Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      uomo senza abbassile gli altri, perchè ogui pre- j minenza suppone un abbassamento qualunque e corrispondente. Colui che incontra un uomo decorato e che lo vede più onorato di lui, prova un sentimento di umiliazione. Per questo motivo gli j Americani abolirono l'ordine di Cincinnato imme- j diatamente dopo la sua creazione. Eglino videro in i esso un germe di nobiltà, ossia di orgoglio e d'ine- I guaglianza. La sola distinzione di questa natura che non possa umiliare alcuno, perchè non è che l'espressione di un fatto, è quella che i Romani avevano adottata quando univano al nome di un generale il nome dei luoghi ch'erano stati il teatro delle sue geste. Il soprapnome di Africano dato a Scipione non poteva umiliare alcuno ; e quando si viaggiava sulla strada Appia, non si poteva rimproverare ad Appio la gloria di averla fatta costruire. Molti Governi moderni hauno male imitato i Romani decorando i cittadini con titoli animus- > sati fra la ruggine dell'età di mezzo. È dubbio se } un uomo il quale tronca il suo nome proprio che ! ha illustrato, sostituendovi quello di un titolo, gua- j dagpi molto nel cambio. Il maggior lustro non è j quello che proviene da un decreto della autorità, j ma quello che il pubblico volontariamente dispeusa. , I nomi dei grandi uomini dati ai luoghi pubblici j più frequentati, i monumenti che s'inalzano dopo j la loro morte, non sono ricompense ch'essi disprez- j zino nel corso della vita. Se un uomo che rende un , servizio eminente alla sua patria, potesse mai essere sicuro di cogliere un simile onore, vi trove-verebbe un grande incitamento a ben fare. Ma dovrebbe essere bandito ogni elogio dalle iscrizioni ; bisognerebbe leggervi i soli fatti ; se sono onorevoli, quale elogio maggiore? se non lo sono, equivalgono ad una satira.
      Se consideriamo il potere come una ricompensa, vi troviamo grandi inconvenienti. Il potere è la facoltà di farsi obbedire, il quale mentre soddisfa colui che comanda, è odioso per colui ch'è obbligato a sottomettersi. Laonde in uno Stato ben amministrato, la legge, ch'è una regola imposta a tutti nell'interesse di tutti, ha sola il potere di comandare. Nulladimeno è innegabile che l'uomo ama il comando, quando pur non fosse che per far eseguire le leggi. Si può dunque risguardare le nomine agl'impieghi, allorché altronde colui che li ottiene ha le dòti per bene adempirli, come una convenevole ricompensa. Aggiunge anche un vantaggio pecuniario ad una condizione onorevole. Le promozioni militari offrono un incoramento perpetuo alle virtù e ai talenti utili nel mestiere delle armi. Infine abbiamo osservato che l'esenzione dai mali possa aversi come un bene couceduto in ricompensa. Un servizio reso può esentare un cittadino da una pena ch'egli avrebbe sofferta o da un peso imposto ai suoi concittadini. L'esenzione dalla pena costa poco alla società; ma l'esenzione da un peso, da un'imposta, per esempio, aumenta il carico al rimanente della nazione; lo che aggiunge al sacrifizio pecuniario un privilegio sempre odioso. Quando il privilegio non è premio di alcun servigio, è ancora peggio.
      Questi souo i vantaggi e gl'inconvenienti delle diverse specie di ricompense; ma tutti i loro van-
      taggi possono essere mutati in mali, e tutti i loro inconvenienti sussistere quando la loro distribuzione è viziosa. A spese di chi si dànno tutte le ricompense nazionali? A spese della società. Chi dunque per giustizia deve coglierne il frutto? La società. Perchè fosse sicura che le ricompense non sono date nell'interesse di un uomo o di una sola classe, bisognerebbe che la nazione stessa le distribuisse; ma una nazione non può far nulla da sè, e ricorre ai suoi agenti. Se la distribuzione delle ricompense è affidata al principe, può temersi che le sue grazie sieno date, non a chi abbia meglio meritato dal pubblico, ma a chi abbia meglio meritato da lui, servendo le sue ambizioni e le sue vendette; i sacrifizi fatti dal pubblico si volgeranno a pubblico danno. Si può combattere questi timori con belle frasi, e dire che l'interesse del principe sia quello stesso della nazione; che trovandosi nel centro dello Stato, meglio ne conosca i bisogni. Ma l'austera verità, sostenuta dall'esperienza, dice che un principe ha tutte le debolezze dell'umanità, che le sue facoltà sono limitate e non può tutto esaminare da sè; ch'egli è necessariamente circondato da cortigiani, anzi che da integri consiglieri, perchè le qualità onde si ottiene il favore dei grandi sono meno le civiche virtù, che l'arte di lusingare i loro pregiudizi e di servire alle loro passioni. Presso un governo aristocratico le ricompense sono più spesso date nell'interesse dello Stato, perchè gli interessi particolari si bilanciano tra loro, e quello del pubblico ottiene la preponderanza. Ma tuttavia è così facile far passare l'interesse di casta per interesse pubblico, ch'egli è a temere in molte circostanze il pubblico non vsia sacrificato. Sarebbe giusto che le ricompense fossero distribuite da un giuri scelto a sorte tra un numero di cittadini stimabili per equità, lumi, indipendenza, carattere e fortuna. Si potrebbe allora a buon dritto trar vanto da simili ricompense; ma quelle che vengono dalla nascita o dal favore, non recano onore. In quanto alle ricompense che sono il prezzo di servigi vergognosi , è dubbio chi dehba più arrossirne, se il potere che le dà, o l'individuo che le riceve. In quanto alle pensioni, bisogna desiderare che la lista ne sia stampata tutti gli anni con l'esposizione sommaria dei servigi pei quali si accordano. Ciò rileverebbe il valore della ricompensa quando fosse meritata, e sarebbe un freno alle indiscrete pretensioni.
      RICONDUZIONE (dir. civ.). — È una rinpovazione di una affittanza; chiamasi pur talvolta rilocaeione. — La riconduzione è in generale espressa o tacita; espressa quando si fa per iscritto od anche verbalmente tra le parti. La riconduzione tacita è allorquando il conduttore continua a godere ciò che gli è stato locato dopo il termine dell'affittanza, senza che il proprietario vi si opponga; il silenzio del proprietario ed il fatto del conduttore fanno presumere un concorso da una parte e dall'altra per la continuazione dell'affittanza (V. Locazione).
      RICORRENTE fpoligr.). - In anatomia si chiamano arterie ricorrenti parecchie arterie del gomito ed una della gamba, perchè sembrano risalire verso l'origine del tronco. — Nervi ricorrenti, i nervi laringei inferiori. — Sensibilità ricorrente Magendie
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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume XIX (parte 1)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1885 pagine 1280

   

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