Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
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RI VARO LO - RIVE (DE LA) CARLO GASPAREoffesi da favori a questi concessi. Talvolta può risultare dall'applicazioue di certi priucipii contrarii a quelli ricevuti presso le altre nazioni, e tali da produrre per queste cousegueuze materiali dannose.
Non basta: la ritorsione può aver luogo non solo dal momento che un Governo abbia applicato un principio dannoso ad un altro per certi riguardi, ma anche dal momento che l'ha proclamato. Nondimeno non è generalmente esercitata per uua semplice differenza che possa esistere frale leggi dei due paesi ; un tempo ciò bastava, e i Codici civili erano pieni di disposizioni a riguardo degli stranieri, le quali si fondavano appunto sulla ritorsione
0 reciprocità. Così facevano i Codici italiani, sull'esempio del francese (art. 11), accordando agli stranieri non domiciliati nello Stato il godimento di quei diritti civili, che la nazione a cui essi appartenevano avesse accordati ai nazionali, salve speciali convenzioni diplomatiche (Cod. Albert., art. 26; Napolet., 9; Parm., 32). E il Codice austriaco pure esige che lo straniero, il quale voglia godere uguali diritti dei nazionali, provi nei casi dubbii che lo Stato a cui appartiene tratta i cittadini austriaci, riguardo al diritto in quistione, come
1 proprii <§ 33). Questi principii si applicavano specialmente in riguardo al diritto successorio (V. Allunaggio). Ma essi vanno man mano scomparendo, e già il Codice francese fu modificato a questo riguardo da leggi posteriori; e nella nuova codificazione italiana ne son quasi del tutto tolte le traccio.
Meno prossimo sarà un tal miglioramento nelle relazioni commerciali. In queste non trovano altro mezzo per indurre un Governo straniero a cessare dal porre ostacoli doganali all'importazione od alla esportazione d'una merce, di quello di colpire cogli stessi provvedimenti un'altra merce, danneggiando ad uu tempo i due paesi. Migliori e più sane idee economiche farebbero agire ben diversamente; e possiamo dire con orgoglio cbe, tra noi, dopo l'amministrazione del conte di Cavour, esse si son fatte largo fra i governanti e nel paese.
Per istabilire la libertà, non si deve aspettare che altri paesi l'abbiano stabilita prima di noi.
RITRATTAZIONE (dir. pen.). — La ritrattazione di ciò che fu asserito basta in certe occasioni a togliere la risponsabilità dell'asserzione, in quanto tolga le conseguenze di questa. Su ciò si veda, per la ritrattazione d'una Calunnia, questa voce, in fine; e per la ritrattazione da una falsa testimo nianza, la voce Testimonio.
RITRATTAZIONE (letter.). — Si chiama cosi l'atto che caucella o muta un'opinione già manifestata. Quell'opinione è un giudizio che versa sopra cose politiche, morali o semplicemente letterarie. Il giudizio può essere stato fatto sinceramente ma con errore, o di mala fede per qualche fine meno retto. Se l'errore offende uno Stato o la condotta di un privato, è assai più grave che qualora riguardasse soltanto le opere dell'umana intelligenza. La ritrattazione è spontanea, e procede da un animo onesto quando l'errore che l'ha cagionata fu commesso per inavvertenza; è forzata se una persona essendo ferita da quell'errore obbliga con qualsivoglia maniera colui che lo fece a disdirsi. Nelle dispute letterarie la ritrattazione ripara talvolta l'offesafatta alla persona, e quella fatta al criterio o al buon gusto. Se la ritrattazione non prende origine da un intimo convincimeuto, che riveli una mutazione di giudizio per più maturo esame, e per nuovi fatti, ò una semplice formalità che serve all'apparenza per acquetare le passioni e inganuare il pubblico. Onde la ritrattazione non consuonando colla coscienza, non impedisce che l'autore di essa per altra via continui a far valere la sua vera e primitiva opinione. Si ritratta uno scritto, un motto, un discorso che hanno più o meno di pubblicità secondo i luoghi e le circostanze. La ritrattazione vera non è mai disonorevole qualora sia fatta nelle debite convenienze; rimediando uu fallo indica pentimento; correggendo uu giudizio mal fondato per ignoranza, pruova la mente che lo fece aver conosciute le ragioni che l'avrebbero dovuta guidare fiu dalle prime sue operazioni. La ritrattazione è talvolta imposta dalla forza, e vi sono stati spiriti abbastanza fermi nel loro convincimento per non cedere alle minacce ed affrontare la stessa morte, come fece Tommaso Moro, il quale antepose il patibolo al tradire la propria coscienza. È questa la prova più luminosa d'un indomabile couvincimento. Avvi però di quelli che si ritrattano facilmente al primo cambiar di viso che fa la fortuna, per megli.o secondare i loro interessi applicando le idee alle circostanze in proporzione dell'utile. Chi prende norma da questo per le proprie opinioni, non ha convincimento alcuno che regoli la sua condotta. La ritrattazione per esso è un giuoco che si rinnova ogni volta che il bisoguo lo chieda. Il miglior partito dell'uomo dabbene è di non mettersi in condizione di doversi ritrattare: al che fa d'uopo che la mente e la coscienza siano bene illuminate, affinchè il giudizio non sia erroneo, e riesca inconcusso il convincimento.
RITRATTO (B. A.). — La parte archeologica e storica dei ritratti, come ragion voleva, fu da noi trattata all'articolo Iconografia (archeol. e B. A.): ci resta qui a discorrere di ciò che alla tecnica si riferisce.
11 ritratto deve essere somigliante al naturale da cui fu cavato, e deve esser bello, essendo la bellezza dote inseparabile dall'arte. La fedeltà dell'artista nel ritrarre esattamente i lineamenti, le forme e l'espressione del vero, vengono a produrre la rassomiglianza, la quale tanto sarà maggiore, quanto più deciso e spiccato riprodurrà il carattere della persona rappresentata. Ma la fedeltà del ritrattista qon consiste già nell'osservare e ripetere sulla tela o nel marmo i tratti più minuti d'un volto senza nulla omettere, come farebbe un disegnatore anatomico nel copiare uu pezzo dissecato, che talvolta si giova pur della lente per non lasciar inavvertito alcun nervetto, o qualche piccola ve-nuzza. Il ritrattista si ferma sulle parti larghe ; queste disegna colla massima cura, a queste sole tien l'occhio ed abbandona le altre come di nessun giovamento. L'aria d'un volto è costituita dall'espressione individuale, da una certa mossa tutta propria, e dai rapporti che hanno a vicenda le singole parti di esso. Onde il ritrattista non può a suo piacimento scegliere quale espressione debba dare al suo ritratto, ma è costretto prenderla traLjOOQle
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