Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      ROBÉUVaL (egidio PÉUSOtfNE o personnier de)
      davanti il primo console e poco appresso eseguì una esperienza considerata allora come importantissima, l'infiammazione del gas idrogeno per mezzo della sciutilla galvanica, il che prova l'ideutità del fluido galvanico col fluido elettrico. Egli strinse amicizia con Volta e divenne uno dei primi membri della Società galvanica di Parigi. Si attribuisce anche a Robertson l'invenzione della fantasmagorìa, di cui aveva fatto il primo saggio davanti i magistrati della sua città natia nel 1787. Egli ripetè queste esperienze pubblicamente a Parigi ed a Londra dopo aver ottenuto un brevetto d'invenzione. Nel suo gabinetto ammiravasi un trombetta-automa, una gondola meccanica che movevasi in forza d'un movimento d'orologeria, e un telegrafo che corrispondeva a qualunque distanza, e perfino nell'interno di un appartamento. Robertson aveva anche immaginato uno strumento da lui detto fonorgano, cbe imitava la parola umana, ed aveva composto una cassetta magica, un megascopio, un poliscopio ed altri apparati d'ottica applicati alla fantasmagoria ed alla fìsica piacevole. Prima dell'applicazione del gas idrogeno all'illuminazione inventò per l'Opera un ventilatore e una nuova lampa che rappresentava il nascere e il morir del giorno.
      Ma Robertson andò principalmeute debitore della sua fama alle sue ascensioni aerostatiche. Egli ne esegui cinquantanove, e parecchie davanti le Corti principali d'Europa. La più celebre fu quella che fece il 18 luglio 1803 in Amborgo, in cui salì al punto più alto dell'atmosfera, cui siasi innalzato l'uomo. Egli diede opera altresì alla costruzione dei paracadute, di cui contrastò l'invenzione a Garnerin.
      Dopo aver dimorato lungo tempo in Russia, percorse l'AIlemagua, l'Inghilterra, la Spagna, l'Italia, e visitò le coste dell'Africa. Da ultimo pose stanza in Parigi per raccogliere le sue osservazioni, e divenuto direttore del giardino di Tivoli, prese dimora a Batignolles, ove passò la sua solitaria vecchiezza. Robertsou, oltre a molti articoli in parecchi giornali scientifici, pubblicò un manifesto sul Danger des Montgolfières, un opuscolo intitolato La Mi nerve, vaissrau aérien destiné aux découvertes (Parigi 1820) e Mòno ir es récréatifs , scientifiques et anecdotiques du physicien aéronaute (ivi 1H30, 3 voi. cou tavole). Lasciò anche i materiali per un manuale dell'aerostatica ed un altro volume dei Mé-moires. Ebbe due figliuoli Guglielmo Eugenio e Demetrio Maria, che si resero celebri auch'essi come aeronauti.
      Vedi Figuier, Exp. et hist. des princip. découvertes scientif. modernt's (sesta ediz. voi. iv).
      ROBERVAL Egidio PERSONNE o PERSONNIER de) (biogr.). — Duo dei più illustri geometri del secolo xvii, nacque verso il 1602 da genitori poveri e oscuri nel villaggio da cui prese il nome, nella diocesi di Beauvais. Nessuu biografo ci ha lasciato scritto cou quali mezzi potè fare i suoi studi e darsi all'inclinazione sua per le scienze. Lo stesso Baillet nulla dice su questo proposito , quantunque tale storico di Cartesio nou trascuri mai simili ricerche nel parlare degli avversari dell'illustre suo eroe. Comunque sia, al pari di Cartesio, Roberval ebbe la curiosità di andare all'assedio della Roccella, che, per la novità dei mezzi che impiegava il car-
      , dinaie di Richelieu, offriva uno spettacolo degno , dei matematici. Tornò a Parigi nel 1629 e vi legò ì presto amicizia col padre Mersenne e con altri cultori delle scieuze esatte. Nel 1631 fu fatto professore di filosofia nel collegio del Maestro Gervasio, e diciotto mesi dopo ottenne la cattedra di mate-, matiche, fondata nel Collegio reale dall'infelice Ramo. Non si deve passare sotto silenzio che, secondo le intenzioni del fondatore, tale cattedra si metteva a concorso ogui tre anni; Roberval superò sempre tutti gli altri pretendenti e la conservò per 1 tutta la vita, quantunque dopo la morte di G. B. Mo-; rin fosse stato provveduto di un'altra cattedra dimatematica nel medesimo collegio. , Rincresce che quest'uomo di talento abbia perduto tanto tempo in vane discussioni, nelle quali , non ebbe quasi mai la ragione dalla sua parte. Impegnò dispute contro Cavalieri, contro Cartesio e contro Torricelli in circostanze che ci è permesso appeua di accennare. Non si può dubitare che Roberval non fosse già da lungo tempo in possesso di un metodo geometrico, per mezzo del quale ri-I solvere poteva i più difficili problemi, quando Cavalieri pubblicò il suo Metodo degV indivi sibili, e gli rapì l'onore che sperar poteva dalla sua scoperta. La lettera che Roberval scrisse al geometra italiano per reclamare l'anteriorità di questa in-, venzione è notabile per gli esempi eh'e? cita dell'uso frequente che per l'avauti aveva fatto di questo metodo. Ei coufessa ingenuamente, siccome il teneva nascosto con somma cura, per procurarsi una specie di superiorità sui suoi rivali per la difficoltà dei problemi che esso lo metteva in grado di risnl-i vere. Roberval fu dunque giustamente deluto nelle ! sue sperauze, perchè è cosa indegna di un uomo , di talento di fare un mistero delle sue scoperte per un motivo così frivolo. Egli fu pure inventore di uu altro metodo assai ingeguoso per le tangenti, quantunque inferiore a quelli di Fermat e di Cartesio. La sua presunzione e il suo orgoglio lo portavano perfino ad essere geloso della gloria di quest'ultimo, coutro il quale prese insieme col padre di Pascal la difesa dello scritto cui Fermat aveva allora pubblicato sui quesiti De maximis et mini miSy ed osò rimproverare a Cartesio di non averlo criticato se non perchè non lo aveva inteso. Il tuono di superiorità cui prese Cartesio, indirizzando & Mersenne la soluzione del problema della tangente delle cicloidi, cui i geometri di Parigi non avevano saputo risolvere, spiacque a Roberval e lo rese il suo più irreconciliabile nemico. Cartesio avea scritto a Mersenne che avevasi torto di menar tanto remore per cosa sì facile; eppure anco Roberval aveva cercato inutilmente la soluzione di quel problema, e per vendicarsi impugnò la Geometria dell'illustre suo avversario ; ma, per l'onore di questo matematico, conviene dimenticare affatto le obbiezioni senza fondamento e senza forza, che una cieca passione gli dettò contro quella produzione immortale. Fu più felice nella sua ricerca dei centri di per* cussioue, poiché il suo metodo , per quanto uon fosse generale com'ei lo annunziava, applicavasi ai casi ai quali non giungeva quello di Cartesio. Non entreremo in alcuna particolarità nella sua disputa con Torricelli. È uoto come Roberval aveva riso-
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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume XIX (parte 2)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1885 pagine 1280

   

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