Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
RITIRO - RITMO
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stretto, per proteggere l'infanteria, e lasciarla ri- , mettere in marcia. Non v'è precauzione e lentezza , che basti nelle diverse ritirate. La testa dev'essere j attenta a' movimenti che fa la coda, e fare fermate , frequenti per darle il tempo di raggiungere e per i soccorrerla. Se nella ritirata v'è uu fiume a pus- I sare, la prima linea, dopo averlo passato, deve ] mettersi in battaglia dall'altra sponda per proteggere la secouda, che deve tagliare o ripiegare i suoi ponti al di dietro di essa. Le ritirate, quando si è inseguito, devono farsi in guisa che la prima linea si ripieghi negli intervalli della seconda, che fa un movimeuto in avanti per ricevere l'inimico, che non manca di gettarsi su quella che ripiega. Pria di un preveduto affare, il cui successo è sempre incerto, devesi rendere la comunicazione facile sili di dietro; se vi si trova un fiume, bisogna gettarvi de' ponti sufficienti. La retroguardia di un'armata che si ritira dev'essere composta di-truppe scelte, per evitar la confusione ed il disordine, che facilmente si comunica a tutto il resto dell'armata. Quasi tutti i generali preferiscono le ritirate di j notte: essi fan riconoscere i cammini, e si allonta-nano col favore dell'oscurità, affinchè il nemico nel- j ravvedersene alla punta del giorno non possa si , rapidamente raggiungerli. In simili casi fa d'uopo ¦ d'inviare avanti parte dell'infanteria, per occupare ! nelle marcie delle colline vantaggiose, se se n'incontrano, onde mettere all'istante tutta l'armata in sicurezza, e se mai il nemico s'azzardasse d'inseguirla, possa l'infanteria che occupa le alture piombargli addosso. Non v'è cosa più pericolosa che quella d'inseguire inconsideratamente una truppa, che d'ordinario si prepara in posizioni o in imboscate a ben ricevere chi iusegue.
Le ritirate sono vere occasioni per formare le imboscate, poiché d'ordinario sembra poco doversi temere chi fugge ; ma più questa confidenza è grande, più i rischi sono frequenti. Le sorprese i non accadono nelle marcie che quaudo non si è in guardia e che non si dubita di alcun pericolo, ciò cbe bisogna evitare; poiché il numero ed il valore non Bono sufficienti uelle insidie di simil natura. Per tendere un laccio al nemico che si ritira, bi-sogna farlo seguire da un picciolo distaccamento di cavalleria, che leggermente l'attacchi sul di dietro, meutre si procura d'inviare un buon corpo di truppe per vie occulte da portarsi vantaggiosamente sul passaggio dell'inimico. Costui immaginandosi che ogni rischio è passato, e che non più si pensi a lui, lascierà senza dubbio marciare le sue truppe in disordine; allora il corpo di truppe posto in agguato piomba su di esse, e fa lor pagare il fio della ; loro imprudenza. Uu generale avveduto, per non ; cadere in agguati, deve inviare uuticipatameute j delle truppe, oude occupare i luoghi più difficili e j gli stretti de' boschi, quando ve ne fossero ad attraversare, assicurando ancora per di dietro la sua ritirata coutro le persecuzioni del nemico, con ab-barrargli il cammino con tagli d'alberi e simili. Del resto le occasioni di sorprese e d'imboscate sono quasi sempre comuni ad ambi i partiti. Colui cbe si ritira può lasciare dietro di sé delle truppe nelle vallate atte a ciò, o nelle campagne coperte di buschi, e se il nemico cade nell'agguato, egli può
ritornare sui suoi passi, ed unire le sue forze a quelle dell'imboscata. Per colui che insegue può fare avanzare delle truppe, come si è detto, per strade tortuose, per tagliare il cammiuo all'inimico, ed attaccarlo di fronte, mentre che il resto della sua armata che lo insegue lo attacca per di dietro. Colui ch'è inseguito può ritornarsene addietro, e piombare la notte sul suo nemico nel forte del sonno, e colui che insegue può ben anche, malgrado fosse ben lontano dal suo avversario, raddoppiar di marcia e sorprenderlo al passaggio di qualche fiume; infine vi sono sempre delle risorse immancabili per un generale accorto ed intelligente.
RITIRO (stor. eccl.). — Con questo nome si chiamano i conventi e le case religiose dei Francescani riformati, dei Recolletti, dei Passionisi, della Congregazione della pia società dell'Apostolato cattolico, sotto l'invocazione della Regina degli apostoli. Ritiro si chiama anche qualche conservatorio, come il conservatorio o ritiro della Croce di Roma, il conservatorio o ritiro del Sacro Cuore di Gesù di Roma. Il conservatorio delle Borromee fu da Mor-celli chiamato Ritiro della carità. In generale codesto nome serve sempre per designare una comunità religiosa che per lo rigore di sua regola vive al tutto solitaria e separata dal mondo, si nelle campagne che nelle città.
RITMO (mws.). — Convenienza cronologica degli acceuti musicali. Le umane favelle ripetono la loro intelligibilità dal significato inerente alle parole, e da quello che le parole medesime acquistano in virtù del rapporto che hanno le une con le altre. 1 suoni musicali non avendo per se medesimi verun significato, non possono costituire quel discorso sui generis che vien chiamato musicale, se non in virtù dell'ordine che è fra i varii suoni componenti la melodia e l'armonia, e degli accenti convenientemente collocati su di loro. L'ordine dei suoni è regolato dalla Melopea (V.); quello degli acceuti dal ritmo. Sia una serie di suoni unisoni, di egual durata e di egual forza, come l'orecchio nostro nonriir ir r r^-r r
può udirli senza acconciarseli come se procedessero di due in due o di tre in tre o di quattro in quattro; vale a dire che gli parrà che a ogni due suoui, a ogni tre o ad ogui quattro uno periodicamente siavi più degli altri forte, più degli altri accentuato. Quest'acceuto periodico ed isocrono è quello a norma del quale ogni pezzo di musica si divide in tante piccole parti di egual durata, che chiamatisi misure o battute, e costituisce una prima specie di ritmo, che ben si può paragonare al metro della poesia, o per dir meglio ai piedi del verso, e dalla poesia potrebbe prendere a prestanza l'epiteto di esterno. 11 ritmo esterno, come dall'effetto della sovrascritta serie di suoni si può raccogliere, non può per se medesimo conferire alla musica se non un senso assai vago e indeterminato, dove gli manchi l'ajuto di una ordinata varietà di suoni o non abbia almeno tratto tratto alcuna reticeuza o varietà nella durata che rompa l'uniformità di una serie monotona di suoni qual è la sovrascritta.
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