Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
RISO (BRILLATOJO DEL) - RISO (DE) EUGENIO
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di moltissime erbe estranee, le quali invece prosperano quando si sospendono le irrigazioni, onde conviene supplirvi con sarchiature assai dispendiose. E però militano a vantaggio del riso cinese la sua precocità, il maggiore prodotto e, secondo alcune osservazioni, l'essere immune dal perniciosissimo morbo detto brusone, oltreccbè co-testa varietà di riso, non richiedendo inondazione perenne, può coltivarsi da chi può disporre soltanto della quantità d'acqua voluta per iuaffiare i prati; e finalmente cotesta coltivazione riescirà meno perniciosa alla pubblica salute che quella del riso acquajuolo. Intanto le osservazioni dimostrano essere falso che il riso cinese possa presso di noi nascere, crescere e fruttificare senza veruna irrigazione, o che possano bastare le pioggie dell'estiva stagione: esso non esige la continua presenza dell'acqua, ma gli è necessaria una discreta e costante umidità procurata da periodiche irrigazioni.
La coltivazione del riso, siccome assai più produttiva d'ogni altra, tende sempre ad estendersi a danno della salute di quei coltivatori, ed è notevole che i prodotti della scomposizione dei residui delle piante di riso e di un'immensità d'insetti, mentre esercitano una perniciosa influenza sul corpo umano, riescono favorevoli ad uua nuova vegetazione, di modo che tale coltivazione, anziché esaurire la fertilità del suolo, la aumenta di alcun che, contrariamente a ciò che succede dalla coltivazione delle altre cereali. Dicesi che nelle Indie la vicinanza delle risaje riesce affatto innocua, perchè prima dell'epoca della maturazione si cessa dall'inondarle, onde la poca acqua che vi rimane, si svapora iu breve e il suolo resta asciutto all'epoca della ricolta, dopo la quale i residui delle piante di riso vengono ridotti in cenere che riesceprofittevole al successivo ricolto: laddove da questi residui putrefatti provengono le nocive emanazioni delle risaje, sendo d'altronde provato che l'acqua non si corrompe finché le piante sono verdi e vive. E perchè non si potrebbe da noi imitare a questo riguardo gl'Indiani, a scanso delle pestifere emanazioni delle risaje?
Il riso in erba va soggetto a parecchie malattie, delle quali la più perniciosa, massime in Italia, è quella nota sotto il nome di carolo o brusone. I limiti prefissi a quest'articolo non ci permettono di ragionare a lungo intorno a questo flagello delle nostre risaje, sul quale molte cose si scrissero ai nostri giorni, onde invitiamo il lettore bramose di averne cognizione, a ricorrere alla dissertazione del dottore Rocco Ragazzoni, stata coronata dalla R. Società agraria di Torino, nel cui calendario georgico per l'anno 1825 trovasi inserita. Noteremo però che fra le diverse opinioni intorno alla causa del brusone, noi riputiamo doversi ritenere come la più verosimile quella che ne deriva l'origine da una specie di fungo microscopico parassitico.
I semi (cariossidi) del riso spogliati del loro involucro sono duri, bianchi, semitrasparenti e costituiscono un cibo sanissimo e molto nutritivo , il quale alimenta più popoli che il frumento; mangiasi bollito nell'acqua o nel brodo o nel latte, e colla sua farina cotta nell'acqua o nel latte iuzuc-cherato ed aromatizzato si formano certe cremeconveuientis8ime ai convalescenti. I medici prescrivono talora il decotto semplice di riso, come addolcitivo, contro la diarrea e la dissenteria.
Diversi chimici, fra i quali Vauquelin, Vogel, Bracounot, Darcet e Payen, analizzarono i semi del riso: i risultamene delle quali analisi non poco discordano fra loco, sia in dipendenza del diverso metodo di operare, sia relativamente alle varietà di riso analizzate. In generale vi si sono riscontrati i principii seguenti: amido, zucchero non cristallizzabile, gomma, sostanze grasse, fosfato di calce, silice, con qualche traccia, o nessuna, di glutine, e per questo riguardo il riso diversifica dalle altre cereali panificagli in grazia della copia di glutine che contengono.
I Cinesi ottengono dal riso, fermentato e distillato, un liquore spiritoso, detto arrach; essi compongono col riso una pasta che s'indurisce a segqo che ne fanno poi diversi lavori di scultura (Vedi Risaje).
RISO (brillatoio del) (econ. rur.). V. Riso.
RISO (de) Eugenio (biogr.). — Patriota italiano d'illustre casato, vide la luce in Catanzaro nel maggio 1815; mori di bronchite cronica, pochi mesi dopo esser rimpatriato da esilio dodicenne, nel 1860.1 cenni che ne diamo ne furono richiesti. Studiò nel patrio liceo, poi nelle domestiche mura. Per vaghezza giovanile fu guardia di onore del re, di che presto ebbe sazietà, e prese a militare nelle file dei liberali. Straziato dai fatti luttuosi di Cosenza (1837), di Aquila (1842) e dal supplizio dei fratelli Bandiera (1844), si mise a capo di una cospirazione nella capitale del regno. Percorse l'Italia superiore e vi conobbe i più caldi partigiani di libertà. La polizia il teneva d'occhio, ed egli si andava ramingo finché nel 1848 re Ferdinando lì accordava franchigie al regno) ed il De Riso rimpatriava e ¦ veniva eletto al Parlamento napolitano. Dopo il , nefasto 15 maggio egli, avendo con altri protestato contro la forza brutale, gettossi nelle Calabrie per muovere le plebi alle armi, e a capo di un battaglione di guardie nazionali correva ad afforzare le bande insorgenti. Ma prevalendo la forza, su piccolo palischermo con altri patrioti rifuggissi a Corfù. Recossi in Roma dopo la fuga del papa, e pugnò semplice soldato contro l'invasione francese: ma poi fu scacciato, e mentre a Marsiglia era sul punto di condurre in moglie una giovinetta italiana, il Governo borbonico ne staggiva ogni avere e dannavalo a morte: per tal modo al sacrifizio della patria aggiuugevasi quello del cuore. A Parigi tutto si diede agli studii, e confortato dal Gioberti e dal La Mennais, compose un'opera in cui prese a dimostrare la derivazione della presente dalla civiltà latina, e i varii corollarii che ne seguivano; compilla in quattro anni. Poi, non confacendogli il clima parigino, se ne iva a Londra, dove fece 1 letture politiche in prò'd'Italia. Eletto esaminatore , nel collegio di Eton, e poi deputato professore in quello della Regina, era giunto a procacciarsi agiata e onorevole esistenza; ma il tormentava il pensier della patria, e correva irrequieto di città in città per tesserne ogni dove il panegirico e accrescerne i difensori. Nel l860, dopo dodici anni i di confino, rivide la terra natale, con quanta giojaG00gle ""
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