Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
RISTRINGIMENE - RISURREZIONE
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stucco; ma lo stucco avendo una tinta opaca, mostra subito con cattivo effetto l'inabilità del ristauratore.
Mistattro d'architettura. — I monumenti architettonici, come quelli che sono esposti all'intemperie delle stagioni, al furore delle guerre e delle fazioni, abbisognano spesso di ristauri, perchè con picciol lavoro e poca spesa si può riparare ad un guasto, quando si prende la cosa per tempo, mentre, se si indugia, il danno viemaggiormeute s'accresce, e può produrne l'intera rovina. La conservazione degli antichi monumenti non fu negletta nemmeno da certi popoli e re, che noi chiamiamo barbari; e lo stesso Teodorico mostrò quanto avesse a cura la* conservazione delle opere romane, imponendo (con lettera che giunse fino a noi) al suo prefetto che usasse ogni attenzione per ripararle e istaurarle. Senza ristauri e senza riparazioni cadrebbero, e sarebbe vergogna di quel popolo e di quel principe sotto cui ciò avvenisse, perchè mostrerebbero d'essere da meno ancora dei barbari stessi. Che sarebbe Roma, che sarebbe l'Italia senza i suoi monumenti? Avrebbero le arti quivi potuto cosi presto risorgere e rifiorire senza di essi? Potremmo noi senza vergogna rammentare d'essere figli dei Romani ed eredi delle arti della Grecia? Ma pur troppo conviene confessare che molti dei nostri monumenti cadono in rovina, e che noi poco vi badiamo, quasi del nostro potessimo altre opere migliori e più belle edificare! Fortunati che già da gran tempo cessò l'abuso di distruggerli! Fortunati che passò la moda d'abbellirli, come allor dice vasi, o di guastarli, come or si direbbe! Ma intanto gia-ciono pressoché negletti molti tesori, i quali se fossero o nella vicina Francia, o in Allemagna, o in Inghilterra, sarebbero visitati e celebrati da tutti ; sarebbero come giojelli conservati e custoditi. Le Commissioni d'antichità e d'arte, istituite a quest'uopo, vegliano acciocché i nostri posteri non abbiano ad appellare cieco questo secolo, che noi ci compiaciamo d'appellare secolo dei lumi.
Consiste la riparazione nel proteggerli dalle acque, dalle intemperie, dagli scoscendimenti del suolo, e dalle altre cause occasionali ; il ristauro sta nel fortificar loro le fondamenta e le basi, nel rimettere le piccole parti mancanti, senza punto alterarne la forma, prendendo esatta norma da quello che sta. Ma quando non vogliasi o non si ! possa ristaurare, almeuo si conservi.
RISTRINGIMENE (patol.). V. Stringimento.
RISULTANTE (mecc.). — Forza che risulta dalla ; composizione di parecchie forze applicate ad un ì dato punto. Allorché due o più forze sono dirette secondo una stessa linea, ed esercitano la loro azione nella medesima direzione, la risultante è eguale alla loro somma ed opera nella direzione della maggiore. 1 varii casi sono da noi esposti in in altri luoghi (V. Forze e Parallelogramma delle forze-.
RISURREZIONE (teol.). - Il ritornare di un estinto a nuova vita. Si può risorgere solameute per alcun tempo e per morire di bel nuovo; ed allora la risurrezione è passaggera, qual fu quella di coloro i cui venue da Gesù Cristo, dagli apostoli, dai profeti resa miracolosamente la vita. La risurrezione perpetua è quella per cui dalla morta «< Passa al-Nuova Ewcicl. Ital. Voi.
l'immortalità; e tale fu la risurrezione di Gesù Cristo, tale quella che si spera dai fedeli cristiani.
Tre risurrezioni ricordansi nell'Antico Testamento: quella del figliuolo della vedova di Sarepta risuscitato da Elia (III Reg., xvn, 22); l'altra del figliuolo della Sunamite risorto per opera d'Eliseo (IV Reg., iv, 35); la terza d'un cadavere tornato a vita pel tocco delle ossa di questo profeta (ibid., xm, 21). Tre pure si riferiscono operate da Gesù Cristo. L'una nella figlia d'un arcisinagogo (Matth., ix, 25) ; la seconda nel figlio della vedova di Naim (Lue., vii, 15); l'ultima nella persona di Lazzaro (Jo., xi, 44). San Pietro risuscitò la vedova Tabita (Act., xi, 40). San Paolo restituì la vita ad un giovano morto per caduta dall'alto d'una casa (xx, 9).
11 miracolo della risurrezione di G. Cristo è la base su cui riposa la religione cristiana ; ed è ugualmente riferito da tutti quattro gli evangelisti, t Se Cristo non è risuscitato, ha detto san Paolo (I Cor., xv, 14, 15), vana è la nostra predicazione, vana è ancora la nostra fede; siamo anche scoperti testimoni falsi di Dio, dappoiché abbiamo renduto testimonianza a Dio dell'aver lui risuscitato Cristo, cui non ha risuscitato ».
Il domma del futuro risorgimento degli uomini tutti alla fine del mondo è una credenza dei cristiani non solo, ma anche degli Ebrei e dei patriarchi stessi. « Io so, dice Giobbe (xix, 25), che vive il mio Redentore e che nell'ultimo giorno io risorgerò dalla terra, e di nuovo io sarò rivestito di questa mia pelle, e nella mia carne vedrò il mio Dio: questa è la sperauza che nel mio seno io tengo riposta ». Daniele dice (xn, 2) che coloro i quali dormono nella polve si desteranno quali per l'eterna vita, quali per un obbrobrio interminabile. I sette fratelli che soffersero il martirio sotto Antioco dichiararono come essi avessero sperauza d'una risurrezione gloriosa e d'una vita eterna (Mach., vii, 9, 14). Sorsero poscia i sadducei, presso la nazione giudaica, ad impuguare la dottrina della vita futura e della risurrezione ; e Gesù Cristo la dimostrò loro, dicendo che Iddio si chiamò il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, quindi che è il Dio dei vivi e non dei morti (Matth., xxn, 21). I Farisei non si scostarono mai da una tale credenza (Act.. xxiii, 8). San Paolo ne trasse buon partito per sostenere al cospetto di Agrippa la verità della risurrezione di Gesù Cristo (ibid., xxvi, 8 e 23), come allegò questa per provare a quei di Corinto la futura generale risurrezione (I Cor., xxv); e giovasi di tal motivo per animare i fedeli alle opere buone e consolarli della morte dei loro congiuuti e dei patimenti della presente vita(I Tess., tv, 12;. E sovvertitori della fede cristiana chiama coloro i quali dicevano già avvenuta la risurrezione (Il Timot., il, 15). Quando il cristianesimo venne a notizia dei filosofi, non ci fu modo che questi tollerassero il domma della risurrezione futura. Celso si diede a combatterlo a tutt' uomo. Qual anima umana, dice egli, vorrebbe rieutrare in un corpo fatto polvere? Non può Iddio, tuttoché onnipos-sente, rimettere nel primiero stato un corpo disfatto, perchè cosa indecente la è questa e coutro natura. Origene gli rispose che i corpi risorti non saranno più in uno stato di corruzione, ma sì di XIX. 28
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