Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
RIMINIsempre il suo contingente di uomini e danari (Liv. xxvn, 10). Gli è ben vero che fu ridotta per un dato tempo a mal partito da Siila, in pena del-l'ajuto prestato a* suoi nemici ; ma ad onta di ciò e delle gravi calamità cui era previamente soggiaciuta per opera del medesimo dittatore crudele e sanguinario, sembra essere rapidamente risorta, e nel 43 av. C. viene ricordata fra le più ricche e fiorenti città d'Italia (Appian., B. C., iv, 3). A co-testa epoca le sue terre furono distribuite fra i soldati dei triumviri ; ma Augusto risarcì poi tanta ingiustizia, adornandola di molte splendide opere pubbliche, alcune delle quali tuttora esistono; e sebbene odasene parlare ben poco durante il romano Impero, la continuata sua importanza nondimeno per tutto cotesto periodo, ed il coloniale suo grado, vengono attestati da innumerevoli iscrizioni (Orell., Inscr., 80, 3049 , 3174, ecc.; Plin., in, 15, s. 20). Caduto l'Impero d'Occidente, diventò dessa una delle città della pentapoli, che continuò a star soggetta agli esarchi di Ravenna fino alla invasione dei Longobardi, verso la fine del secolo vi.
Al rovesciarsi delle orde barbariche sulle italiche contrade dal principio del v secolo in poi, Rimini' non fu mai risparmiata dai barbarici condottieri, e fu per conseguenza invasa verso il 409 da Alarico; nel 455 da Genserico; nel 475 da Odoacre; nel 493 da Teodorico, che le cagionarono danni gravissimi. Nella guerra gotica sostenne lunghissimo assedio, la mercè di un presidio di 2000 soldati imperiali, sotto il comando di Giovanni Vitaliano, e resistette così agli assalti nemici fino all'arrivo di Narsete; ma nel 549 i Goti se ne impossessarono di nuovo, per abbandonarla ancora dopo quattro anni. Divenuta, come notammo, una delle città della pentapoli dipendente dall'esarcato, fu travagliata parecchie fiate dalle irruzioni longobardiche, finché nel 772 fu saccheggiata dalle genti di Desiderio, uno dei longobardici re. Debellato questo dai Franchi, anche Rimini, al pari delle rimanenti città della pentapoli, fu compresa nelle donazioni fatte da Pipino e Carlo M>»gno alla Chiesa, al Beato Pietro, ed alla repubblica dei Romani. Nè ciò valse ad assicurarle quiete e florida esistenza, per le interminabili lotte tra i papi e gl'imperatori della Germania, le quali impedivano agli uni ed agli altri di preservare le città che si disputavano dalle incursioni dei Saraceni e degli Ungheri, che tanto devastarono l'Italia sul finire del secolo ix e sul principio del x. I popoli abbandonati a se stessi dai loro dominatori, dovettero provvedere sovente alla propria difesa, ed i Riminesi furono certamente tra quelli che più vigorosamente si adoprarono nel costituirsi in democratico reggimento, eleggendosi i proprii capi. Vuoisi pertanto che Rimini fosse di già, fino dai tempi longobardici, costituita in ducato e continuasse ad esserlo lunga pezza anche dopo la conquista dei Franchi. Gli è poi fuor di dubbio che, qualunque si fosse la possanza e l'autorità loro, incontransi i nomi di alcuni di cotesti duchi, per es. di Maurizio, verso il 769, di Giuliano verso 1*812, di Orso verso il 919, ecc. Successero ai duchi nel reggimento della città i conti, i quali vengono reputati però da parecchi, anziché governatori, conduttori invece dei redditi del contado.
Nelle acri contese tra gli Arrighi della Germania ed i papi, Rimini fu ricetto ora di ecclesiastiche ed ora d'imperiali milizie, e profittando delle discordie dei nemici, al pari delle altre città della Romagna e di quelle della Lombardia, si resse a popolo, eleggendo i suoi consoli. Accadde ciò nella prima metà del secolo xu, citandosi un diploma di Federico I Barbarossa del 1157, con cui sono riconosciuti o confermati i diritti della città, e concessi alla medesima ampii privilegi, tra i quali quello di coniar moneta; diritto ch'era stato però previamente esercitato dai Riminesi, esistendo menzioni antiche della loro zecca e delle loro monete. Sembra che in processo di tempo non godesse più la investitura e fosse ritornata sotto il giogo dell'imperatore; ma fiaccata di lì a poco la costui possanza a Legnano, Rimini riacquistò in parte le perdute franchigie, sebbene anche nei tempi posteriori si faccia ricordo di luogotenenti od altri ministri dell'imperatore ivi residenti. Durovvi poco il popolare reggimento, avversato e combattuto dalle limitrofe geuti di Pesaro e Cesena, con cui fu mestieri ai Riminesi di guerreggiare ferocemente ed a lungo, tanto per dispute di confini, quanto per il possesso di alcune castella. Nella guerra che sostennero per il dominio di Sant'Arcangelo coi Ce-senati, mal potendo resistere alle forze di costoro collegati coi Bolognesi, ricorsero al MalatestM, si-; guore di alcuni castelli nella Romagna e prode I capitano, e lo ammisero ai diritti della cittadinanza, k affidandogli la loro difesa. Ebbe quinci origine la • potenza a cui salì poscia cotesta famiglia sulle rovine delle libere e democratiche istituzioni. Dominarono i Malatesta in Rimini con varia vicenda, dal principio del xm al principio del xvi secolo, per circa tre secoli, come si disse a suo luogo (V. Malatestl). Dal 1527 in poi ivi si consolidò, come in tutte le altre città dell'Italia centrale, il potere dei papi. Per tre interi secoli si mantennero tranquilli i Riminesi, ma anch'essi vennero scossi ed agitati dula rivoluzione nel 1815, per opera di Gioachino Murat Nel 1831 scoppiò invece una insurrezione popolare in Rimini, fomentata e sorretta da parecchi gio vani animosi di tutta la Romagna, ma fu ben presto domata dagli Austriaci. Oggi è una delle gemme della corona d'Italia.
Rimini non fu mai inferiore alle limitrofe città per la coltura delle scienze, lettere ed arti, gloriandosi di aver dato i natali ai seguenti uomini illustri : Giovanni Bruni de' Parcitadi, fiorente nel secolo xm e celebre per le sue rime ; Gregorio da Rimini, teologo nell'Università di Parigi, e Pier Leone, dotto giureconsulto, amendue nel secolo xiv; Pier Leone da Rimini, buon cultore di belle lettere nel xv; Augurello, suo coetaneo, famoso per il poema Chrissopedia; Roberto Valturio, insigne architetto militare, degno di rinomanza per la rocca eretta a Sigismondo Malatesta in Rimini, e per un trattato Bull'arte della guerra, pieno di scienza e di erudizione. Notisi che fra i riputati condottieri di eserciti nei secoli passati meritano lode i Malatesta, tutti quasi eminentemente guerrieri. Illustrarono poi e degnamente interpretarono la patria Btoria, la sua letteratura e le sue antichità: Cesare 1 Glementini nel secolo xvn ; Angelo e Gaetano Bat-
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