Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      dandosi, conducono da ultimo a perire le piante, e sembra cbe la malattia possa propagarsi per contagio. Fu osservato che spiegasi facilmente nei terreni ove il ricino è coltivato per molti anni di seguito, lo che deve persuadere ad avvicendare le coltivazioni.
      Si estrae per ispremitura dai semi del ricino comune, l'olio di ricino.
      È una sostanza oleosa poco scorrevole, talvolta scolorita e talvolta gialliccia, senza odore o con odore lievissimo, di sapore acre e mordente che perde quando sia battuto colla magnesia. A 12° possiede la densità di 0,97, che va decrescendo colla temperatura. Raffreddando non si congela che a — 18°. Lasciato all'aria si altera, diventa rancido, si addensa e in ultimo si dissecca. Si scioglie in copia nell'alcoole assoluto e nell'etere.
      Si compone di una mescolanza di parecchi glice-ridi. Saponificandolo colla potassa o colla soda fornisce saponi che sono solubili nell'acqua, e che decomposti con un acido minerale dànno una mescolanza di acidi grassi di consistenza oleosa Mettendolo in una storta e scaldandolo gradatamente fino a 265°, esso comincia a bollire senza che si sprigioni del gas, e distilla per un terzo l'olio senza rigonfiamento manifesto ; scaldandolo di piti, allora comincia a gonfiare, e va a rischio di uscire dalla storta; in allora si sospende l'operazione, ed esaminando i prodotti volatili, vi si trova idruro ed acido enantilico, una piccola quantità di acroleina e di acidi grassi solidi.
      Allorquando si fa agire colla potassa solida, scaldando se ne estrae alcoole capri lieo ed acido sebacico, che resta combinato coll'alcali. Sciolto col-l'alcoole assoluto e fattovi gorgogliare gas acido cloridrico, si risolve in glicerina ed in eteri degli acidi grassi da esso contenuti. Allorquando si fa agire coll'acido iponitrico, esso a poco per volta si concreta e si trasforma in una sostanza grassa solida che fu detta ricinoleina, e che è la palmina di Boudet.
      Facendo agire su di esso l'acido nitrico a caldo, si ha forte reazione con sprigionamento di vapori nitrosi e formazione di acido enantilico e di acido suberico,
      È alterato da una mescolanza d'acido solforico e di bicromato di potassa, e similmente dal cloro e dal bromo, che lo trasformano in un prodotto molto denso e colorato.
      L'olio di ricino per la sua solubilità nell'alcoole si distingue dagli altri olii; esso è adoperato in medicina come si dirà in seguito.
      L'olio del ricino agisce come blando purgativo alla dose di 15 a 60 grammi, e si fornisce come medicina tanto col brodo di carne digrassato, quanto col caffè tiepido, o sbattuto in acqua con gomma e giallo d'ovo, formandone una specie di emulsione che si aromatizza con alquanto di acqua di menta piperita.
      Per prepararlo i farmacisti cominciano a prendere i semi di ricino che siano freschi e non irranciditi, ne separano i corpi estranei, li sgusciano e indi li fanno pestare riducendoli in polvere pastosa. Quando operano su quantità ragguardevoli allora 8i valgono del mulino. Introducono la pasta entro Muova Encicl. Ital. VoL XIX.
      sacchetti di traliccio molto ioóuìsIo ed auche di crine, e la sottopongono al peso del torchio, che premendo sopra la pasta ne va via via costringendo l'olio ad uscire. È necessario che la spremitura proceda con molta lentezza, perchè l'olio è per sè molto vischioso, e qualora si volesse sforzare la spremitura il sacchetto creperebbe senza dubbio.
      L'olio spremuto è torbido e molto denso. Ad averlo chiaro fa d'uopo di farlo feltrare per carta, operazione la quale si eseguisce entro una stufa, che si mantiene calda affinchè la densità dell'olio rimanga diminuita e la feltrazione si possa compiere. La filtrazione a freddo riesce lenta e perciò difficile da condursi. Si tentò di operare a caldo, ovvero di ricavare l'olio dai semi col mezzo dello spirito di vino, ma in ambedue i casi il prodotto contiene una certa quantità di resina acre e drastica, la quale produrrebbe cattivi effetti sull'ammalato che ne facesse uso. Quando l'olio di ricino fu falsificato si può riconoscere la frode con mescerlo all'alcoole di 15° centesimali. In questo caso l'olio di ricino si scioglie tutto intero, e l'olio estraneo col quale era mescolato rimane indisciolto.
      RICIN0LAMMID0 (chim.). — L'olio di ricino, messo in contatto coli'ammoniaca liquida, si trasforma entro qualche settimana in composto solido che cristallizza nella forma di grani scoloriti, fusibili a 66°, insolubili nell'acqua e solubili nell'alcoole e nell'etere. Gli acidi minerali decompongono questo prodotto impadronendosi dell'ammoniaca e sprigionandone acido ricinolico coli'intervento degli elementi dell'acqua. Resiste alla potassa fredda ma non calda, che ne sviluppa ammoniaca.
      RICINOLICO ACIDO (chim.). — Si produce quando si fanno agire gli alcali sciolti nell'acqua sull'olio di ricino, trasformandolo in sapone. Ottenuta la saponificazione e sciolta la materia interamente nell'acqua, si tratta con acido cloridrico allungato o con acido tartarico disciolto. Si separa un corpo oleoso, il quale cousta in massima parte di acido ricinolico libero, misto con una piccola quantità di acidi grassi diversi. Affine di separarne il primo dagli altri gli si mescola il terzo di volume di alcoole, e si espone la mescolanza al freddo di — 10° a — 12°. Si depongono i grassi solidi cristallizzando. Si feltra, si spreme il liquore, indi si fa svaporare l'alcoole, che abbandona l'acido ricinolico quasi puro. Volendolo purissimo fa d'uopo saponificarlo col litargirio e procedere per un'altra serie di operazioni lunghe e nojose.
      L'acido ricinolico a temperatura ordinaria ha l'aspetto del sciroppo, incoloro o leggermente gialliccio, non ha odore, ma possiede sapore acre, sgradevole e persistente. Ha la densità di 0,94 a 15°. Congela da — 6° a— 10°; si scioglie in qualsivoglia proporzione nell'alcoole e nell'etere; arrossa il tornasole, decompone i carbonati con effervescenza. La sua formala è C48H3606.
      Si combina colle basi, colle quali forma i sali cristallizzabili, solubili nell'alcoole ed in parte anche nell'etere. Allorquando si faccia agire colla potassa caustica secca e a caldo, si scompone in acido sebacico, alcoole caprilico e idrogeno che si sprigiona.
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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume XIX (parte 1)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1885 pagine 1280

   

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