Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      324 RIESE - RIETIa Francoforte il 13 gennajo 1838, studiò dapprima Botto il padre e quindi sotto Beethoven , facendo contemporaneamente progressi notevoli così nel comporre come nel suonare il pianoforte. Nel 1806 trasferissi a Pietroborgo e passò poscia a Londra, ove si acquistò fama europea, così per le sue sinfonie e variazioni, come pei suoi concerti. Dopo avere acquistato nella sua dimora di dodici anni in Inghilterra un avere ragguardevole, tornò in Germania, comprò nel 1825 il vasto tenimento di Godesberg presso Bonn e compose l'opera romantica La fidanzata del bandito, la quale, quantunque rivelasse un raro ingegno drammatico, non fu però accolta con applauso in ogui dove. Appresso compose per un impresario di Londra l'opera fantastica Liska o la maga di Gyllensteen, che piacque assaissimo. Dopo essersi recato di bel nuovo in Inghilterra, viaggiò nell'autunno del 1832 in Italia e nel 1834 andò direttore dell'orchestra e dell'accademia di canto in Aquisgrana, ove rimase tiuo al 1836.
      Bios era un pianista abilissimo, e le sue composizioni, soprattutto le prime, sono un'emanazione dello stile di Beethoven, che aveva preso a prima giunta per modello; ma in seguito si studiò dare alle proprie opere uu carattere individuale più prò nunciato. La sua quarta sinfonia, la sua gran marcia trionfale eseguite ai concerti del Conservatorio di Parigi, sono composizioni pieue di splendore e caldezza. Il suo oratorio Adorazione dei magi ò un'opera capitale contenente pagine sublimi. Quanto alla sua musica teatrale, essa ha manco, quanto alla melodia, di quella facilità e di quella leggiadria che formano i successi popolari. Ries ha pubblicato con Wegeler Notizie biografiche intorno Beethoven, tradotte in francese da Legentil (1862).
      Vedi Fétis, Biogr. univ. des musiciens.
      RIKSE (geogr.). — Comune nella provincia di Treviso, circondario di Castelfranco Veneto, con 4206 abitanti.
      RIESENGEBIRGE (vale a dire Montagne dei Giganti) (orogr.). — La parte più centrale e più alta dei monti Sudeti. — Questa catena stendesi sopra una lunghezza di 35 chilometri fra la Boemia e la Silesia, dalle scaturigini del Queis fino a quelle del Bober. La parte superiore di tutto questo altipiano trovasi sul versante che prospetta la Silesia, in cui queste moutague s'alzano quasi a perpendicolo sopra una grande distesa solcata da orridi precipizi, mentre il versante che prospetta la Boemia offre chine inclinate, di cui l'altezza non aumenta che gradatamente. La base di queste montagne si compone di strati di grauito coperti di terra vegetale e più o men fertili. Del rimanente, più altri si si accosta alle cime, più questo strato di terra diviene sottile. I boschi situati alla base si compongono in gran parte di faggi, olmi, ecc. Sui fianchi incontransi macchie escese di pini. Nelle regioni superiori non vedonsi che alcuni alberi stenti e radi, i quali cedono il luogo grado grado a vaste praterie piene d'anfratti, di stagni, di maresi e di laghi da cui scaturiscono fiumi importanti, quali sarebbero l'Elba, l'Liser, 1 Aupe, il Bober, il Queis, ecc. Lo Schneekoppe (alto K>52 metri) è il picco a cui traggono di preferenza i viaggiatori dal lato diSchmiedeberg. Vi si scorge nna cappella già dedicata a san Lorenzo, ma abbandonata da alcuni anni e cadente in rovina. Trovatisi su quelle montagne pietre di violetta, così dette, perchè soffi e-gandole l'una coll'altra mandauo un olezzo soave assolutamente simile al profumo della violetta. Si attribuisce questo fenomeno al muschio fine di viola che copre quelle pietre.
      RIETI Hat. Beate, gr. 'Pearv)) (geogr. e stor.). — Città dell'odierno regno d'Italia, provincia dell'Umbria, capoluogo del circondario, mandamento e comune dello stesso nome; con 16,822 abitanti in tutto il comune. Sorge su di una elevata pianura a 400 metri dal livello del mare, che fa parte delle alture occidentali degli Appennini; esteso tratto che spiccasi fuora dalla catena centrale dell'Abruzzo. Questo tratto incomincia alla giogaja orientale d'Antrodoco (lnterocrea), che forma il confiue tra il pianoro di Aquila a 650 metri al di sopra del mare (le cui acque corrono per via del Pescara (Aternus) nell'Adriatico), e il bacino del Velino o di Rieti, le cui acque vanno per la Nera nel Tevere. Questa montana regione che apparteneva in parte allo Stato Papale e in parte al Napoletano, era il paese degli antichi Sabini. Avanzandosi e degradardo verso occidente, tra i due affluenti del Tevere, la Nera al Nord e l'Amene al Sud, termina alla riva sinistra del Tevere stesso, intercetto tra l'uno e l'altre confluente. Dalle sorgenti della Nera sotto le falde del monte Sibilla sopra Vis8o, a quelle dell'Anione sopra Subiaco (Sublaqueum) è luuga circa 100 chilom. dal nord al sud. Nella massima sua larghezza, cioè dalla Sella di Corno, sopra Antrodoco, sulla strada tra Rieti ed Aquila, fino alla Cascata del Velino presso Terni è circa 50 chilom.
      Quella parte dell'Appennino centrale da cui questa massa d'alture Sabine si distacca è l'alta gio-gaj* composta: 1° del monte Sibilla, dell'altezza di 2200 metri ; 2° del monte Tetrico, ossia di monte Cenatra alle sorgenti del Veliuo e del Trouto (metri 2400) e di monte Giano sopra Antrodoco (m. 1800); 3° del monte di Pendenza e di Noria (Severus? Virgil., lib. vii) tra il Salto e l'Ateruo (in. 2000); 4° del monte Velino (m. 2500) verso le sorgeuti del Salto ed il bacino del Fucino. Il monte Terminillo (Physcellus) (m. 2240) che addossato al detto tronco dell'Appennino centrale occidentale ne sembra uno dei picchi più maestosi, in realtà ne è un contrafforte, poiché staccasi dal monte Cenatra (Tetrica) ove, a detta di Varrone (inter Physcellum et Tetricam), o secondo Pliuio (ex monte Physcello) nasce il Velino. Stringendosi il Terminillo al Tetrico colle sue spalle orientali, oggi dette monti di Micigliano, forma col Tetrico stesso a picco sull'alto Velino, quell'orrenda gola (et Tetricce horrendas rupes. Virg., lib. vii), albergo di molti capri al tempo di Varrone (multee capra? sunt. Dion. Alicarn.) percorsa dalla via Salara, da porta Salara di Roma per i Sabini conducente a Porto Piceno sull'Adriatico, e che oggi chiamasi la stretta di Posta e Sigillo. 11 dorso del Terminillo meridionale da Antrodoco a Cittaducale poco s'alloutaiia dal monte Giano e dal moute di Pendenza più sporgente ad ovest, ed allarga cosi al-
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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume XIX (parte 1)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1885 pagine 1280

   

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