Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      ROBBIA
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      terra. Si può seminare, come dicesi, a dimora, ovvero per trapiantamene ; nel primo caso la seminagione si eseguisce a pieno getto ovvero in righe, il quale ultimo metodo è da preferirsi per la facilità delle sarchiature. La quantità della se-meute necessaria per uu ettaro di terreno è allo incirca di 84 chilogrammi. 11 terreno destinato a ricevere la semente si divide in aree larghe circa un metro, separate fra loro da stradini larghi 6 deci meri. Al margine dell'area si scava un fossa-tello profoudo 25 millimetri, nel quale si depone la semente alquanto meuo spessa che il grano; quindi si scava uu secondo fossatello nel mezzo dell'area, e la terra di questo serve a coprire i semi deposti nel primo, siccome quelli che si depongono nel secondo sono coperti dalla terra del terzo fossatello, e dallo stradino si prende la terra da coprire lasemepte posta nel terzo, cosicché tutta l'area trovisi a livello e i semi siano coperti di un 25 millim. di terra. Quando occorrano inaffiamenti, avvertasi che l'acqua non scorra sopra le aree, massime quando le piantine non sono ancora uscite di terra.
      Volendo praticare il metodo del trapiantarnento, si semina la robbia a piena mano nella guisa sovra descritta: un anno dopo si cavano di terra le piantine e si trapiantano in fossatelli disposti come sovra, che però debbono avere intorno ad un de-£imetrodi profondità ed essere distanti un75 millim. l'uno dall'altro. Avvertasi di trapiantare le piantiue appena cavate di terra e di eseguire quest'operazione possibilmente in tempo piovoso , ovvero di immergere le piantine in acqua prima di porle in terra. In generale la seminagione a dimora ò da preferirsi al trapiantamene, ad eccezione di alcuni casi , come sarebbe quello di un terreno troppo forte, compatto od assai umido, nel quale difficilmente spunterebbero le piantine germoglianti. Codesta piauta non può prosperare senza una certa freschezza; perciò in difetto di pioggia si ricorrerà alle annaffiature da eseguirsi per irrigazione negli intervalli dei solchi in caso di trapiantamene, ov- ! vero coll'annaffiatojo in quello di seminagione a dimora. Giovauo pure le sarchiature onde conservare la robbia affatto netta dalle male erbe; lo che si può eseguire con maggior facilità ed efficacia, zappettando, appena che le piante sono al te 5 centi m., gl'intervalli frapposti alle righe. Inoltre conviene arare di tanto in tanto gli stradini frapposti alle aree, sia per rinvigorire la vegetazione della robbia, sia per avere terra smossa, con cui coprire le aree, e giova eziandio a conservare e promuovere il vigore della vegetazione il somministrarvi ingrassi di facile scomposizione , come panello , e meglio ancora la cosi dettapoudretie. Quando i fusti souo giunti all'altezza di circa tre decimetri, si coricano sulla terra quelli delle righe attigue agli stradini e si coprono all'altezza di cinque centimetri, colla terra smossa degli stradini stessi, in modo.però da lasciare scoperta l'estremità dei fusti: in tal guisa tutto il tenero fusto coperto di terra si trasforma in radici. Quindi si dividono i fusti della riga media dell'area, coricandoli metà a destra e metà a sinistra e coprendoli con terra presa dai due stradini. Si continua intanto a sarchiare le Nuova Enlicl. Ital. Voi. XIX.
      aree ed al principio dell'inverno si rincalzano tutti i fusti in guisa che non escano di terra se non per la lunghezza di 25 mllimetri. Nel successivo mese di aprile o di maggio si ricomincia la sarchiatura e si annaffia secondo il bisogno. In agosto od in settembre del secondo anno, cioè diciotto mesi dopo la seminagione, ovvero due anni dopo il trapiantamene), le piante di robbia danno gran copia di semi, i quali devonsi raccogliere quando hanno acquistato un colore nero, segno di maturità perfetta. Tale ricolta si fa in due maniere, cioè raccogliendo i semi a mano, a misura che maturano, ovvero si tagliano a fior di terra i fusti e i rami, quando la maggior parte dei semi è giunta a maturità, si fanno seccare al sole, poi si battono col coreggiato, come si usa per le biade; si nettano i semi e si ritirano quando sono ben secchi. Che se non vogliasi fare tale ricolta, si può trarre profitto dell'erba della robbia falciandola per couvertirla in foraggio eccellente per tutto il bestiame , avvertendo di ritirarlo sul fenile prima del levar del sole, onde evitare la caduta delle foglie, nelle quali consiste il suo priucipal valore. Si potrebbe ottenere un secondo ed un terzo taglio di fieno, ma con danno per l'accrescimento delle radici , che sono il principal prodotto. E però se tagliasi l'erba della robbia per raccogliere i semi ovvero per ridurla in foraggio, bisogna, dopo il taglio, coprirla con alquanto di terra onde evitare la perdita di sugo, che sarebbe susseguita dalla morte delle piante. Alcuni coltivatori raccolgono le radici diciotto mesi dopo la seminagione; e però riesce assai più profittevole il differire questa ricolta sino al fiue del terzo anno, cioè trenta mesi dopo la seminagione, ottenendosi in tal guisa radici assai più grosse e meglio impregnate di materia colorante, ed è accaduto che, per cagione di lite vertente, sendo la robbia stata in terra sette od otto anni in buon fondo, le radici si trovarono di prodigiosa grossezza e diedero un profitto ricchissimo. Nel terzo anno si praticano le stesse diligenze che abbiamo indicate per il secondo; finalmente iu agosto od settembre (qualora vogliasi raccogliere i semi) si tagliano quasi fra due terre le piante colla falce e tosto dopo si cavano di terra le radici. A quest'uopo si zappa alla massima profondità con un zappone a corto manico, rovesciando la terra delle aree nei cavi formati negli stradini togliendone terra per coprire le piante. Si rompono le zolle e se ne cavano le radici che gettansi sopra un lenzuolo; se la terra è asciutta, queste riescono abbastanza nette; se fosse umida conviene lavarle, poi stenderle tosto per farle essiccare, la quale essiccazione si può fare mediante la stufa o coll'e-sposizioue al sole, ovvero Bemplicemeute ad una corrente d'aria e all'ombra, il quale ultimo metodo, ove il tempo lo permetta, è da preferirsi nell'interesse dell'agricoltore e ben auche del tintore ; e però quando le radici, dopo essere state per qualche tempo esposte all'aria, sono divenute molli a guisa di funicelle e che torcendole non danno più sugo, conviene accelerarne l'essiccazione esponendole al sole finché siano tali da rompersi piegandole. L'essiccazione mediante la stufa è più pronta; ma le radici perdono sette ottavi del loro peso.
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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume XIX (parte 2)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1885 pagine 1280

   

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