Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
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tantissima, ma sommamente dannosa a chi la eseguisce (e sono ordinariamente le donne), dovendosi fare a mano ed a risaja inondata, onde le male erbe vengano divelto colle loro radici ; e giova ben anche talora ripetere quest'operazione, avvertendo però di cessare quando il riso comincia a mettere il culmo, per la facilità somma di romperlo. Si continuerà a tenere la risaja inondata con introdurvi e far scolare continuamente l'acqua. E però in quei luoghi dove nel mese di giugno e successivamente non si può mandar l'acqua di continuo sulla risaja, ma soltanto ogni sei, otto, o dieci giorni, basterà inondarla a questi intervalli, chiudendo le bocchette, onde trattenere l'acqua sui quadrati più a lungo che sia possibile, giacché l'esperienza insegna potersi mantenere il riso in vita e crescere, sebbene adacquato per irrigazioni periodiche, massime se il terreno sia argilloso e tenace.
Non maturando il riso d'una risaja tutto egualmente, il momento migliore per raccoglierlo è quello in cui il maggior numero delle pannocchie di tutto un campo apparisce maturo, la quale maturità si riconosce dall'inclinazione e dal colore giallo rossiccio delle pannocchie, dalla durezza dei semi e dall'ingiallimento delle foglie. In Piemonte ed in Lombardia la messe del riBO comincia ordinariamente verso il fine di agosto e dura per tutto set tembre; le risaje nuove per lo più sono mietute prima delle vecchie ; vuoisi però ritenere che la perfetta maturità è convenientissima per la qualità e quantità del prodotto. La mietitura si fa colla falciuola che suolai adoperare per le altre cereali, si legano le piante in covoni, si trasportano e si trebbiano sull'aja cogli stessi metodi, se non che, dopo d'avere diligentemente separata la paglia e ventilato il riso per ripulirlo, deve stendersi l'aja per tre o quattro giorni ed anche più, secondo h temperatura, onde essiccarlo perfettamente, dopo di che si ventola nuovamente e si porta nel granaio. In tale stato il riso trovasi coperto dalla buccia 088ia perigonio, conviene quindi brillarlo, cioè privarlo della scorza e renderlo riso bianco. Siffatta operazione devesi eseguire tanto più presto, quanto men bene è stato essiccato sull'aja ; del resto ò meglio lasciarlo ammucchiato nel granajo fino alla stagione invernale prima di brillarlo, perchè durante il gelo rende maggior quantità di risó bianco, e questo più intiero e di migliore qualità,. L'operazione della brillatura si eseguisce per mezzo di una macchina, che dicesi pista ed anche bril-ìatojo. In molte provincie il coltivatore vende il suo risone in natura a commercianti che lo fanno brillare in opifìcii speciali, volgarmente detto pile da riso. In altre Derò il risicoltore lo vende nello stato di riso bianco, eseguendo in luogo la brillatura. La quale operazione raggiunse tale un perfezionamento da richiedere speciali edifizi e macchine poste in moto dalla forza dell'acqua e del vapore. Citeremo solo quello dei fratelli Monari nel bolognese, vero stabilimento industriale dei costo di oltre 200.000 lire, dove il risone (sempre con meccanismi mossi dall'acqua) passa: 1° alla crivcllatura; 2° alla frattura delle reste, ecc.; 3° ad altro crivello per rinettamento delle medesime dalla terra, ecc. ; 4° a nn preliminare sgusci&mento mediante sovrasti (su-
ghernt.iì ossia mola orizzontale ; 5° crivellatura per la lop) a: 6° altra sovrasa orizzontale per compiere lo sgusciamento; 7° altra crivellatura; 8° grolla o prima mola verticale; 9° altro crivello; 10° grolla o seconda mola verticale ; 11° altro crivello; 12° grolla o terza mola verticale ; 13° crivello ancor più fino; 14° lustratore ossia dilucidamento finale.
Il brillatojo più comune si compone di una serie di pestelli (pilli, pestatoi), i quali da un cilindro messo in rotazione da una ruota mossa dall'acqua vengono alternativamente alzati per ricadere pel proprio peso in una pila, specie di mortajo, ossia recipiente incavato di legno durissimo, o più spesso di pietra, entro cui vien riposto il risone per isgu-sciarlo. Quando, dopo quindici minuti di brillatura, scorgesi per metà spogliato della sua gluma o loppa, togliesi dalla pila e, mediante-un crivello detto spol-veratore, liberasi dalla pula grossa o loppa staccata; indi, passandolo per altro crivello, si scevera dai granelli frantumati, dopo di che riponesi nelle pile ed ivi si lascia sottó l'azione dei pestelli per circa quaranta a cinquanta minuti, sino a che non iscorgesi perfettamente svestito. Si torna sotto al crivello, d'onde se ne trae una pula più minuta e sostanziosa; indi con altro crivello separansi i frammenti di grano; finalmente con altro differente crivello si cerniscono i graSi tuttora più o meno vestiti. Per meglio chiarire la esposta succinta descrizione, veggasi nella figura 5699 il prospetto di un brillatojo semplice di otto pestelli o pilli P,
P..... sollevati alternativaméntedai piuoli confitti in una linea spirale nel cilindro C posto in rotazione dall'ingranaggio A. messo in moto dalla ruota idraulica M. Nel zoccólo M M sono le otto pile corrispondenti agli otto pestelli, uno dei quali scorgesi nella figura 5698 in D, e sotto si rappresenta in A la sezione della corrispondente pila o mortajoche voglia dirsi. Anche in questo meccanismo si fecero molti miglioramenti e modificazioni, sostituendo il ferro al legno, ecc.
Risultato della brillatura mediante le descritte operazioni sono d'ordinario: l°la pula maggiore o pulone ricavato nella prima pestata e di quasi niun Fig. ùdiiN — P* stello valore ; 2° la pula fina già no-e sezione di una pila tata t,uona per pollj^ majali, ecc., 0 mortaio mefl0 nutritiva della semoladi frumento; 3° la risina, frammenti finissimi di riso bianco, la quale cotta fornisce un alimento eccellente per ingrassare ogni sorta di animali domestici ; 4° il mezzo riso, equivalente al riso, eccetto che è composto di granelli infranti ; 5° in-infine il riso bianco, costituito da grani quasi tutti interi. Quando il risone sia di buona qualità, e la brillatura eseguita a dovere, il riso bianco rende, non già il 40 a 50 %> come notano molti scrittori, ma molto di più, perchè quel tanto si riferisco al volume, mentre il rapporto vero vuol essere valutato in peso. Infatti, se chilogr. 100 di risone no-
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