Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      RIMA SZOMBATH - RFMKDIO
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      Trraboschi, Storia della letteratura italiana (voi. vili, lib. in).
      RIMA-SZOMBATH (geogr.). — Città d'Ungheria, sul fiume Rima, con attivo traffico di telerie, e 6000 abitanti.
      RIME (poet.). — L'assonanza di due parole fa la rima per l'identità delle ultime lettere, come diletto e petto, valore, amore, autorevole, soccorrevole. Quanto alle parole dette piane l'assonanza è nelle ultime due sillabe; ve ne abbisognano tre nelle sdrucciole. Basta l'ultima sillaba per il verso tronco, che finisce, per esempio, colla parola ardir che fa rima con morir, e cosi più con virtù. Nelle rime popolari si trovano spesso false assonanze per mancanza dell'identità totale nelle ultime lettere, che però rendono qualche armonia. La rima non era usata nè dai Greci nè dai Latini. Venne introdotta fra noi nella decadenza dell'Impero e della letteratura. Si vuole che nel iv secolo sant'Ambrogio fosse il primo a far le rime in latino per i cantici di chiesa in quel tempo, che tutto il sapere umano e fin la musica si rifugiava nei tempii. Ma la rima non è invenzione nata in Occidente, essendo già da gran tempo conosciuta dagli Orientali. La cantica di Salomone è scritta in versi rimati. Cosi pure gli Arabi rimavano i versi, e si pretende che facessero altrettanto gli antichi abitatori della Gal-lia. I trovatori misero alla moda le rime, che allettarono le orecchie nelle poesie provenzali, e piacquero agl'Italiani, che se ne servirono fin dalla prima origine dei nostri canti, per far più attraenti e piacevoli le loro ispirazioni. In greco rima significa mis ra, che consisteva nel ritmo, e non nella consonanza, e si riferiva al tempo e al modo di pronunziare o cantare i versi. Noi non distinguiamo, come i Francesi, le rime in mascolino o femminino, nè abbiamo com'essi la rima più o meno ricca: se non v'ò assonanza nelle parole non v' è rima. La rima è molto utile nelle lingue prive di ritmo, come si trova per nn certo armonizzamento di brevi e di lunghe nell'idioma latino. La rima per i Francesi è indispensabile , poiché i versi non rimati, detti vers blancs, sono da loro stimati quasi una prosa. I nostri poeti per altro compongono i versi sciolti , che non abbisognano di rima per essere armoniosi, e sostenuti per la forza del linguaggio, l'armonia delle sillabe, e l'elevazione del pensiero. Ma si richiedono appunto queste qualità nel verso spogliato dell'attrattiva delle rime. Perchè le parole rendano bene all'orecchio le loro assonanze è d'uopo che non siano collocate a grande distanza. Ciò nonostante abbiamo frequenti esempi nei classici, come nelle canzoni del Petrarca, di rime assai distanti fra loro, onde non se ne concepisce l'assonanza (V. Metro, Poesia).
      Si chiamauo rime obbligate quelle che si dànno ordinariamente agli improvvisatori affiuchò compongano versi che abbiano le desinenze colle date parole. Un sonetto a rime obbligate si chiama si-bilione, forse per la rapidità con cui ò fatto. Nelle ottave si dà la prima rima, che basta al poeta per provare la sincerità del suo improvviso. Nelle canzonette talvolta il pubblico impone un ritornello con cui va l'improvvisatore intercalando le strofe. Si sogliono dar rime obbligate togliendo le paroleultime dai versi di qualche noto componimento, g impegnando il poeta a fare, per esempio, un sonetto sulle rime di altro sonetto, sia per rispondere a questo, sia per trattare un nuovo argomento. Le rime obbligate sono adatte al soggetto quando le parole gli si riferiscono naturalmente per le idee che racchiudono, o possono aver con esso una facile relazione. Sono anche bizzarre e non puato convenienti al soggetto, proprie a far piuttosto risaltare l'abilità del poeta, che a ben connettere i pensieri di un componimento. Crede il volgo che le rime obbligate servano all'estro dell'improvvisatore e gli porgano idee. Se la sua mente non è pronta ed immaginosa, noi crediamo che l'obbligo della rima lo freni e l'impacci. Ma quando sia uomo di pronto spirito, brilla nel sapersi spedire accortamente dalle rime stravaganti. Egli è vero peraltro che l'uditore è disposto favorevolmente pel poeta, ed attratto dallo sforzo del suo ingegno nel vincere la difficoltà, non è severo nel giudicare il contesto d'un lavoro fugace che si forma e svanisce col suono della parola. Noi non approviamo questa sorta di esperimenti in cui vien posta la fantasia, ma sono molto grati allo spettatore, che vede maravigliato la lotta dello spirito cogli ostacoli, e quella tortura d'onde esce vittorioso e non senza gloria. Lo spettatore inoltre dando le rime, prende parte in certo modo all'improvviso, e si sente lusingato udendo la sua parola mescolata alle melodie poetiche, quasi ne fosse cooperatrice. Queste circostanze accidentali però non risguardauo la sostanza della poesia, e non ne fanno il vero merito. I più valenti improvvisatori usarono le rime obbligate per appagare la curiosità pubblica, poiché esse servono piuttosto a scusare i mediocri ingegni e trastullare il volgo. La poesia improvvisata è per se stessa difficilissima, ed è raro quando sia buona, onde le difficoltà sono nella sua natura, e non v'è bisogno di cercarle altrove. La sincerità dell'improvviso può essere provata in altro modo. 11 pubblico davvero colto non cerca i giuochi dell'ingegno, ma gli slanci della fantasia e del sentimento espressi in bei versi.
      RIMEDIO (lat. remedium) (mat. med.). — Nome dato a tutto ciò che serve a ricondurre l'organismo ammalato allo stato di salute, ad alleviare i sintomi da cui è molestato l'infermo, oppure a prevenire le malattie a cui si è predisposti. Epperò i rimedii si distinguono in profilattici o preservativi, palliativi, diretti od indiretti. Riguardo alla fonte da cui si traggono, essi si distinguono in psichici o morali, dietetici ossia consistenti in questo o quel regime, farmaceutici, chirurgici e meccanici. I rimedii farmaceutici o Medicamenti (V.) si possono introdurre nel nostro corpo iu varie maniere; cioè per la bocca, per mezzo di clistere, o applicandoli semplicemente alla superficie del corpo (bagni, cataplasmi, empiastri), favorendone l'introduzione mediante la fregagione (frizioni, unzioni, metodo iatralettico), ovvero applicandoli sopra il corpo spogliato della cuticola (metodo endermico), finalmente introducendoli entro ferite od ulceri artificiali o naturali.; ed in questi ultimi tempi vennero pure applicate mediante appositi congegni le sostanze liquide in istato di tale attenuazione dat^ooQle


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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume XIX (parte 1)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1885 pagine 1280

   

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