Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      ROBBIA (DELLA) LUCA
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      Ditato contenente in massima parte una sostanza particolare, ohe fu detta acido ruberitrico. Per ottenerlo si fa passare una correute d'acido solfidrico sul precipitato stemperato uell'acqua. Producesi solfuro di piombo, aderente al quale rimane la maggior parte dell'acido ruberitrico, d'onde si estrae facendolo bollire con alcole. Cosi ottenuto non è puro, perciò fa d'uopo ri preci pi tarlo colla barite, decomporre il precipitato baritico coll'acido acetico allungato, riprecipitarlo col sottoacetato di piombo e decomporre coll'idrogeno solforato il composto piombico stemperato nell'alcoole. Con questo mezzo del liquore alcoolico si ha l'acido ruberitrico in prismi gialli e setacei, poco solubili nell'acqua fredda, solubilissimi nell'acqua bollente, nell'alcoole e nell'etere.
      Facendolo bollire coll'acido cloridrico allungato se ne ritrae alizarina ed una sostanza zuccherosa.
      In breve, l'acido ruberitrico, si per la composizione elementare quanto per molte delle sue qualità, si assomiglia di tanto al rubiano da poter supporre che sia con esso una sola ed identica materia. Nondimeno ne differisce per la diversa solubilità nell'acqua fredda tra l'uno e l'altro, per essere l'acido ruberitrico cristallizzato e il rubiano amorfo, per essere l'acido ruberitrico poco solubile nell'acqua fredda e il rubiano molto solubile e quasi deliquescente.
      Nè il rubiano nè l'acido ruberitrico sono le materie cbe per se medesime formino i colori estratti dalla robbia; ma col loro disdoppiamento dànno origine al colore principale della suddetta radice, cui già accennammo col nome di alizarina.
      L'alizarina non preesiste nelle radici di robbia. e per prepararla pura si usano varii processi, tra i quali sembra preferibile quello di ricavare dapprima il rubiano e poi decomporre questo con uno degli acidi cloridrico o solforico diluiti e la bollitura.
      Si disse come ne precipiti alzarina con altre tre materie; si raccoglie il precipitato e si tratta replicate volte coll'alcoole bollente, che scioglie l'alizarina e qualche altra materia. Lasciando che si raffreddino le soluzioni alcooliche si deporranno cristalli, ma l'alizarina resterà disciolta. Si dovrà aggiungere acetato di allumina che farà deporre l'alizarina non pura del tutto. Lavando il precipitato coll'alcoole, poi decomponendolo coll'acido cloridrico, raccogliendo i fiocchi rossi che si depongono, e lavandoli con acqua, ndisciogliendoli nell'alcoole, e mescendo a questo una soluzione di acetato di rame, si avrà in fine un liquido contenente alcoole, una certa quantità di sai di rame ed alizarina disciolta, che si farà deporre col mezzo dell'acido cloridrico. Raccolta per tal modo, lavata con acqua e sciolta nell'alcoole, si deporrà da quest'ultimo in iòrma di cristalli. L'alizarina può cristallizzare in due forme, secondo che sia idratata od anidra. Quando sia idratata è in pagliuole somiglianti all'oro musivo, quando è anidra è in prismi rossi che volgono più o meno al giallo.
      Scaldandola dentro una campanella, si fonde e sprigiona vapori gialli, che si condensano sulle parti fredde del recipiente in piccoli aghi arancioni.
      Se era in cristalli idratati comincia a perder acqua, a 100° c. diventaopaca e di colore più intenso; comincia a sublimarsi a 215° c. Per quanto si pro-
      ceda con cautela nella sublimazione, una parte rimane decomposta.
      È insolubile nell'acqua fredda, poco solubile nella bollente, solubile nell'alcoole e nell'etere, che colora di giallo. Non è alterata dall'acido cloridrico; è disciolta dal solforico concentrato, che non la scompone neppure a caldo; è trasformata in acido ftalico od alizarico dall'acido nitrico, dal perclo-ruro di ferro e dal nitrito di perossido dello stesso metallo. È solubile negli alcali caustici e nei carbonati alcalini, che colora di porpora; si combina facilmente colla calce e colla barita e forma una bella lacca rossa coll'allumina. E precipitata in color porpora con una soluzione alcoolica d'acetato di piombo. La sua formola è 090H606 quando è anidra; e C*>Heoe + 4HO quando è idratata. Dalla decomposizione dell'alizarina ne viene un prodotto conosciuto col nome di porporina, che si forma in copia facendo fermentare la robbia col lievito di birra per qualche mese.
      Similmente dalla sua ossidazione si forma l'acido ftalico od alizarico od anche naftalico che porta diversi nomi, ed è rappresentabile da un equivalente di alizarina sulla quale si siano aggiunti due equivalenti di ossigeno.
      È un corpo che cristallizza in laminette unite in gruppi rotondi, poco solubile nell'acqua fredda, solubilissimo nell'alcoole e nell'etere. Messo a distillare perde gli elementi di due equivalenti d'acqua e si trasforma in acido alizarico anidro o piroali-zarico, il quale è un corpo in aghi elastici, poco solubile nell'acqua, solubilissimo nell'alcoole e nell'etere, fusibile a 105 c., sublimabile a temperatura più elevata. È neutro e non si combina colle basi.
      L'acido alizarico idratato è bibasico a somiglianza dell'acido tartarico, e ha d'uopo perciò di due equivalenti di monossido per formare sali neutri.
      In generale gli alizarati acidi e neutri sono cristallizzabili e solubili.
      ROBBIA (della) Luca (biogr.). — Scultore insigne e famosissimo inventore delle terre cotte invetriate, che da lui tuttodì si addi mandano, nato nel 1400 a Firenze, morto nel 1481, imparò l'arte dell'orefice e prese quindi a far lavori di marmo e di bronzo sotto Lorenzo Ghiberti, al dire del Baldinucci, finché gli operai di Santa Maria del Fiore lo invitarono a lavorare in quel magnifico tempio, ove fece pel campanile cinque storiette di marmo, le quali per pulitezza, grazia e disegno avanzarono d'assai, al dir del Vasari, le due fatte da Giotto. Appresso fece per la stessa chiesa altre storie rappresentanti varii musicanti , lavoro mirabile , diviso in dieci pezzi, che sta ora nel piccolo corridojo delle sculture moderne nelle R. Galleria degli Uffizi. Nello stesso corridore sono pure due bassorilievi di marmo non finiti, i quali dovevano far parte dell'altare della cappella di San Pietro, allogata a Luca nel 1438, come trovò il Rumohr (vedi Antologia di Firenze, tom. ni, e Ricerche italiane, n, 363). Finito questo ed altri lavori, fu allogato a Luca il compimento della porta di bronzo della sagrestia di Santa Maria del Fiore, la qual porta scompartì in dieci quadri, cioè in cinque per parte, facendo in ciascuua una testa d'uomo giovane, vecchio, di mezzana età, chi con la barba e chi raso, ecc. Nelle
     


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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume XIX (parte 2)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1885 pagine 1280

   

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