Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
ROBBIA (DELLA) ANDREA
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un'eleganza di pose che forse non fu da altro statuario raggiunta. Egli potrebbe dirsi l'Angelico della scultura, come il Ghiberti ne fu il Ghirlandajo, e Donatello il Mantegna. Diffatti le molte Madonne e gli Angeli che Luca plasticò per le chiese di Firenze, d'Arezzo, di Pistoja, di Vallombrosa e per altri luoghi di Toscana sono di una santità, di una virginità, di un'aria cosi soavemente pudica, che non possono venire eguagliate se non da quelle inimitabili dipinte dal Beato da Fiesole ».
Vedi: Vasari, Vite dei più celebri pittori, scultori, ecc. (Firenze, 1848, ediz. Le Monnier, voi. in) — P. Selvatico, Storia estetico-critica delle arti del disegno (voi. 11, pag. 368) — Barbet de Jouy, Les Della Robbia (Parigi 1855).
ROBBIA (della) Andrea (biogr.). — Figliuolo di Marco, fratello del Luca precedente, epperciòsuo nipote, nato nel 1431, morto nel 1528, lavorò di marmo benissimo, come si vede nella cappella di Santa Maria delle Grazie fuori d'Arezzo, ove fece pel Comune in un grande ornamento di marmo molte figurette e tonde e di mezzo rilievo. Fece anche in terra cotta in quella città la tavola della cappella di Puccio di Magio in San Francesco e quella della Circoncisione per la famiglia dei Bacci. Somigliantemente in Santa Maria in Grado è di sua mano una tavola bellissima con molte figure, e nella cappella della Madonna del Duomo un Dio Padre che sostiene con le braccia Cristo crocifisso circondato da molti angeli e con al basso San Donato e San Bernardo ginocchioni ; tutte queste opere di Andrea fatte in Arezzo, meno la Circoncisione per la famiglia Bacci, si sono conservate. Sono anche in essere parecchie tavole che fece nella chiesa e in altri luoghi del Sasso della Vernia. Lo stesso Andrea lavorò in Firenze tutte le figure che sono nella loggia dello spedale di San Paolo, di terra invetriata colorita, vale a dire YIncontro di san Domenico con san Francesco, e nella facciata certi tondi, alcuni con mezze figure, altri con figurette intiere. Nei due che rimangono sugli angoli sono due belle teste che si credono i ritratti di Luca e di Andrea. Sotto il primo ò scritto: Dal Vanno 1451 e nell'altro All'anno 1495. Da queste date se ne viene a inferire che il lavoro non potè essere tutto di mano d'Andrea, perchè egli, nel 1437, come risulta da sicuri documenti, di quattordici anni non poteva por mano a quest'opera, che è di una bellezza cui molte altre di questo genere cedono di gran lunga. È probabile pertanto che il lavoro fosse cominciato dal suo zio Luca, poi rimasto interrotto e finalmente dato a ultimare al nipote. Andrea Della Robbia fece eziandio un presepio di terra cotta, esistente tuttavia, per la chiesa dei Padri Domenicani di Santa Maria Maddalena in Pian di Mugnone. In questo presepio sono altre figure, ugualmente di terra cotta ed ugualmente pregevoli, le quali se non sono d'Andrea Della Robbia, certamente sono della scuola. Per ultimo sono di mano d'Andrea i putti che fasciati e nudi stanno fra un arco e l'altro nei tondi della loggia degli Innocenti, i quali sono veramente mirabili e mostrano la sua grande perizia nell'arte; di più sulla porta di fianco della chiesa degli Innocenti, dalla parte del cortile, vedesi di lui in un mezzotondo un 'Annunziata bellissima, che prima era in chiesa sopra la tavola di un altare. Il Museo del Louvre possiede tre opere di Andrea della Robbia: la Vergine che adora Gesù, una testa di sant'Anna, frammento, e il Cristo che risana un ammalato. Il ritratto di Andrea fu dipinto da Andrea del Sarto, come sappiamo dal Vasari, nella prima storia a sinistra entrando nel chiostro dell'Annunziata; ed è quel vecchio col berretto rosso in testa che, appoggiato a un bastone, sale i gradi dell'altare.
Andrea lasciò parecchi figliuoli che continuarono l'arte sua, fra' quali uno che vestì l'abito dei Domenicani di mano di frà Girolamo Savonarola nel convento di San Marco, autore di un mediocre presepio in terra cotta invetriata e dipinta, che vedesi nella chiesa di Santo Spirito a Siena, e di parecchie medaglie di getto rappresentanti la immagine o meglio il busto di frà Girolamo suddetto; sul diritto intorno al ritratto evvi la leggenda latina, che dice: Eieronymus Sav. Fer. Vir. doctiss. ordinis Prcedicharum (così) e nel rovescio a basso una città con molte torri (probabilmente Firenze) e in alto un braccio armato di pugnale colla punta rivolta in giù, e intorno l'iscrizione Gladius Domini sup. terram cito et velociter. Degli altri figliuoli di Andrea, Giovanni fece, fra le altre cose, un gran lavoro d'invetriati dipinti nella chiesa del monastero , di San Girolamo delle Poverine Ingesuate in Firenze. È di forma circolare al disopra, circondato ; da un festone di fogliami e frutta, da varie teste di serafini, da alcune figure di santi e da quattro angeli inginocchiati che sostengono ciascuno un candeliere ; nel gradino è la Nascita di Gesù Cristo , con altre storie di piccole figure; nella parte di mezzo, di figure più grandi, la Madonna, san Giuseppe e sa» ùiovannino che adorano il neonato Gesù. Un altro figliuolo di Andrea, Luca il giovane, fece di sua mano, oltre a molte altre opere, i pavimenti delle loggie papali fatte fare in Roma da Leone X sotto la direzione di Raffaello, e quelle ancora di molte camere ove effigiò le imprese di quel pontefice. Girolamo finalmente, il minore di tutti i .figliuoli di Andrea della Robbia, attese a lavorare di marmo, di terra cotta e di bronzo, e già era, per la concorrenza di Jacopo Sansovino, Baccio Bandinelli e altri maestri de'tempi suoi, divenuto artista valente, quando fu condotto da alcuni mercanti fiorentini in Francia, ove fece molte opere pel re Francesco I a Madrid, casino campestre nel bosco di Boulogne, ora distrutto. Lavorò anche di terra molte cose in Orléans, e per tutto quel regno fece opere acquistandosi fama e larghe ricchezze. Chiamato in Francia il suddetto Luca [ fratel suo, questi morì pochi mesi dopo averlo raggiunto. Rimasto di bel nuovo solo e ricchissimo, Girolamo volle rivedere nel 1553 la patria, sperando passarvi tranquillamente i suoi ultimi giorni e lasciarvi qualche memoria degna di sè ; ma veden-• dosi trascurato dal duca Cosimo, tutto inteso alla ! guerra di Siena, se ne tornò a morire in Francia, ; lasciaudo la famiglia Della Robbia, se non spenta al tutto, priva di chi conoscesse il vero modo di lavorare gl'invetriati inventato dal vecchio Luca. Osserveremo però che il marchese Ginori ha ten-i tato a' dì nostri far rivivere l'arte dei Della Robbia
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