Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
RICOTTA - RICOVERO DI MENDICITÀ.
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Gli effetti della grazia non si estendono oltre ai limiti esclusivamente penali della condanna: essa lascia intatta l'azione civile per la riparazione del danno derivato dal reato e per la riscossione delle spese del proceseo ; e non comprende le pene pecuniarie o le confische spettanti all'erario dello Stato, salvo che nella parte non ancora soddisfatta.
Sogli effetti della grazia quanto alla Recidiva, vedi questa parolaRICOTTA (tecn. e culin.). — Sostanza che si ottiene dopo fatti i formaggi , mettendo al fuoco il siero che rimane e facendolo bollire.
RICOTTI Ercole (biogr.). — Presidente della Reale Accademia delle Scienze, professore di storia moderna all'Università torinese, senatore del Regno. Nato in Voghera nel 1816, morto in Torino il 20 febbrajo 1883. Si addottorò ingegnere a soli vent'anni, subito dopo riportò il premio al concorso pubblicato dall'Accademia delle Scienze colla Storia delle Compagnie di Ventura, lavoro che gli aperse le porte della R. Deputazione di Storia patria Tra i molti lavori vanno distinti: la Vita di Cesare Balbo, la Storia della Monarchia piemontese, la Storia della Costituzione inglese. Dettò varie operette scolastiche, alcune delle quali trovano ancor oggi il plauso degli insegnanti per la.lucidezza con cui espose le varie materie, come: Compendio di geografia, Sunto della Storia d'Europa, della Storia cTItalia. Dettò pure la biografia del conte Sclo-pis,dire Vittorio Emmanuelc 11, Osservazioni sulla guerra italiana, e molti altri scritti minori, che si trovano raccolti negli Atti e nelle Memorie dell'Accademia delle Scienze torinese. - 11 Ricotti fu luogotenente del Genio militare, cavaliere del Merito civile, ebbe moltissime onorificenze, e nella Bua lunga carriera di professore occupò moltissime e delicatissime cariche con lode di tutti. Storico esatto, schietto, coscienzioso, egregio, come nella vita, negli scritti, servì costante alla verità. Per la nobiltà del suo carattere e l'eccellenza de' suoi scritti onorò non solo il Piemonte ma tutta l'Italia, e la sua perdita addolorò quanti ebbero occasione di conoscerlo di persona o di leggere le sue opere.
RICOTTURA (metaUurg. e tecn.). — 1 metalli incruditi per la martellatura o per altra operazione vengono sottoposti alla ricottura, cioè all'azione di un certo grado di calore, perchè riacquistando la duttilità e l'elasticità primitiva, possano passare pel laminatnjo o per la filiera senza rompersi o screpolarsi, ed in generale perchè possano essere altrimente lavorati. La ricottura dei metalli consiste nel riscaldarli al calor rosso e nel lasciarli raffreddare lentamente. Il calore riduce la loro forza di coesione, allontana le loro molecole, e le rende capaci di scorrere più facilmente le une sopra le altre (V. Duttilità ed Elasticità). Si ricuoce l'acciajo temprato riscaldandolo fino al punto in cui la sua superficie si colora, vale a dire al di sotto della temperatura alla quale ha subito la tempra, e lasciandolo quindi raffreddare lentamente od immergendolo nell'acqua fredda dopo un più o meno lungo intervallo di tempo. Questa ricottura ha per oggetto di dare all'acciajo gradi di durezza e di elasticità variabili ed appropriati al genere di fabbricazione cui vien destinato, gradi che nonsi possono facilmente raggiungere colla semplice tempra
RICOVERO DI MENDICITÀ (econ. polii.). — Le nazioni che vanno superbe di possedere molti stabilimenti dove si ricovera l'umanità per varie cagioni languente, se vengono a mostrarsi filantropo, si accusano di poca sapienza economica e di poco avvedimento civile. E cominciando dai ricoveri dove si solleva la mendicità, ricordiamo ciò che altrove fu detto, cioè, che la popolazione tende sempre a sorpassar i mezzi di esistenza che possiede. Malgrado i mali derivanti dall'aver figli a cui non si può dar nudrimento, l'esperienza prova che molti individui affrontano giornalmente questi mali : onde avviene che nelle famiglie povere, difettando le cose che sostengono direttamente la vita, la morte fa stragi, per le quali la società è perpetuamente ridotta a quel numero di persone che lo stato delle sue produzioni le permette di sostenere. Quando la carità pubblica, schiudendo le porte dei ricoveri, pervenga a far sussistere diecimila infelici, che altrimente sarebbero periti, non si ha altro che una nazione, per esempio, di dieci milioni di abitanti, fra cui si troveranno di più compresi diecimila miserabili. Le buone istituzioni possono ridurre il numero di costoro in proporzione col resto della popolazione ; le pessime istituzioni possono accrescerlo di molto; ma ammettendo una produzione abbondante, una buona distribuzione delle rendite generali della società, istituzioni, fertilità e circostanze eguali inquanto alla loro influenza, i soccorsi distribuiti alla indigenza non diminuiranno mai il numero degli indigenti. Dirette esperienze dimostrano, al contrario, che il loro numero può essere accresciuto da quei soccorsi medesimi. Questo, se mal non ci apponiamo, è l'effetto della tassa pei poveri in Inghilterra. L'Inghilterra è il paese dove avvi più ricoveri aperti all'infortunio, ed è forse quello dove si trovano più sfortunati i quali reclamano soccorsi. La beneficenza pubblica o quella delle società private ne apra cento altri, ne apra mille, e tutti si empiranno, e rimarranno sempre nella società tanti infelici che imploreranno il favore di esservi ammessi, e lo reclameranno come un diritto, se verrà considerato per tale. Questo male è tanto effettivo, che una parola si è inventata per esprimerlo, il pauperismo. Egli è evidente che per avere minor numero di poveri, cioè di gente che mal possono provvedere al loro sostentamento, non bisogna limitarsi a far l'elemosina ai poveri, ma dar loro i mezzi di nutrirsi e di formare un corpo vivente per sè. Laonde un grande economista disse: «Niun progetto di soccorso ai poveri merita attenzione, se non tende a metterli nello stato di non aver uopo di soccor88i ». Si giudichi quanto sono funeste le istituzioni, che non solo non procurano ai cittadini i mezzi di provvedere a se stessi, ma moltiplicano gli ostacoli alla loro azione, come sono ; gli impedimenti al libero esercizio di tutte le in-, dustrie e le gravi imposte. Un'amministrazione po-! litica dispendiosa produce lo stesso effetto della , tassa pei poveri. Al contrario, quando la classe I laboriosa è posta nello stato di provvedere ai suoi I bisogni, le difficoltà che si oppongono alla produ-; zione nascono dalla stessa agiatezza ch'essa spande.
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