Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      RIFRAZIONE DOPPIA
      2730 metri) essa vale 22' 50", sul Pitchintcha (389 metri) 20' 48", sul Chimborazo (4433 metri) 19' 45". Trovò cbe la rifrazione orizzontale è massima nn po' prima del levar del sole, e riconobbe la necessità di tener conto, per la determinazione delle rifrazioni, delle variazioni barometriche e termometriche.
      Dopo Bouguer si occuparono dello stesso argomento quasi tutti i principali astronomi e matematici, come Eulero, Lambert, Simson, Bradley, Boscowich, Lagrangia, Mayer, Kramp, Borda, La-lande, Delambre, Cagnoli, Piazzi, ecc. ecc. Questi due ultimi si costrussero tavole speciali ad uso proprio, e Lalande crede che cosi dovrebbe fare ogni astronomo relativamente al proprio osservatorio.
      11 fenomeno che ha forse potuto prima di ogni altro far conoscere l'esistenza delle rifrazioni astronomiche è il movimento diurno del cielo, per cui ogni astro dovrebbe descrivere un circolo intorno all'asse del mondo. Cercando di verificare questa conseguenza colle osservazioni, si trova che l'arco diurno di ogni stella non è circolare, ma è alquanto appiattito, o meno curvo presso all' orizzonte, in causa delle rifrazioni. Si riconosce pure facilmente l'effetto della rifrazione misurando l'inclinazione dell'eclittica nei due solstizi d'estate e d'inverno; nel primo caso trovasi un'inclinazione minore che nel secondo. L'opposto ha luogo per gli osservatori situati nell'alto emisfero della terra. Trovasi pure sensibilissimo l'effetto della rifrazione nella determinazione dell'altezza polare coll'osservazione dei passaggi superiori ed inferiori delle stelle circumpolari pel meridiano. L' altezza polare che se ne deduce varia col variare della distanza della stella osservata al polo. Tutti questi ed altri fenomeni sono usufruttati dagli astronomi per la misura delle rifrazioni.
      La legge più semplice che finora si trovò rappresentare abbastanza bene le rifrazioni alle varie altezze è quella di Bradley, che dice che la rifrazione è proporzionale alla tangente della distanza zenitale diminuita del triplo della rifrazione stessa. Questa legge però non si verifica bene spesso all'orizzonte.
      Per dare un'idea della grandezza delle rifrazioni alle varie altezze, soggiungeremo qui una tavola, che ricaviamo dall' Astronomia di Delambre, nella quale la prima colonna rappresenta in gradi la distanza zenitale a cominciare da 30°; la seconda, la rifrazione, giusta la tavola che Delambre costrusse per proprio uso, dietro le sue osservazioni e quelle di Piazzi a Palermo; la terza, la rifrazione calcolata dietro la formola che Laplace ne diede nella Meccanica celeste.
      3Ó 0/33",l 0'33",2 65 2' 2",5 2'3",2
      45 0 57, 4 0 57,6 66 2 8, 2 2 8, 9
      50 1 8, 4 1 8,6 67 2 14, 3 2 15,2
      55 1 21, 9 1 22, 2 68 2 21, 2 221, 9
      60 1 39, 1 1 39,7 69 2 28, 6 2 29,3
      61 1 43, 2 1 43, 8 70 2 36, 5 2 37, 3
      62 1 47, 5 1 48,2 71 2 45, 3 2 46, 1
      63 1 52, 1 1 52,8 72 2 55, 0 2 55,9
      64 1 57. 1 127,8 73 2 5, 8 3 6,8
      74 3'17",9 3'18",7 83 7' 21",7 7'20",6
      75 3 31, 4 3 32,3 84 8 26, 6 8 25, 1
      76 3 46, 8 3 47,6 85 951, 6 9 48,7
      77 4 4, 3 5 5, 2 86 11 46, 2 11 41,6
      78 4 24, 6 4 25,4 87 14 25, 7 14 20, 1
      79 4 48, 2 4 49,0 88 18 14, 2 18 12, 0
      80 5 16, 2 5 16, 8 89 23 45, 2 24 7,3
      81 5 49, 8 5 50, 1 90 31 34, 4 33 27,2
      82 6 30, 7 6 30, 7
      RIFRAZIONE DOPPIA (ott.). — Nel 1647 Bartholin potè per il primo osservare questo curioso fenomeno della doppia rifrazione, il quale consiste nella facoltà che hanno certi cristalli di separare uu raggio di luce in due diversamente rifratti. Nel 1673 Quygens ristudiò il fenomeno ed ebbe la gloria di darne egregia spiegazione formulandone una teoria. I corpi non cristallizzati non offrono il fenomeno della doppia rifrazione ; cosi pure dei sei sistemi generalmente adottati nella mineralogia, il cubico, detto anche ottaedrico, non produce la doppia rifrazione. Essa è propria dei cristalli spettanti agli altri cinque sistemi, e particolarmente dello spato d'Islanda, che è calce carbonata rom-I boedrica, fornitaci dalla natura in bei cristalli trasparenti e di considerevole volume. Il vetro fa-, rebbe quasi eccezione alla esposta regola, perchè ! per la compressione e meglio per la tempera può acquistare la facoltà birifrangente e dare anche i colori dell'iride. Il fenomeno della doppia rifrazione, attraverso il cristallo che la produce, fa vedere j l'oggetto doppio ; per questo si usa tirare una linea nera su d'un foglio di carta e riporvi sopra il cristallo in una data direzione per vederne due. , Nei cristalli birifrangenti si osserva anche il fe-i nomeno della rifrazione semplice, che essi dàuno , in una o due direzioni. Tali direzioni chiamansi assi ottici ed anche, con linguaggio inesatto, assi di doppia rifrazione, quasi volendo parlare per antitesi. Si chiamano cristalli ad un asse quelli che non presentano che una sola direzione unirifrangente, e cristalli a due assi quelli che ne offrono due.
      Negli stromenti ottici si impiegano più frequentemente i cristalli ad un solo asse, quali sono lo spato d'Islanda sunnominato, il cristallo di rocca ! e la tormalina. Le facce dello spato d'Islanda sono inclinate di 105°,5' (fig. 5689) e sono altrettanti rombi, che unendosi tre a tre con angoli ottusi dànnoluogo ad una diagonale ab, cbe è l'asse di cristallizzazione. Nei cristalli ad un asse è legge che l'asse di rifrazione coincida sempre con quello di cristallizzazione. Chiamasi poi sezione principale di un cristallo ad un asse il piano che passa per l'asse ottico ed è perpendicolare ad una faccia, sia natu-I rale, sia artificiale del cristallo.
     


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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume XIX (parte 1)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1885 pagine 1280

   

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