Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
RIENZI (TOMMASO MARIA GABBINO) - RIES FERDINANDO
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sette virtù; e dal Campidoglio brandendo la spada verso le quattro plaghe del cielo, intuonava: < Io giudicherò la terra secondo la giustizia, ed i popoli secondo l'equità».
I virtù di questo dominio citava i re e gl'imperatori a produr i documenti della loro elezione ; intimò al papa tornasse a Roma; insisteva perchè questo e l'imperatore e gli Stati italiani spedissero ambasciatori a Roma onde convenire della pace e del bene di tutta Europa. Clemente VI s'irritò di vederlo trasmodare in poteri e pretensioni, e protestò contro quest'intimata. Cola non si contentò
Fig. 5686. — Rienzi Cola.
di reprimere ma volle vendicarsi dei nobili; molti e dei principali fe' condannare al taglio della testa, poi umiliati li perdonò. Così gli ebbe nemici implacabili ; essi raggomitolarono i loro bravi e gli scoutenti e ricominciarono guerra ai contorni e devastazione; il tribuno in battaglia potè disfarli, e uccidere i capi di casa Colouna, e forbendo in Araceli la propria spada, le diceva: « Hai mozze tali orecchia, che non le avevan potute tagliare nè il papa nè l'imperatore».
Ma la sua grandezza era giunta a quel colmo, da cui doveva presto scadere. Per sostenersi occorreva danaro, e i mezzi di procurarselo inasprivano, i nobili spargevano voci sinistre e calunnie: il legato pontifizio lo sentenziò traditore ed eretico: egli, abbandonato dal popolo, abdicò, e fu chiuso io Castel Sant'Angelo, donde riuscì a fuggire, e un baleno distrusse la faticosa opera di sette mesi (16 dicembre 1347).
Vissuto alcun tempo tra i Francescani di Monte Majella, si presentò all'imperatore Carlo IV per rivelargli di grandi secreti, e incorarlo a riformar l'Italia; ma Carlo il fe' prendere e consegnare ad Avignone. Quivi sarebbe stato condannato se alcuno nou avesse suggerito ch'era poeta, e il poeta è cosa sacra, secondo Cicerone: il Petrarca lo difese, non vergognandosi di mostrarsi amico a uno sventurato, e fu lasciato vivere in pace.
Roma fu rimessa al pristino stato, ma poiché rinacque il disordine, il popolo domandò al papa mandasse di nuovo Cola Rienzi (1354). Ed egli no-minoilo cavaliere e senatore affinchè colla sua popo-
larità ravviasse qualche ordine. Ricevuto col solito entusiasmo, cominciò a reprimer i baroni, e mandò a morte un famoso capo di venturieri, Frà Moriale (V.), che era temuto dai popoli e rispettato dai principi. Poteva allora Cola ottener la gloria ch'è la più bella dopo una rivoluzione, quella di restaurazione; ma egli davasi all'intemperanza: credette soggezione (1 terrore che ispirava: divenuto stromento del papà, cessò d'esser l'idolo del popolo; e quando impose gabelle per aver danaro, fu gridato « morte al traditore » e assalito in palazzo. Non credendo gli minacciassero la vita, egli aspettò quella sfuriata in abito senatorio e col gonfalone del popolo in mano, ma preso a sassi e fuoco, fu trucidato e appeso alle forche (ottobre 1354). Così il popolo spezza i proprii feticci. Eppure, non che chiamarlo un vile come fa il Muratori, e senza conculcarlo come un arruffa-plebe o esaltarlo come un eroe, siccome i romanzieri odierni, noi gli troviamo un alto concetto, e una certa generosità nell'attuario; sicché oggi pure può offrire oggetto di studii, di meditazioni, di simpatie.
È uno dei più curiosi documenti la Storia romana, che si attribuisce a un Fortifiocca , o piuttosto a Lello Petrone, scritta in liogua romuuesca, e dove son narrate le azioni di Cola. Fu primamente stampata a Bracciano nel 16-24: poi dal Muratori; la illustrò ampiamente Zefirino Re nel 182^, che nella ristampa del 1854 fe' molte aggiunte. Fra tanto opere, e a tacere il romanzo di Bulwer L'ultimo dei tribuni, vedansi : Levati, Viaggi del Petrarca (Milano 1820) — Du Cerceau, Conjuration de Nicolas Gabrini dit de Rienzi (1733) — Schiller, Rivoluzione di Cola Rienzi (1788) — Papencordt, Cola de Rienzo und sein Zeit, besonders nach un-gedruckten Quellen dargestelt (1841). Si disputò se la più bella canzoue del Petrarca fosse diretta a Cola Rienzi, e si portarono argomenti prò e contro; ma ultimamente Salvatore Betti, in un dialogo dedicato al Cantù (Roma 1864), adunò argomenti irrefragabili per mostrare che fu scritta prima dei costui movimenti, e che lo Spirto gentil che Italia tutta onora era Stefano Colouna, giunto all'onorato uffizio di senatore di Roma, mentre il maggior padre ad altra opera intendeva, cioè Benedetto XI l risolveva la quistione teologica della beatifica visione.
RIENZI (Tommaso Maria GABRINO) (biogr.). — Archeologo italiano, nato il 15 ottobre 1726 a Roma, morto il 16 novembre 1808, discendeva dal celebre tribuno in linea collaterale. Appena eutrato nell'Ordine dei Chierici regolari minori, vi ottenne la cattedra di filosofia e di lingua greca (i743). Le sue cognizioni nelle scienze matematiche e naturali lo fecero chiamare a Pesaro, ove fu incaricato di organizzare il museo, cui aggiunse una bella raccolta di piante marine, di stalattiti e minerali che aveva formato. Dopo aver amministrato per venti-sett'anni una delle cure di Roma, fu eletto generale del suo Ordine. Oltre un gran numero di articoli storici e critici inseriti nelle Novelle fiorentine, nelle Novelle della repubblica letteraria e nel Diario di Roma, scrisse : Memorie del tribunato di Niccolò Rienzi (Roma 1806).
RIES Ferdinando (biogr.). — Celebre pianista e compositore tedesco, nato nel 1784 a Bonn, mortot^ooQle
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