Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      temente appressato al muro Don si dileguino, è segno cbe nel muro sia succeduta una combinazione chimica o molecolare; e queste macchie non si pos8onoaltrimente levar via. Invece di dar macchie, alcune volte il muro mette sulla sua superficie una efflorescenza di salnitro, che a lungo andare può corrodere tutto il dipinto, ed allora il miglior spe-diente (se la pittura è tale che valga la spesa) è di segare tutto intorno ad essa il muro, e trasportarla ad altro muro o meglio ad un quadro mobile su fondo calcare ove non vi è più pericolo che il nitro provenga da mattoni di oattiva terra e di mala cottura. Qupst'operazione del segare la pittura e trasportarla è ben lontana dell'altra di cui parleremo in appresso, in cui la sola superficie colorita si trasporta su tela o su tavola. Qui si tratta da prima di separare dal resto la parte intera del muro in tutta la sua spezzezza; e perchè iu questo taglio non cada alcuna scheggia dell'in-tonacodipinto, giovasu tutta lasuperficie del quadro far fare una pressione eguale con un tavolato fra il quale e il dipinto sia interposto uno strato di sottile arena. ^Questo tavolato serve poi anche di appoggio: poiché separata ai quattro lati la pittura dal resto del muro, richinasi su di esso, e tolgonsi via con precauzione tanti strati di mattoni e tauta spezzezza di muro, quanti ne può comportare il dipinto senza pericolo di rompersi. Nel primo taglio ed anche in questo assottigliamento, usino, se la qualità del muro lo comporta, certe seghe a denti molto fini, che mordendo pochissimo ed operando lentamente, scorrono senza produrre forti scuotimenti. Assottigliato convenientemente, senza punto muoverlo sul tavolato ove posa supino, il rinforzano con uno strato di gesso, col quale il fanno aderire in una cassa di legno, molto robusto, che di dietro e tutto all'intorno lo riveste. Il gesso ha il vantaggio di fare subito presa e d'essere tenacissimo; ma ha però un inconveniente , che è quello di dilatarsi assorbendo dell'umido; onde è cbe alcuni a quest'uopo preferirono calce mista con pozzolana o con polvere di marmo , che è di più lenta ma fortissima presti. Talvolta il muro è formato di pietre o di ciottoli, che non promettono esito felice , ove si Retisi ad assottigliarlo molto; ed allora è giuocoforza, per non perdere il tutto, lasciarlo di molta grossezza. In questo modo fu salvato, e si conserva benissimo il fresco di Daniele da Volterra, rappresentante la Deposizione di Croce, il quale esisteva nella Chiesa della Trinità dei Monti in Roma, ed ora si vede nella sagrestia di detia chiesa. La volta della cappella, su cui era dipinto, minacciavaruina ; epperciò fu tutto all'intorno tagliato e con seghette ridotto alla grossezza di due centimetri, o poco più; e di dietro fortificato con gesso, ed inquadrato in un grosso telajo di legno senza veruna fodera. Cosisi salvò questa egregia pittura. Ma poiché subito dopo l'operazione si volle richiamare a vita la tinta con linimenti di grasso, fu necessario, perchè non restasse alterata da essi l'armonia delle tinte, far tor via questi nuovi impiastri; e lo fece ottimamente, da par suo, il Ca-muccini. Ora il quadro è un po' sparuto, ma armonico quanto potè essere prima che il tempo lo avesse alterato. Quanto sia lungo, dispendioso edifficile questo processo, ognuno può immaginare per poco che vi rifletta; ond'è che già da gran tempo in qua si pensò di staccare i freschi senza ricorrere al taglio del muro. Applichisi ad un muro un foglio di carta rivestito di colla composta di amido o di fior di farina, e fattolo ben bene aderire sotto una equabile pressione, vi si lasci seccare. Secco che sarà si vada leggerim n te percotendo affinchè si stacchi, ed allora si vedrà che sulla colla aderì e fu trasportata via tutta la pellicola superiore della calce di esso muro, la quale quando fosse dipinta e fosse poi fatta aderire ad altro muro o a tavola per mezzo di materi e appiccaticcio, con un po'acqua sulla carta incollata, questa carta si torrebbe via, e vi resterebbe a nudo, come prima, la pellicola calcare del muro su cui si è operato il distacco. Su questo fatto semplicissimo ed alla mano di tutti è fondata la teoria dello svellere i freschi e rimetterli su tele, su tavole o su altri muri onde meglio conservali. Antonio Contri ferrarese (mori nel 1732), che come gli altri suoi predecessori e come gli odierni traslocntori di pitture, pretendeva d'avere un segreto particolare per eseguire l'operazione, soleva fare in questa maniera: « Copriva la pittura (cosi scrive il Baruflfaldi nella sua Vita) con una tela ben iuverniciata d'una certa colla, che tenacemente si attaccava al muro; poscia che l'aveva coperta, batteva beu beue la tela nel detto muro con mazzuolo di legno; quindi ta-; gliava la calce all'intorno della tela, e puntellava bene questa tela con tavola affinchè non alzasse alcuna vescica ; e dopo ciò, lasciatala ben beue asciugare ed incorporare per alcuni giorni, levava diligentemente pian piano con tutte e due le mani la detta tela, la quale tirava seco tutta la superficie del muro. Questa immediatamente riponeva ; su d'una tavola ben piana e liscia; e poi era sua i cura d'applicarvi un'altra tela impressa ed inverni-' ciata anch'essa d'una composizione più tenace della prima; la quale tela veniva ad attaccarsi al di dietro della pittura, ov'essa aderiva al muro. Su di questa poneva uno strato di rena e un altro peso per comprìmerla egualmente; e cosi lasciava l'opera per un'intera settimana senza farvi altro. Dopo di che levando i pesi e la rena, e rovesciando tutto questo lavoro sulla medesima tavola piana, bagnava con acqua calda la tela di cui erasi valso peristrap-pare la pittura dal muro , onde , staccandosi la colla, restava la pittura nel suo prospetto come prima si vedeva sul muro ». Questo è il procedimento adottato da tutti i trasportatori di pitture; oude non vi può essere luogo a secreto se non nel fare le due colle, di cui si è parlato. Per la prima basta la colla fatta d'acqua d'amido cotto; od anche di fior di farina; per la secondasuolsi aggiungere del sugo d'aglio, perchè resti più tenace; ma il sugo d'aglio cagiona spesso degli inconvenienti gravi, come quello che fa svanire parecchi colori. Per la seconda alcuni usano composizioni bituminose; e queste, se vantaggiose per una parte, per l'altra riescono dannose, poiché anueriscono la composizione penetrando nelle leggiere screpolature prodotte dal distacco. Ora veuendo al merito reale per l'arte di quest'operazione , noi preghiamo i nostri lettori ad avvertire ciò di cui abbiamo fatto
     


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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume XIX (parte 2)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1885 pagine 1280

   

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