Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
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Geroboamo. Il figlio di Salomone sperando ancora di reprimere quella ribellione, levò diciotto mila uomini nelle tribù di Giuda e di Beniamino, le due sole cbe riconobbero la sua autorità. Ma Semeja, uno dei profeti del Signore, gli proibì d'intraprendere quell'empia guerra, ed egli si vide astretto a licenziare i suoi soldati. Frattanto temendo di essere assalito da Geroboamo, cbe aveva preso il titolo di re d'Israele, fabbricò più città o castella, le circondò di mura, e vi pose magazzini di grano, vino, olio, ed arsenali pieni d'ogni maniera d'armi, Finché Roboamo seguitò le vie del Signore, il suo regno fu tranquillo e fiorente; ma non tardò ad imitare i disordini di suo padre. Ad esempio suo ebbe un numero grande di mogli e concubine, e permise al popolo di adorare nei luoghi alti. Ma ttitte queste malvagità vennero punite e cancellate dal terribile infortunio di una invasione egizia. Giovi avvertire che poco prima di cotesta epoca erasi avverato un cangiamento dinastico nell'Egitto, dacché alla xxi dinastia, ch'era la tanita o tanitica, era successa la xx i, detta bubastina, il cui primo re Sesca (Scisiac, Scescionc, Sesonchide, Susachim) era collegato con Geroboamo, mentre Pisciam o Psusenne, ultimo sovrano della precedente, era stato fedelissimo alleato di Salomone (III Reg., ni, I; vii, 8; ix, 16; x, 28, 29). Gli è quindi probabilissimo che Sesac sia stato aizzato da Geroboamo a muovere contro il regno di Giuda; ed infatti nel quinto anno della dominazione di Boboamo, ossia nel 970 av. C., la Giudea fu iuvasa da una poderosa oste di Egizi e di altre genti africane, composta di 1200 carri, 60,000 cavalli ed una sterminata e svariatissima moltitudine di fanti. La linea delle fortezze, da cui era difesa Gerusalemme all'O. ed al S., fu espugnata, Gerusalemme stessa fu presa, e Roboamo dovette comperarsi una pace vergognosa col consegnare tutti gli oggetti preziosi cou cui Salomone aveva adornato il tempio ed il palazzo, incbiusivi gli aurei scudi, 200 più grandi e 300 più piccoli, che gli erano stati portati davanti in un carro, quando erasi egli recato in pompa regale a visitare il tempio (III Reg., x, 16, 17). Narrano gli storici che, ritiratisi gli Egizi, cotesto stolto e vano successore di Salomoue si racconsolò, sostituendo ai rapiti di oro, tanti scudi di rame, che furono trasportati solennemente iu processione dinanzi a lui dalle sue guardie del corpo, come se nulla si fosse cangiato dopo la morte di suo padre (Rwald Geschichte des V. J., m, 348, 464).
Il felice successo di Sesac fu ricordato con apposite sculture, scoperte da Champollion sul lato esterno del gran tei; pio di Carnac, dove in una lunga lista di città e proviucie conquistate, leggesi anche Melchi Judah, ossia reguo di Giuda; e dicesi che i lineamenti dei prigionieri in cotesto sculture erano infallantemente ebrei (Rawlinson, Herodotus, n, 376, e Bampton, Lectures, p. 126; Bunsen, Egypt., iu, 242). Dopo questa grande ed umiliante sciagura, sembra essersi migliorata la condizione morale del regno di Giuda, e non essere stato notevole per avvenimenti di qualche rilievo il restante della vita di Roboamo, che morì nel 958 av. C., dopo diciassette anni di reguo, perchè era asceso al trono nel 975 av. C., contando l'età
di quarant'anni (III Reg., xiv, 21 : II Paralip., xii, 13). Così sta scritto nel testo ebraico, ma nel supplemento al c. xii del più fiate citato libro III dei Re, rimasto nella traduzione dei LXX e pubblicato nel 1850 dal dottissimo Tischendorf, colla scorta del codice Vaticano, si legge cbe Roboamo salì al trono di sedici anni, notizia erronea derivata probabilmente dalla interpretazione poco accurata del II dei Paralipom. (xiii, 7), dove cotesto re viene chiamato inesperto e di trepido cuore, ossia mancante di esperienza e risolutezza. Aveva nondimeno, secondo lo stesso supplemento, diciotto mogli, sessanta concubine, ventotto figli e sessanta figlie. L'atto più assennato che si rammenti di lui nella Bibbia, si è che ricusò di snervare l'energia dei suoi figli in un gineceo orientale, in cui sembra essere stata infranta la sua, e li destinò invece al comando delle nuove fortezze che aveva erette intorno al regno. Fra le sue mogli, Maalat, Abihail e Maaca erano tutte e tre della regia stirpe di Gesse; Maaca gli fu sempre prediletta, e perciò lasciò, morendo, erede del trono il costei figlio Abia, che tenne lo scettro per soli tre anni, dal 958, al 955 av. C.
R0B0RTELL0 Francesco (biogr.). — Filologo e letterato, nato il 9 settembre 1516 a Udine, morto il 18 marzo 1567 a Padova. Studiò all'Università di Bologna sotto il celebre Romolo Amaseo, e circa il 1538 di discepolo si fece maestro, e lo studio di Lucca prima d'ogni altro lo udì spiegare dalla cattedra i precetti dell'eloquenza. Ciuque anni appresso da Lucca passò a Pisa, e il Sigouio, ch'ebbe aspra lite con lui, gli appoue ch'ei ne fosse cacciato pubblicamente per aver procurata col veleno la morte a uu certo Pietro Vicentino. È il vero però che il Liruti ha in ciò difeso bravamente il Robortello producendo, oltre altre ragioni, l'autentico documento con cui, il 16 ottobre 1543, il Senato di Lucca gli concede congedo onorevole, e gli permette andarsene a Pisa ov'era invitato. Lo stesso scrittore produce gli elogi fatti da molti al Robortello, mentre leggeva in quelle due Università, nei quali parlano di lui con molta lode; ma per non tacer nulla, fuvvi auche chi ne parlò con disprezzo. Nel 1549 fu chiamato a Venezia ad occupare la cattedra del celebre Battista Eguazio ormai decrepito; e benché il duca Cosimo si adoperasse per ritenerlo, il Robortello nondimeno volle colà recarsi. Nel qual tempo ancora essendo andato ad Udine, vi prese moglie. Dicesi che in Venezia avesse non piccole brighe col suo antecessore Egnazio, e che questi, sdeguato assai pel disprezzo che di lui mostrava il Robortello, giungesse a sguainare un coltello e ad assalirlo pubblicamente. Nel 1552 succedette in Padova alla cattedra di eloquenza greca e latina al celebre Lazzaro Buo-namici defunto, coll'annuo stipendio di 300 fiorini. Cinque anni trattenevasi in Padova il Robortello, finché nel 1557 fu invitato a Bologna, ove per tre anni sostenne il medesimo impiego, onorato ancora dai Bolognesi coli'ascriverlo alla loro nobiltà, se dobbiamo prestar fede al Liruti. 11 Seuato veneziano richiamollo nel 1560 cou espresso comaudo alla sua cattedra in Padova con lo stipendio di 400 fiorini, e ivi dimorò fino alla morte. Se il Tom-
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