Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
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ROBERTO D'ARBRISSEL
1121. Abbiamo di lui: Eistoria Hierosolimiiana hbris Vili explicata (Colonia e Basilea 1533), ristampata in varie raccolte e tradotta in fraucese sotto il titolo di Chronique et Histoire faite par le R. P. en Dieu Turpin, archevéque de Reims, Vun des Pairs de France, contenant les prouesses de Charlemagne et de son neveu Roland (Parigi 1527). Roberto comincia il suo racconto al Concilio di Clermont e lo termina alla vittoria riportata dsi crociati sul soldano d'Egitto dopo la presa di Gerusalemme. Per ornare la sua narrazione frammescola di tempo in tempo versi alla prosa. Questa storia è preziosa nonostante la parte immaginaria, perchè Roberto fu testimone di tutti i fatti che racconta.
Vedi Martène, Veterum scriptorum collectio (u).
ROBERTO D'ARBRISSEL (biogr.). - Fondatore dell'ordine di Fontevrault, nato nel 1047 ad Arbrissel, villaggio della diocesi di Rennes, morto a Orsan nel Berry il 25 febbrajo 1117, recossi a Parigi a studiar teologia, e presi gli ordini, fu dal vescovo di Rennes, Silvestro de la Guerche, eletto vicario generale, nel quale ufficio diede opera alacre a riformare gli abusi e a far rinascere la disciplina nel clero. Morto il vescovo, avendosi fatto naturalmente molti nemici, Roberto lasciò Rennes e recossi, uel 1089, ad insegnare teologia ad Angers; ma in capo a due anni, preso in uggia il moudo, si ritirò nella foresta di Craon sulle frontiere d'Anjou e della Bretagna per menare nella solitudine e nel silenzio vita romita ed ascetica facendo continue penitenze. Le prediche di Roberto trassero in quei deserto un gran numero di penitenti, si che diveune come una nuova Tebaide. Tale fu l'origine dell'ordine di Fontevrault. Roberto lo fondò nella celebre abbazia de la Roe {de Rota), di cui fu nominato priore nel Concilio di Tours nel 1096; ei predicò davanti Urbano II, che lo nominò predicatore apostolico con facoltà di amministrare i sacramenti. Ma a breve andare Roberto, rinunciando alla vita tranquilla di priore, percorse a piè scalzi le città e i villaggi predicando in ogni dove la penitenza e convertendo, fra le altre cose, a Rouen un intiero lupanare. Egli ebbe una moltitudine di discepoli , i quali si trassero dietro di molta gente, il che indusse Roberto a fabbricare parecchi monasteri, dei quali il più celebre è l'abbazia di Fontevrault presso Poiters, contenente un convento per gli uomini e un monastero per le donne. Il numero dei penitenti e delle penitenti sommavauo a due o tre mila e vivevano tutti in profondo silenzio e in estrema povertà, pauperes Chris ti, come li chiamò il loro fondatore.
Come tutti gli uomini che levano grido come-chessia, Roberto fu calunniato, e Marbodio vescovo di Reuues, e Geoffroi abate della Trinità di Ven-dòme, persuasi troppo facilmente da'suoi nemici, gli mossero acerbi rimproveri, dai quali fu scagionato dal suo apologista, il p. di Mainferme, nell'opera Clipeus nascentis ordinis Fontebraldensis.
Nel 1104 Roberto assistè al Concilio di Beaugeucy e alcuni mesi dopo a quello di Parigi, ove indusse Bertrada a separarsi dal re Filippo e a rinunciare al mondo. Questa regina si ritirò infatti a Fontevrault, ove mori verso il 1115. Roberto le tennedietro dopo due anni ad Orsan, monastero del suo ordine, in età di settantanni. Nel 1633 le sue spoglie furono seppellite in un magnifico sepolcro marmoreo, costrutto per ordine di Luisa di Borbone badessa di Fontevrault.
L'ordine fondato da Roberto fu confermato da una bolla di Pasquale II il 26 marzo 1106, e fu di nuovo confermato da una bolla di Calisto II del 15 settembre 1119. Quest'ordine era diviso in provincie, ciascuna delle quali comprendeva da dodioi a quindici priorati. Esso durò fino alla rivoluzione.
Vedi : Mainferme, Qissertationes in Epistolam eontra Robertum de ArbriseUo (Saumur 1682) — Mabillon, Annales ordinis sancti Benedicti (voi. v, p. 314-424).
ROBERTO DI MELUN (biogr.). — Teologo inglese che si suppone nato negli ultimi anni del secolo undecimo, morto il 28 febbrajo 1167. Du Boulay è di credere che dopo aver insegnato per qualche tempo a Parigi si allontanasse da quella città, ove i professori erano troppo numerosi, e si trasferisse a Melun, il che non pare provato altrimente. Checché ne sia, Roberto fu il maestro del celebre Giovanni di Salisbury, il quale riferisce ch'ei cominciò per insegnare ciò che chiamavasi allora fisica, phy-sica studia, e datosi poi per intero alla teologia, divenne uno de'teologhi più famosi de'tempi suoi. Giovanni di Cornovaglia, che fu uno de' suoi uditori, riferisce che fra tutti i dottori contemporanei, Roberto segnalossi per la purità e l'ortodossia de' suoi sentimenti Bulle questioni più delicate e pericolose. Dimorò egli in Francia quasi trent'anni, come assicura Wright nella sua Biogr. Brit. Liter. La non è che una conghiettura. Si sa però che tornò in patria con un nome glorioso, fu eletto nell'auno 1163 vescovo d'Hereford e mori quattro anni dopo in quella sede.
La vita di Roberto è dunque mal nota, e i suoi scritti non guari meglio. Il suo trattato principale intitolasi variamente: Summa Theologiee, Summa Sententiarum, Tractatus de Incarnalione. Ugo Ma-thoud e B. Haureau nella sua opera Le la Philos. Schol. (voi. i, p. 331 , ecc.) ne hanno pubblicati ampii frammenti ; però l'insieme dell'opera è ancora inedito, e la Biblioteca nazionale di Parigi ne ba un esemplare manoscritto. La Somma di Roberto contiene informazioni utilissime sulle origini della teologia scolastica, e quantunque san Tommaso non la citi mai, crediamo l'abbia letta e ne abbia tratto profitto. È questa la sola opera di Roberto? crediamo di no, nonostante l'asserzione in contrario di Daunou, e ne abbiamo una prova nel manoscritto n. 1977 dell' antico fondo del re, intitolato: Qua-stiones de Divina Pagina a mag. Roberto de Mi-liduno propositoe. Trattasi in esso di sessantanove quistioni che Roberto propose a se stesso leggendo i libri santi, o che altri dottori suoi coutemporanei avevano prima di lui sottoposto ad esame. La più parte di queste quistioni sono curiose, ed alcune ponno persino considerarsi indiscrete. Quanto alle risposte di Roberto, le sono generalmente corte, poco decisive e fanno spesso supporre che l'autore, poco soddisfatto della soluzione trovata, aspetta e spera nel suo imbarazzo l'altrui soccorso. Per quanto ortodosso, Roberto dubitò anch'esso come Abelardo,
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