Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
RICHTER GIAN PAOLO FEDERICO
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della Bretagna, era dama di onore della duchessa Enrichetta d'Orléans, e divenne la druda di Carlo II. Avendo ella reso servizi notevoli alla politica di Luigi XIV, questo principe le fece dono, nel 1684, del ducato d'Aubigny in Normandia con diritto di trasmissione. Il figlio della duchessa di Portsmouth morì il 27 maggio 1723. Suo nipote Carlo, terzo duca di Richmond e di Lennox, nato il 22 febbrajo 1735, prese parte alla guerra dei Sett'anni, andò nel 1765 a compiere le funzioni di ambasciatore in Francia, e fu nominato Tanno seguente segretario di Stato. Egli rappresentò una gran parte nelle lotte politiche de' tempi suoi e si rese terribile alla Camera alta per la durezza implacabile onde assaliva lo stesso illustre Chatham. Per ultimo fu nominato feld-maresciallo, e morì nel 1806. Suo nipote, Carlo Lennox, gli succedette in qualità di quarto duca di Richmond. Era nato nel 1764, e morì governatore del Canadà nel 1819 a Montreal, per le morsicature di una volpe rabbiosa. Mediante il suo maritaggio con l'erede di Gordon, una gran parte della ricca eredità di questa casa passò nel 1836 al suo figliuolo, il duca di Richmond, nato nell'anno 1791, il quale porta per conseguenza il nome di Gordon-Leunox, con l'aggiunta del titolo di duca d'Aubigny in Francia. Ei fu lungo tempo direttore generale delle poste, ma ha fatto prova d'un carattere assai vacillante in politica. Ammogliato dal 1817 alla figliuola del marchese d'Anglesey, ebbe da lei molte figliuole e cinque figliuoli, di cui il primogenito Carlo, conte di March, nato nel 1818, è membro della Camera dei Comuni. Una delle sue figliuole, Augusta Caterina, nata nel 1827, ha sposato morganaticamente nel 1851 il principe Edoardo di Sassonia-Weimar.
Vedi: Burke, Peerage — Lodge, Portraits (in, iv, v).
RICHTER Gian Paolo Federico (biogr.). — Celebre letterato tedesco, più noto sotto il nome di Gianpaolo, fu uno dei molti figli di un povero pastore della Chiesa protestante, e nacque il 21 marzo 1763 a Wunsiedel nell'alta FrancoiTia (Baviera). Da ragazzo non fu educato abbastanza da poter mai essere fondato negli studii classici; ma divorato da irresistibile bisogno di sapere, ancor giovinetto si diede a fare ampio tesoro di svariatasiuie cognizioni. Per via di tali studii privati la dottrina di Gianpaolo prese indole enciclopedica, che diede bene a divedere nella sua sregolata fecondità. Intanto l'amenità del luogo ove passò gli anni di sua infanzia svegliarongli in seno l'amore per le bellezze della natura, il quale si manifesta ad ogni pagina de' numerosi suoi scritti. Wunsiedel ò situato nel bel mezzo dei Fichtelgebirge, le cui verdi vallate e le cime coperte di foreste secolari non sono punto visitate dai curiosi viaggiatori. In questo angolo della Franconia Gianpaolo, abbandonato a se stesso, contrasse quei gusti campestri ed idilliaci, spiegò la sua immaginazione vaga e temeraria insieme, esaltò la inferma sensibilità e la stranezza di carattere fedelmente ritratti dalle sue opere. Verso il 1780 lasciò la piccola città di Hof, ove suo padre aveva fissata stabile dimora, e si recò a Lipsia per istudiarvi teologia. Se non che, mancatogli di morte immatura il padre, rimase cosi po-
vero da vivere di stenti e d'industria; quindi immaginandosi che la carriera letteraria l'avrebbe in breve reso agiato, si fece scrittore prima ancora che conoscesse il mondo, ed illuso da una manìa che la sua condizione gli rende perdonabile, si credette chiamato a correggere colla sferza della satira questo mondo ch'egli appena vedeva dall'alto della sua soffitta. In principio non riusci che ad imitare i satirici inglesi e tedeschi, e i saggi che diede fuori (Cause Groenlandesi ; Berlino 1783 85, 2 voi. in 8°; Scelta delle carte del diavolo ; Gera 1788) hanno un fare pretensioso e saltellante, metafore ardite e periodi sconnessi, stravaganze tali che riescono difficili ad intendersi.
Nel 1785 lascia Lipsia e ritorna ad Hof per assistervi la vecchia madre; ma poi costretto dal bisogno si fa precettore a Schwarzenbach, e sparge in mezzo ad una schiera di giovanetti che lo amano i primi lineamenti della sua Levana. Teneudo dell'idealista, come molti eminenti ingegni tedeschi, dipiuge con colori idilliaci i piaceri semplici del suo ceto borghese, e continua ad ammassar note, estratti ricavati da ogni ramo della umana scienza; i quali, distribuiti in ordine sistematico ed in parte ritenuti dalla sua tenace memoria, gli tornano utili per combinazioni ora ingeguose, ora burlesche, che arricchiscono o soffocauo, coloriscono od impacciano i componimenti di questa mente in supremo grado germanica, la quale non si saprebbe in qual categoria collocare. L'anno 1793 fu per Gianpaolo il primo di sua ventura letteraria, avendo dato alla luce la Loggia invisibile (Berlino, 2 voi.), che è frammento di un romauzo non terminato, l'eroe del quale é destinato a rappresentare la lotta della vita ideale colla vita reale, sebbene la medesima lotta si vegga rimessa in campo in quasi tutti i romanzi di lui. L'orditura del racconto vi rimane coperta dalle riflessioni e digressioni dell'autore, il quale si compiace d'intralciare il suo stile con parentesi e d'interrompere le narrazioni con apostrofi liriche, uscite epigrammatiche e fantasie che non hanno nome.
Nel 1794 ritorna a Hof e fa uscire l'un dopo l'altro Hesperusy Quintus Fixlein, Ber Jubelse-nior, ecc. Nel romanzo di Hesperus predomina, come nella Loggia invisibile, il sentimentalismo ; l'eroe Emmanuele appartiene ancora alla classe inferma di quei sognatori che in preda ad alcune idee fisse, aspirano a tutto spiritualizzare, e respingono lungi da sè la realità. Gianpaolo si compiace nel dipingere caratteri ideali rispondenti all'indole sua propria. Quintus Fixlein è come Siebenkees , Vavvocato dei poveri, o il limosiniere Schmelele, una specie di quadro fiammingo, pieno di sceue casalinghe che la musa di Gianpaolo suol trasformare in idillii patriarcali. Quivi signoreggia i'U-more (V.), quel sublime rovescio, secondo l'espressione stessa di Gianpaolo, quell'indefinibile qualità, ossia il ticchio d! alcuni stravaganti scrittori; imperocché Gianpaolo é quanto e forse più di Sterne (V.) rappresentante dell'umore nella letteratura moderna. Un critico ingegnoso ha perciò paragonato Gianpaolo alla lodola, che ora si libra e cauta nelle regioni delle nubi, ora si nasconde sotto la fangosa gleba. Bouterwek pretende che l'umore di
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