferita era leggera. In ricompensa ebbe il comando dell'esercito dell'Annover, ed ebbe fortuna nelle battaglie , mentre fallì nelle trattative, nelle quali perduto tempo, dovette esclamar il funesto Troppo tardi dopo l'infausta battaglia di Rosbach, invano punendo coi saccheggi la perfidia inglese e prussiana. Ingannato dalle lusinghe di Federico II, che n'avea accarezzata la vauità, poi frenato dalle minacciedi rappresaglia del principe Enrico, a Parigi subì l'impopolarità, e accuse senza misura nè fondamento, come avviene nel disfavore ; ed era tacciato di ladronecci, mentre peggio che mai soffriva degli effetti della più improvvida prodigalità.
      Allora rituffossi negl'intrighi e nei piaceri, diviso tra gli uffizi di primo gentiluomo di Corte, il governo della Guienna, e missioni, dove nessuno l'eguagliava nell'arte del rappresentare, mentre nella Guienna esercitava quella tirannide, cui allora esponevano il popolo l'orgoglio e l'impunità di cotesti favoriti ; e Bordeaux, pieno di galanterie Bguajate, di decisioni arbitrarie, di feste e cortigiane e manipolazioni, soffrì dell'ignoranza e del talento di lui, della superbia e della familiarità, del lusso e dell'avarizia , dello sprezzo de' Parlamenti e delle baruffe coi vescovi.
      A Parigi il suo nome va mescolato all'inalza-mento e alla scadenza di tutte le amanti del re, e fino alla più vile, la Du Barry. Ma neppure per mezzo di questa abjetta potè ottenere d'esser ministro, in luogo di Choiseul, nè d'entrare nel consiglio , benché ottenesse posti, gradi, comandi a a parenti e amici. Così si mantenne or più or meno nelle grazie del turpe Luigi XV: Luigi XVI e Maria Antonietta succeduti lo accolsero non senza qualche disprezzo, che meritava coli'ingannare e lasciarsi ingannare negli amori fin nella vecchiaja. A ottantaquattr'anni sposò la signora de Lavaux (1780), e solo un aborto liberò suo figlio dalla paura d'un coerede. Insieme con processi e litigi interminabili , affettava l'impenitenza finale, e morì quietamente < senza far ragazzate », come egli diceva del suo amico Voltaire, anzi col sorriso trionfante dei grandi egoisti. Eroe della frivolezza francese, offre l'idea più compiuta de' contrasti e delle lacune del carattere nazionale nel secolo scorso; mescolanza singolare di lealtà e doppiezza, di coraggio e bassezza, di prodigalità e lesineria, di preveggenza e credulità, di fedeltà e ingratitudine; le arguzie sue rimasero famose; e il suo nome resta nella galleria de'ritratti i più varii, da cui
      è costituita la storia d'un secolo, espiata troppo dalle sventure del seguente.
      Vedi : Mém. du maréchal de Richelieu (opera di Soulavie) — Vièprivéedu M.de Richelieu (di Faur) — i Mémoires di Saint-Simon, di Duclos, di mad. di Staal, del presidente Hainault, di Maurepas, di D'Argeuson, ecc.; le Corrispondenze della Mainte-non, della Tencin, della Cbàteauroux — Proyart, Louis X V détruit d'avant d'étre roi (1802) — Le-montey, Hist. de la régence — Capefigue, Le maréchal de RichelieuLacretelle, Hist. du X Vili siècle — Tocqueville, Hist. philos. du règne de Louis XV.
      RICHELIEU (Armando Emmanuele DU PLESSIS, duca di) (biogrì). — Nipote del precedente, duca e pari, ministro di Stato sotto Luigi XVIII, cavaliere degli ordini del re e di più ordini stranieri, membro dell'Accademia reale di belle arti, ecc., nato a Parigi nel 1766, portò da prima il nome di conte di Cbi-non, poi quello di duca di Fronsac, fino alla morte di suo padre avvenuta nell'anno 1791. Allevato nel collegio Qu Ples8Ì8 fondato dal cardinale Richelieu, vi si distinse grandemente negli studii, poi viaggiò in Italia, e ritornato in Francia, sostenne presso Luigi XVI le finizioni di primo gentiluomo della camera. Avendolo i politici tumulti costretto a spatriare, si ricoverò da prima in Germania, quindi in Russia, preso servizio negli eserciti di Caterina li, si distinse all'assedio d'ismail nel 1790, ed ottenne il grado di maggior generale, l'ordine di San Giorgio, ed una spada con l'elsa doro. A Pie-troborgo sr potè render utile ai principi francesi fuorusciti, divenne loro negoziatore presso varie Potenze, e fù nominato ffà, i sei comandanti dei corpi di emigrati al soldo dell'Inghilterra. Anche Alessandro I si compiacque di dargli molte testimonianze di stima. La pace del 1801 permise finalmente al duca di Richelieu di rivedere il suolo della patria. Gli avanzi delle sue sostanze distribuì ai creditori di suo padre e dell'avo, e chiese che il buo nome fosse cancellato dal ruolo dei fuorusciti; ma non avendo voluto promettere di abbandonare il servizio straniero, come esigeva il primo console, egli ripartì per la Russia, e fu nel 1803 nominato governatore civile e militare di Odessa, e ottenne un'autorità senza limiti sopra quelle selvagge contrade, e se ne valse soltanto pel bene e la prosperità di quei popoli. Al suo arrivo Odessa non racchiudeva più di 4000 abitanti ; ma nel 1805 ne aveva già più di 20,000 e nel 1815, 35,000. Savii provvedimenti concorsero a far fiorire quella contrada, dove alle abitazioni triste e mal sane furono surrogate costruzioni comode ed eleganti. Il commercio vi ebbe presto un posto dove affluiscono oggidì vascelli di tutte le nazioni. Ritornato in Francia nel 1814, Richelieu fu chiamato alla presidenza del consiglio dei miuistri, col portafoglio degli affari esteri ; sottoscrisse in tale qualità coi ministri dei sovrani alleati il trattato del 20 novembre 1815, e meritò l'approvazione universale per nobile fermezza ed abilità. Bramoso di ristorare i mali della Francia, usò in tutti gli atti della sua amministrazione uno zelo accorto, una devozione illimitata agli interessi dello Stato e del trono. Al congresso di Aquisgrana nel 1818
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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume XIX (parte 1)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1885 pagine 1280

   

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