Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
RtGHlNt VINCENZO - RIGIDÉZZA DELLE FttNt
di ante l'applicazione dell'aria compressa e coli ajuio di no potente freno a vite che può arrestare ad ogni istante il movimento della macchina e lasciarlo ripristinare colla massima sicurezza. Le guancie del freno agiscono so due dischi fissati sull'asse portante della macchina, al quale è annessa anche una seconda ruota dentata che ingrana colla dentiera.
I veicoli a quattro ruote contengono al piano inferiore su 9 sedili 45 posti e al superiore 36. I sedili sono costituiti da telai di ferro e sono cosi disposti che i viaggiatori siedono tutti da una parte, e quelli di dietro restano più elevati di quelli davanti. I sedili sono fissati invariabilmente secondo l'inclinazione media della via. Il piano inferiore ha porte laterali per ogni ordine di sedili, chiuso sino all'altezza del braccio, aperto dissopra e riparato oon tende dalle intemperie e dal sole. Il piano superiore, a cui si perviene mediante scale di ferro poste ad una estremità, ha nel mezzo un corridoio e dai due lati nove sedili per due persone; non ha copertura ed è protetto da un parapetto in filo metallico. Le vetture hanno alle due estremità freni a vite, manovrati da guardiani che stanno sul cor-ridqjo centrale del piano superiore, che agiscono, come i freni della macchina, su dischi fìssati sugli assi, l'ultimo dei quali è anche collegato alla dentiera mediante una ruota dentata. La locomotiva ed il veicolo non sono accoppiati invariabilmente nell'esercizio. L'apparecchio d'urto si compone principalmente di due molle a spirale applicate alla traversa della macchina e fissate a cerniera all'estremità di un bilanciere. Il quale porta nel punto di mezzo una puleggia, colla quale preme contro una robusta lamiera di ferro annessa alla traversa del veicolo, affinchè anche nelle curve vi sta una pressione centrale sull'asse del telajo del veicolo. Il costo della linea, comprese tre locomotive, tre veicoli e tre carri scoperti, fu di circa 350,000 talleri (lire 1,400,000).
RIGHINI Vincenzo (biogr.). — Uno dei più illustri compositori musicali italiani moderni, nato a Bologna nel 1760, morto nella stessa città nel 1812, entrò per la bellezza della sua voce nel Conservatorio della sua città natia; appresso la sua voce 8viIuppos8i in perfetto tenore, e il suo metodo ebbe tale un successo, che divenne a breve andare uno dei maestri più celebri. Nel 1788 l'ultimo elettore di Magonza lo nominò suo maestro di cappella, e nel 1793 passò alla cappella del re di Prussia. Le sue composizioni partecipano più del carattere della musica tedesca che della italiana. La sua opera principale è Tigrane. In fatto di musica religiosa non abbiamo di lui che una Messa, eseguita il giorno dell'incoronazione dell'imperatore a Francoforte nel 1790, e un Te Beum, scritto nel 1810 in occasione dell'anniversario della nascita della regina Luisa di Prussia. I suoi solfeggi sono ricchi di scienza armonica, e di un gusto squisitissimo ; essi accoppiano la gravità degli antichi maestri alla grazia dei moderni. I suoi duetti, le sue cantate, i suoi pezzi con accompagnamento di pianoforte sono notevoli per una melodia espressiva, sorretta da una ricca armonia.
RIGIDEZZA o RIGIDITÀ (patol.). — Nomi dati alla resistenza che presentano talvolta le parti del nostrocorpo quando si cerca di far loro cangiare di direzione. Durante la vita la rigidezza può essere momentanea o permanente. La prima è effetto di spasmo dei muscoli, e si osserva in tutte le affezioni di questo genere e segpatamente nel tetano. La seconda può essere effetto di anchilosi, di tumori comprimenti i muscoli ed i tessuti articolari e simili. La rigidezza del cadavere è pure uno dei segni coi quali si distingue la morte vera dalla apparente.
RIGIDEZZA DELLE FUNI (mecc.). — Una fune nel-l'invilupparsi sopra una puleggia o sopra un tamburo incontra una certa difficoltà, dovuta alla tendenza che ha di rimanere distesa in retta linea. A motivo di questa non perfetta aderenza della fune colla puleggia o col tamburi) avviene un aumento di braccio di leva della resistenza, per cui ne risulta che l'effetto della rigidezza di una fune deve crescere col crescere della resistenza da vincersi ; ma non proporzionalmente, giacché aumentando la tensione della corda, diminuisce detto braccio. Coulomb, in seguito ad apposite esperienze, fu indotto ad ammettere che la rigidezza delle funi si possa esprimere con un'espressione di due termini, l'uno costante e l'altro proporzionale alla prima potenza della resistenza da vincersi, moltiplicati per una potenza fi del diametro della fune divisa per il diametro della puleggia o del tamburo su cui si avvolge. Navier, discutendo i risultati ottenuti dal citato sperimentatore, e chiamando d il diametro della fune, D quello della puleggia o del tamburo, Q la forza che tende la fune, o, b e f*. delle quantità costanti da determinarsi sperimentalmente per ciascuna specie di fune, ha stabilito che la resistenza dovuta alla rigidezza delle funi, e che noi indicheremo con R, si possa esprimere con
+ .....(1).
L'esponente f* si può assumere eguale ad 1 per le cornicine flessibilissime, eguale ad 1,50 per le corde mezze usate, ed eguale a 2 per le corde nuove di grande diametro.
Navier ha ancora stabilito che, per una medesima resistenza utile Q, la resistenza dovuta alla rigidezza di una corda bianca in ragione inversa del diametro della puleggia o del tamburo ed in ragione diretta della potenza p del diametro della fune; e chiamandoR la resistenza dovuta alla rigidezza di una corda di diametro d avvolgetesi ad una puleggia di diametro D,
R' la resistenza dovuta alla rigidezza di una corda di diametro d' avvólgentesi ad una puleggia di diametro D', ha posto la forinola
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Nelle corde incatramate la resistenza non variu sensibilmente coll'uso, e l'esperienza sembra confermare doversi per siffatte corde modificare la fól ti' / d'\ mola (2) col porre — a luogo di essendot^ooQle
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