Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
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RIFORMA DEI RELIGIOSI - RIFORMEa che fare colla riforma. Nulla vi ha certamente ad opporre alla disposizione per cui è stabilito che anche i cavalli che hanno dei vizi d'animo che li rendono pericolosi, debbano essere riformati, ma vogliono giustizia e carità che non si debba tralasciare giammai, siccome appunto usasi in Francia, di avvertire in tal caso gli acquirenti dell'esistenza di simili vizi, i quali talvolta non si fanno osservare che ad intervalli più o meno lontani, e dipendono anche talora da malattie che sono intermittenti, o si riproducono per svariati attacchi. Egli è ben vero che tal fiata i cavalli raminghi passando nelle mani dei proprietarii, e venendo da questi accarezzati e ben tenuti, perdono l'antica loro rustichezza, soventi volte prodotta da cattivi trattamenti a cui furono assoggettati pendente la loro permanenza nei corpi di truppa ; ma ad ogni modo è necessario che i privati siano avvisati, perchè possano stare in sulle guardie, e non abbiano ad incolpare il Governo dei fatali accidenti che la caparbietà, ostinatezza e malignità di simili cavalli potrebbero arrecare.
Vedi: Vallon, Cours d'hippologie à Vusage des officiers de Varmée — Cardini, Dictionnaire d'hip-piatrique et d'équitaiion — Seon-Rochas, Hygiène du cheval de troupe — Lessona, Trattato di conformazione esterna del cavallo — Brugnone , Ip-pometria - Lecoq, Traité de Vextérieur des prin-cipaux animaux domestiques — Magne, Choix du cheval — Ferrero-Ponziglione, Bellezza, imperfezioni malattie e conservazione del cavallo.
RIFORMA DEI RELIGIOSI (dir. can.). — Dicesi il ristabilimeuto d'un ordine o d'una congregazione di religiosi nel pristino rigore dell'antica sua regola, dalla quale siansi insensibilmente dipartiti ; oppure l'atto di lasciare cotal prima regola per darsi ad una più severa. La Congregazione di san Mauro, per esempio, è una riforma dell'ordine di san Benedetto; i Foglianti ed i Trappisti sono due riforme dell'ordine oisterciense. La necessità di riformare gli ordini religiosi quando siano decaduti dal primo loro fervore non prova però la corruzione dello stato religioso in generale. Il rilassamento dei claustrali viene in proporzione e per l'influenza della pubblica corruttela; e non è a stupire che i vizi che infettano la società si aprano insensibilmente la via ai chiostri. Uu religioso che ricusasse soggettarsi a riforma quando il suo ordine la richiedesse, sarebbe veramente colpevole e degno di punizione. Invano allegherebbe aver fatto voto di osservare la regola non più che secondo l'uso del monastero nel quale ha fatto il noviziato e la sua professione. Egli deve indubitatamente aver conosciuta la regola e quindi compreso che qualsiasi usanza appena in opposizione ad essa, ove nou sia permessa ed approvata dall'autorità ecclesiastica, è rilassamento ed abuso; l'abuso non costituisce mai prescrizione contro la legge, e questa grida sempre contro di quello. Per ciò, qualunque religioso nel fare i suoi voti avesse posta alcuna restrizione contraria alla regola, sarebbe un prevaricatore, un beffatore della santità del giuramento; e una siffatta frode non varrebbe che a far più grave la sua colpa. Giova l'osservare che le più savie riforme ebbero quasi sempre perautore un uomo solo fornito di zelo e di coraggio: prova che la virtù, quando soda sia e costante, serba sembre impero sugli animi e i cuori. Non ci ha quindi alcun disordine del quale, ove si voglia, non si possa andare al riparo. Ma per operare riforme vuoisi prudenza, pazienza, modi persuasivi, coraggio più che ordinario, virtù non da tutti.
RIFORMATI (stor. eccl.). V. Francescani (ordine dei).
RIFORME (polii.). — Vocabolo di assai generica significazione, usato in politica per indicare i lenti e graduali miglioramenti, quasi in opposizione alle violente rivoluzioni e riazioni. Tutte le società hanno avuto i loro riformatori. Da Platone sino a Fourier, in tutti i tempi sono comparsi degli arditi novatori a fianco di novatori prudenti ; uomini più filosofi che politici accanto ad uomini ocoupati a modificare più che a rovesciare. Nel corso dei secoli si sono veduti degli utopisti, i quali dopo essersi isolati dalla società per giudicarla e protestare contro i vizi, ricostruirono nei loro libri una società, prodotto del loro genio o dei loro sogni ; e presso a questi liberi pensatori, altri uomini, vittime di sociali sciagure, in lotta contro l'ingiustizia e l'oppressione, cercarono non già di mutare ad un sol tratto i costumi, le leggi, le abitudini, ma di i sostituire a questi ruvidi rivolgimenti sociali i prò-, gressi successivi e costanti ; l'immegliamento lento, ma regolare e continuo. Così la gran famiglia dei riformatori si è perpetuata; ma proveniente dal medesimo tronco, si è divisa in due rami distintissimi, e precisamente perchè poggiano sopra una sola base, l'uno ha sovente nociuto all'altro. Non intendiamo favellare di quella specie di riforma che muta l'aspetto del moudo. Il nostro scopo è più preciso; ci occupiamo di politica, e la politica è la realtà delle cose viventi. Non parliamo dunque della riforma che nei suoi rapporti con le istituzioni di un paese. Sotto questo riguardo noi abbiamo voluto dire che riformatori non bono mancati mai nelle società. Perchè, innanzi che la legge del progresso fosse stata dimostrata come teoria filosofica, l'istinto del progresso e quell'attività che esso comunica agi' intelletti erano passati uella pratica, e lottavano contro i fatti esistenti. La causa della riforma è contemporanea alle prime fondazioni della società, e la ragione n'è semplicissima. L'uomo non può riflettere sulla propria natura, senza essere profondamente convinto ch'egli è in pari tempo capace di errore e di perfezione. Ogni umana società è per conseguenza soggetta a questa doppia condizione. S'inganna nelle cose che crea; bentosto l'esperienza viene, e si sente il bisogno di correggere e di riformare. Cosi la società si muove tra due correnti: l'imperfezione nei fatti, la perfettibilità nelle idee; una realtà nociva, un ideale costante. L'uomo ed i popoli essendo capaci di errore, la necessità della riforma è dunque temporanea ai primi atti di una società. Ma si consideri quanto siffatta necessità aumenti, e si faccia imperiosa per le società stabilite, sottoposte a frequenti mutamenti, e passate attraverso a molte rivoluzioni. Non si ha più l'errore soltanto che travia l'uomo, ma si hanno tutte le passioni che lo anima pel male, e non si sta più a fronte di una società imperfetta per fallo dei fondatori, ma di una
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