Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      RICINO
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      Le radici di questa pianta voglionsi dotate di virtù diuretica. Finalmente le foglie fresche, applicate sulle mammelle, hanno la proprietà di dissipare il latte. Dicesi cbe da queste foglie si può ottenere una materia colorante turchina, analoga all'indaco.
      Il ricino forma oggidì un oggetto di coltivazione che riesce di qualche importanza per quelle regioni d'Europa dove questa pianta può maturare i suoi frutti, come succede in Piemonte e nella Francia meridionale; imperocché sebbene, come abbiamo accennato, quest'albero diventi uu'erba annua nei nostri paesi, esso ha la proprietà di fruttificare fin dal primo anno, e se all'autunno venga ritirato nella cedroniera o nel calidario , il fusto persiste e diventa legnoso, come naturalmente succede nei dintorni di Nizza e di Villafranca. Condizioni indispensabili a rendere proficua la coltivazione del ricino sono un terreno mobile e fertilissimo e sollecitudine assidua nella ricolta dei semi, che maturano successivamente, onde non cadano a terra e vadano cosi perduti.
      Sembra che la grande diffusione della specie comune del ricino debbasi alla scoperta dell'America, dove dicono si trovasse spontaneo. Sembra parimente che l'uso più antico dell'olio estratto dai semi del ricino fosse quello dell'illuminazione, e forse anche allora conoscevasi il modo di prepararlo in maniera che potesse bene servire a ciò, poiché, da solo, non é applicato presso di noi, possedendo altre sostanze oleose e grasse produ-ducenti migliore effetto. Se non che la chimica venne in sussidio e ne trovò alcune altre applicazioni, specialmente alla saponificazione, per cui l'America, che in passato inviava quasi esclusivamente questo seme sui nostri mercati, ora invece ne riceve da noi buona quantità. Tale fu il motivo pel quale, cominciata in Italia da qualche tempo la coltivazione del ricino, venne sempre più ampliandosi, acquistando già assai ampie proporzioni, ed ogni anno guadagnando terreno, quando specialmente il prezzo del frumentone sia basso, come nel 1869 e 1870, riuscendo allora più utile la coltivazione del ricino che quella del frumentone.
      11 ricino, come ò già detto, é presso di noi una pianta annuale erbacea o semi-legnosa, ma nella sua terra natale ed anche in qualche situazione privilegiata d'Europa, come la riviera di Nizza ed altri luoghi, può vivere più anni e crescere veramente in albero. A ciò forse può meglio riuscire qualche specie che suole diventare gigantesca anche da noi, attingendo l'altezza di oltre a quattro metri, con una circonferenza del fusto sopra il colletto della radice di centim. 25. Anche questo però presso di noi é annuale, cioè la sua vita non si prolunga più che dai 5 ai 6 mesi prendendo tale gigantesco sviluppo. La specie che meglio torna di coltivare, perchè generalmente più produttiva, è la comune , specialmente la varietà di questa a fusto rosso e con semi screziati di rossiccio, che per alcuni si vorrebbe anzi una specie distinta, ma che però sembra non essere che una varietà della specie sopra citata, sebbene assai spiccata e capace di riprodursi per seme con molta costanza.
      Appartiene detta pianta alla famiglia delle eu-
      forbiacee e porta fiori unisessuali sullo stesso individuo, anzi sopra la stessa panicola. Osservabile in questa pianta la disposizione dei fiori, che tiene un modo differente da ciò che suole accadere ordinariamente nelle altre piante appartenenti a questa classe, cioè alle moniche, che i fiori femminei sono collocati sull'apice della panicola raddrizzata, mentre i maschili ne occupano la parte bassa ; lo che certamente pone qualche ostacolo all'opera dellu fecondazione. Se non che questa avviene forse promiscuamente fra l'una e l'altra pianta, e da ciò si spiegano facilmente gl'ibridismi che avvengono frequentemente quando si coltivano poco distanti l'una dall'altra diverse specie di questo genere.
      Quando vogliasi fare una buona coltivazione, si deve scegliere un terreno siliceo argilloso-calcareo, di buona fecondità, avendo radici che si approfondano assai nel terreno, a misura che il fusto si eleva. Perciò ancora il lavoro debb'essere assai profondo, con arature replicate. Vuole il ricino un terreno piuttosto fresco, e sarebbe utile, in caso di grande siccità, potervisi praticare l'irrigazione; tuttavia, quando il terreno sia lavorato assai profondamente, di tale condizione non havvi assoluta necessità. Lo sviluppo veramente grande che prendono le piante del ricitio vuole terreno molto ricco di principi nutritivi e quindi occorrono generose concimazioni. È però da osservare, poco esser quello che assolutamente si asporta dal terreno quando si abbia cura di restituirgli i fusti, il fogliame e tutto ciò che nou è seme; il quale contiene una certa quantità di sostanze azotate che, secondo le analisi eseguite, corrisponderebbero al 7,50 % circa di azoto; ma l'olio, che non si può restituire al terreno , non ne contiene. È perciò che con simili cautele si può continuare la coltivazione del ri-ciuo sullo stesso terreno per molti anni di seguito senza che questo ne rimanga assai depauperato; e si potrebbe anche continuarla quasi indefinitiva-mente, se si volessero riportare nel campo le sanse dopo estratto l'olio dai semi. Volendo poi far entrare il ricino nello avvicendamento, questo può precedere la coltura del frumento e della segala, non approfittando di fosfati che, per conseguenza, rimangono nel terreno per la coltura successiva quando si restituiscano al terreno i fusti e il fogliame.
      Preparato bene il terreno, la seminagione si fa al terminare del marzo o al principio d'aprile, in generale quando comincia il tepore primaverile e non vi abbia più timore di brine e di geli, cbe farebbero perire infallibilmente le nuove pianticelle assai molli e delicate. La semina si fa a dimora in linee disgiunte l'una dall'altra per lo spazio almeno di un metro, ed i semi, a due per buca, si depongono alla profondità di 5 centim. circa, distanti gli uni dagli altri 80 centimetri almeno, e meglio sarebbe anche un metro, essendo il ricino una pianta che si ramifica assai largamente cominciando poco sopra il suolo. La sua coltura coucorda assai con quella del frumentone. Dopo nato ed aperte le prime foglie, è a farsi una zappatura e sarchiatura a fine di liberare la terra dalle male erbe. Una seconda sarchiatura poi è a fare generalmente dopo tre o quattro settimane, ed allora se di alcune buche
     


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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume XIX (parte 1)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1885 pagine 1280

   

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