Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
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RIFORMAdisciplinate nella pianura di Franhenkausen. Evitato questo pericolo, la riforma ebbe a trovarsi esposta ad un altro ancor più grave. Nel 1528 il cancelliere della Corte di Dresda, Ottone di Pack, scoprì le trame di una lega segreta tra gli Stati cattolici contro i principi riformati. Questi , indignati, voleano subito prendere le armi, ed a grande Btento Lutero potè contenerli. Intanto Carlo Quinto liberatosi alla battaglia di Pavia dal suo più formidabile nemico, pensò una volta ad arrestare i progressi della riforma. Una Dieta fu convocata a Spira (1529), nella quale fu nuovamente proibito d'innovare alcun cbe in fatto di religione. L'elettore di Sassonia, il margravio di Brandeborgo, il langravio Filippo d'Assia, il conte d'Anhalt, ai quali si unirono parecchi altri Stati dell'Impero, protestarono contro il decreto della Dieta e formarono colla loro stretta lega il partito che poscia fu detto (cominciando dal 1541 ) protestante ; partito già assai potente perchè l'imperatore fosse obbligato a venire a transazioni con esso.
Il primo saggio di transazione si fece ad Augusta (V. Augusta [confessione di]). I protestanti presentarono la loro professione di fede, compilata da Melantone (V.), all'imperatore, in piena assemblea della Dieta, il 25 giugno 1530. Carlo Quinto incaricò alcuni teologi cattolici di confutarla, e ciò fu cagione cbe l'autore di essa facesse una replica. Ma l'imperatore ricusò di udir la lettura dell'apologia, siccome rigettò senza esame la confessione tetrapolitana mandata dalle quattro città di Strasborgo, Costanza, Memmingen e Lindau. Adunque la Dieta d'Augusta non ebbe altro risultamento che di far sentire ai protestanti il bisogno di stringersi in confederazione ; ed essi in fatti conchiusero nel 1537 la lega di Smalcalda (V.), nella quale entrarono pure l'Hannover, il Wttrtemberg, la Po-merania, Francoforte ed Augusta. Per tal maniera si guarentirono il libero esercizio di loro religione fino al 1546, nel qual tempo l'imperatore, irritato dal rifiuto che avevano fatto di accettare i decreti del Concilio di Trento, mise al bando dell'Impero i capi loro e marciò contro di essi alla testa di forte esercito. Parve un tratto che la battaglia di MtLhlberg (1547) avesse tolte ai protestanti le loro speranze, sebbene Carlo Quinto tenesse per un favore fatto loro l'Interim (V.) che pubblicò nel 1548; ma le cose mutarono faccia quando l'elettore di Sassonia procacciò ai suoi correiigionarii, per mezzo del trattato di Passau, nel 1552, intiera libertà di coscienza anche negli Stati cattolici d'Allemagna: la qual libertà fu loro poscia formalmente guarentita dal trattato di Westfalia. I principii posti dalla confessione di Augusta e dalla relativa Apologia erano allora professati da tre elettori, venti duchi o principi, ventiquattro conti, quattro baroni, e trentacinque città imperiali. La Svezia, la Danimarca, che aveva abbracciata la riforma dal 1536, lo Sleswig, la Pomerania, la Slesia e parecchie città imperiali erano unite nei medesimi sentimenti. L'Assia e la città di Brema si erano accostate alle dottrine che avevano ottenuto il predominio in Isvizzera e nelle chiese più specialmente note sotto il nome di riformate (V. Evangelica confessione).
L'opposizione insorta fin dal 1524 tra i due capi della riforma prese carattere più deciso dopo la morte di Zwinglio. Calvino (V.), che si pose a capo del movimento religioso nell'Occidente e nel Mezzodì d'Europa, aveva su parecchi punti di dottrina opinioni diverse da quelle dei teologi tedeschi, e l'inflessibilità del suo carattere non lasciava sperare ch'egli uua volta fosse per venire a concessioni. La Chiesa d'Allemagna e la Chiesa di Svizzera separaronsi adunque intieramente; e non fa che all'ora del pericolo o negli attacchi contro la Chiesa cattolica che ricordaronsi di essere sorelle ma bisogna dire che niuna delle due fu dall'altra superata in attività, perchè mentre la prima invadeva il Settentrione, la seconda entrava in Francia, ove Margherita di Navarra l'aveva prima accolta alla sua Corte di Nerac (V. Ugonotti); diffondevasi in Italia, iu Polonia, in Ispagua, trionfava nei Paesi Bassi, ove la confessione belgica fu pubblicata nel 1562; in lscozia, ove la riforma di Lutero aveva numerosi fautori fin dal 1524, ma che Giovanni Knox (V.) spinse poi dal lato dei riformatori ginevrini ; in Inghilterra, il cui re Arrigo Vili (V.) si contentò prima di abolire nel regno la supremazia del papa e gli ordini monastici, ma che fece poi, sotto il regno di Edoardo VI e principalmente di Elisabetta, ulteriori progressi nella via delle novità religiose. Tuttavia la riforma, che era democratica nella maggior parte dei paesi del continente, ebbe in Inghilterra carattere affatto particolare, essendovi operata dagli stessi re. Non già che in Inghilterra non vi fossero da assai tempo germi ed anche tentativi di riforma popolare, che probabilmente non avrebbero tardato molto a germogliare; ma Arrigo Vili aveva presa l'iniziativa, il potere stesso si era fatto rivoluzionario. Quindi venne che la riforma inglese, almeno in principio, fu più compiuta cbe sul continente. Essa si effettuò nell'interesse de' suoi autori. Il re e l'episcopato spartirono tra loro le spoglie del vinto potere pontificio. Ma le conseguenze non tardarono a farsi scorgere; imperocché la maggior parte dei motivi che l'avevano effettuata sussistevano sempre.
Ma noi non abbiamo qui a seguire tutti i passi della riforma e narrarne per minuto le vicende, tanto più che in quest'opera si discorre a parte delle principali suddivisioni o scismi cbe si vogliano dire di essa (V. Episcopale chiesa; Presbiteriani; Quaccheri; Evangelica comunione, ecc.). Aggiungiamo solamente che la riforma non è stata mai definitivamente compiuta; imperocché da una parte le precoci dissensioni che insorsero tra i settatori della medesima, l'esagerato rigorismo che affettarono in certi luoghi e le guerre civili che il fanatismo degli opposti partiti fece insorgere in tale congiuntura, come accade quasi sempre allorché uno dei grandi interessi dell'umanità è in scena, Buscitarongli nemici.
RIFORMA (veter. milit.). — L'amministrazione militare adopera impropriamente questo vocabolo per indicare l'operazione mediante la quale si procede all'eliminazione dai varii corpi d'armata dei cavalli o muli che sono conosciuti inetti o disadatti a continuare il servizio, il lavoro a cui erano destinati. Quest'ufficio è affidato nel nostro paese ad unat^ooQle
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