Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
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K1SAJEaltri malori che sogliono attribuirsi ai miasmi delle paludi.
Ella è opinione generalmente invalsa che la mortalità nei paesi di ris»ja sia maggiore di quella degli altri territorii, e per conseguenza colà più breve la durata media della vita dell'uomo, e che le risaje siano assolutamente nocevoli, è provato dalla generale concordanza degli uomini dotti e conscienziosi , ma soprattutto dai provvedimenti emanati, dai varii Governi, diretti a limitarne l'estensione, i quali provvedimenti pur troppo sovente vengono dall'avidità dei proprietarii resi inefficaci. La Lombardia, le provincie Piemontesi e la Toscana hanno saviissime leggi intese ad evitare il danno delle risaje, le quali sebbene riescano più particolarmente pericolose nell'epoca del prosciugamento, non deggiono considerarsi innocue neppure durante il tempo dell'irrigazione delle ajuole, atteso lo stagnarsi dell'acqua entro cui stanno macerandosi erbe e radici sotto l'azione del sole estivo.
Ma per lo contrario certuni (principalmente i proprietarii di risaje) dicono esagerata di molto la maligna influenza di cotesti coltivazione, ed osservano: 1° la causa delle febbri intermittenti e di altri malori che affi ggono quei contadi»* sscfeftè da miasmi paludosi, procedere óbNTarqna infetta che adoperano per bev**Àt e per altri usi domestici, siccome q&eH* che scaturisce a poca profondità, ed 4 pmid carica dei malefici principii prò-veweirff dai corpi organici decomposti ; essere però fecil cosa il riparare a siffatta causa, scavando pozzi profondi, come già praticarono con ottimo successo alcuni possidenti di risaje; 2° essere innocuo il soggiorno dell'acqua nelle ris»je perchè non vi è stagnante; se poi dopo il prosciugamento Ropraggiunge la pioggia, nessuna emanazione nociva se ne diffonde; 3° ostare alla pretesa insalubrità dei paesi di risaja il vigore e le forme atletiche dei villici, e la numerosa prole che vedesi nelle loro famiglie, e conseguentemente l'aumento di popolazione che si è verificato in alcune provincie, come sarebbe quella di Vercelli, ove il rìso è uno dei principali prodotti agricoli. A ciò aggiungono che nei paesi coltivati a risaje è quasi ignota la tubercolosi, e l'azione di certe epidemie vi si fa meno sentire. Ed a siffatte considerazioni igieniche non mancano di accrescer valore colle economiche sull'utile impiego dei terreni, sulla minore spesa di coltivazione e sulla ricchezza del prodotto.
Ammettendo anche le asserzioni che riguardano il puro interesse materiale dei proprietarii, e senza negare che in qualche contrada, per altre fortunate combinazioni, non si mostrino così manifesti i tristi effetti delle risaje sulla salute de' coloni, rimane sempre vero che le medesime per sè sono insalubri, e che la loro cultura non può esser lasciata libera e senza veruna cautela. In generale poi si aggiunga che le condizioni dei coltivatori permanenti delle risaje sono tali da rendere molto più intensa la malefica influenza del miasma che ne emana. Le risaje costituiscono grandi poderi appartenenti a ricchi abitanti delle città, cosicché nulla o tenuis-sima è la fortuna dei contadini, i quali perciò vivono unicamente della mercede che ritraggono dalle loro fatiche ; e siccome nei paesi di risaja è gene-
rale l'uso di affittare i poderi a speciali speculatori, così questi, guidati dall'avidità del guadagno, non considerano l'uomo altri mente che quale strumento atto a conseguirlo, vale a dire pagano i lavoratori quanto meno possono. 11 lavoratore è costretto a faticare, ora esposto ai raggi cocenti del sole, ora ai venti, alle nebbie, alla pioggia, immerso metà le gambe nella fanghiglia, costretto a respirare le miasmatiche esalazioni, e molte volte obbligato eziandio a faticare di notte sull'aja a cielo scoperto. Sovente egli è obbligato a beversi, per la scarsità di pozzi, l'acqua impura delle fosse, ad abitare casolari o piuttosto tugurii angusti, umidi, oscuri, senza pavimento e spesso senza imposte alle finestre; a sfamarsi spesso con pane ammuffato. composto di grani avariati e guasti. Più compassionevole ancora è la condizione delle misere donne, costrette, sebbene gravide o puerpere o malate, a strascinarsi per la casa ed eziandio a faticare nei campi; quindi una serie infinita di morbi, ai quali trovano o tardo od insufficiente soccorso, per lo che la durata media della vita-dell'nono wm paeat di risina è di fgnmì«m* ìbK i fui u affa media generale.
flbt—ftrfhnesta riesce all'umana salute l'influenza delle risaje, si dovranno queste abolire od almeno restringere, come da taluni è stato proposto? 0 piuttosto non si dovrà cercare di conciliare, per quanto è possibile , questa lucrosissima coltivazione colla salute di quegli abitanti? L'abolizione delle ris»je sarebbe impossibile, siccome contraria agli interessi pubblici e privati ed in certi casi più dannosa che la loro conservazione. D'altronde quante arti ed industrie utili, anzi necessarie all' umana società, converrebbe sbandire, qualora si volesse rigorosamente sopprimere tutto ciò che l'uomo non può produrre senza che ne avvenga qualche inconveniente o danno alla sua salute? L'interesse pubblico esige la conservazione delie risaje, ma nel tempo stesso la pubblica autorità è in dovere di dar tutti i provvedimenti valevoli ad impedire o menomare, per quanto è possibile, i danni che ne risultano per la salute degli abitanti dei paesi di risaja e particolarmente dei contadini che attendono a cotesta coltivazione. Le persone agiate che abitano i paesi di risaje, se non vanno affatto immuni dall'influenza perniciosa di quei miasmi, ne risentono assai meno le funeste conseguenze, mediante le igieniche cautele abbastanza note a quegli abitatori, ma praticabili da pochi; e non mancano esempi di persone che vissero, in mezzo alle risnje, sani ed incolumi fino alla decrepitezza. Vorreb^esi dunque estendere, per quanto è possibile, siffatte cautele ai coltivatori onde conciliare la coltivazione del riso colla loro salute. I mezzi valevoli ad effettuare cotesto cautele non possono essere somministrati da altri fuorché dai possidenti di risaje. I quali, ove il sentimento della carità, che pur dovrebbe parlare al loro cuore, tacesse, auche ascoltando la voce sola del proprio ben inteso interesse, si persuaderanno di leggieri che tutelando con miglior trattamento là salute dei loro contadini, procacceranno armento alla propria ricchezza, e prosperità al proprio paese.
Se in ogoicosaè necessario proporzionare le fatiche delle donne e dei ragazzi alle forze proprie,
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