Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
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ROHAN (CASA DI)
latifc. N., e 25° 20' e 2ó°52' di long. E., con 68 chi-Ioni, di lunghezza dal N. N. E. al S. S. 0. e 30 (li larghezza, e 260 chilom. quadrati di superficie. Appartiene per la sua giacitura assai più all'Asiache all'Europa; ma secondo la ripartizione amministrativa più receute dei turcheschi dominii, non è annessa più alla Turchia di Asia, ma hensl a quella di Europa, nellYjaleto o governo generale di Gizair ossia Arcipelago, in cui primeggia fra tutte le altre isole, che più o meno le fanno corona. Viene solcata nella maggiore sua estensione da una catena di montagne, da cui scendono molti torreuti, e fra questi il più notevole è la Fisca. I capi o promontori i più prominenti sono tre: Mulini al N.; San Giovanni all'È., e Tranquillo al S. Delizioso vi è il clima; temperati i calori dal vento di 0., che vi è domiuaute; di luglio e di agosto vi soffiano venti caldi dall'Asia Minore; dolcissimo ed un po'umido l'inverno. Le coste e l'interno presentano i siti più belli ed ameni ; valli profoude, iu cui crescono naturalmente i mirti e le rose , protendasi fino al lido del mare. Ubertosissimo il suolo, da cui trae-vausi un dì i più abbondanti ricolti, ma il dominio turchesco lasciò l'agricoltura nel più con pleto abbandono. Il prodotto principale dell'isola si è oggidì il vino, ma vi si raccolgono eziandio frutta iu copia, per esempio, aranci, cedri, fichi, mandorle, olio e cotone ; gli alberi da cui estraesi la trementina vi souo comuni, ed i monti sono coperti di selve di quercie , pini ed abeti, di cui servivausi gli autichi Rodii per la costruzione delle loro uavi. e che 8pediscoii8Ì oggigiorno in grande quantità all'arsenale di Costantinopoli. Vi si alleva gran numero di montoni e capre, ed anche di pecchie; riboccano i boschi di selvaggiume e le spiaggie marine di pesci. Scarsa l'esportazione delle derrate dell'isola, non fruttando più di frauchi 400,000 all'anno, che ricavansi dalla vendita delle frutta, del vino, della cera, della valonèa e delle cipolle; mentre l'anuua importazione di granaglie, generi coloniali e tessuti diversi dàduemilioni di frauchi. Considerevolissima uu dì la popolazione dell'isola, in cui coutavausi fino a 200 ed a 300,000 abitauti, ed oggi non se ne coutauo invece più di 28.000, di cui 6000 Turchi, 1000 Ebrei, 120 Frauchi od Europei, e circa 21,000 Greci. Le rendite dell'isola ascendono ad 1,340,000 piastre, e le spese ad 1,420.000, avendovi il solo governator geuerale l'annuo emolumeuto di 720,000, ossia 173,600 franchi.
La fiuora descritta si è l'isola di Rodi dei tempi moderni, identica per le sue condizioni geografiche coll'autica e medievica Rodi, ma di gran lunga inferiore perle sue condizioni civili e sociali. Era la Rodi degli autichi una delle precipue isole dell'Egeo, e più propriamente di quella parte dell'Egeo che chiamasi il mare Carpazio, alla distanza di 15 o 16 chilom. dalla Caria, paese dell'Asia Minore. Dicesi che nei tempi primitivi sia stata conosciuta coi diversi nomi di Otiussa (Ophiussa), Stadia, Telchiue (Telchinis), Asteria, Etrea (JElhrcea), Triuacria, Corimbia (Corymbta), Poiessa ( Poieessa), Atabiria iAtabyria), Macaria ed Oloessa (Plin., v, 36 ; Strab., xvi, p. 653; Steph. B., s. v. Tó5o;). Sten-dsvasi dal S. al N., ed aveva, secondo Strabone, iòo chilometri di circonferenza; 180 secondo Pli-
nio, e soli 152 secondo il computo altrui. La catena dei monti, da cui viene attraversata l'isola dal N. al S., era nota anche agli antichi, che davano il nome di Atabiri od Atabirio (Atubyris, Atabyrìon) al punto più culminante della medesima; le città erauo tutte sul littorale. Elevasi l'Atabiri 4250 me tri sul livello del mare, e sulla sua vetta sorgeva un tempio a Giove Atabirio. Credevasi che Rodi fosse emersa tutto ad un tratto dal mare, e dicesi che i Telchini ( Telchines ), i più autichi de' suoi abitanti, vi fossero immigrati dall'isola di Creta <Piud., Olgmpvii, 23, ecc.; Plin., il, 87; Aristid., Orai., x li li, p. 653; Strab., xiv, p. 605 ; Diod., v, 55). Dicesi che i Telchini, intorno a cui vengono narrate molte favole , sieno stati nove di numero, e che la loro sorella Alia od Aufitrite sia diventata, per opera di Nettuno, madre di sei figli e di uua figlia, che fu nomata Rodo, da cui ebbe l'isola al-fiue il nome che tuttodì porta. Altri all'incontro traggono questo da £ooou (rosa), a cagione della rosa che comparisce qual simbolo sulle medaglie dell'isola; così che Rodi significherebbe propriamente l'isola delle Rose (Eckhel, voi. u, p. 602; Sestiui, Nuni. vet.y ì. 382). Dicesi che questi antichissimi e favoleggiati Telchini sieno periti o fuggiti dall'isola per una inondazione; ed Elie (Helios) creò una nuova razza di abitatori, che da lui si denominarono Eliadi (Heliada), sette di numero, anteuati di sette tribù, che in parte popolarono la stessa Rodi, ed iu parte emigrarono per Lesbo e Coo, nella Caria e nell'Egitto. Dicesi che gli Eliadi fossero saliti iu somma rinomanza per i progressi fatti nell'astronomia e nella, nautica (Piud., l. c., 160; Diod., v, 56; Couon, Narrai., 47; Strab., x.v, p. 654). Veugono ricordate successivameute varie immigrazioni da straniere contrade, per esempio, di Egizi con Dauao, Fenicii con Cadmo, Tessali e Cani; è fama che tuiti costoro abbiano somministrato alla popolazione di Rodi il proprio contingente. Checché si voglia opinare di queste pretese immigrazioni, gli é certo che le medesime devouo avere modificato pochissimo l'indole nazionale dei Rodii, la quale non si assodò fiuchè un ramo della razza dorica uon s'impadronì dell'isola, dopo il quale avvenimento si rese stabile e salda la tintura dorica de' suoi abitauti. Sembra che alcuni Dorii od Eraclidi vi abb ano avuto stanza fino dai tempi della guerra di Troja, ossia 1200 anni circa av. C., perchè l'Eraclide Tiepolemo viene registrato da Omero, nel famoso suo catalogo, come navigaute per Troja con nove uavi. Terminata questa celebre guerra decenne, ecco Aitemene (Althemenes, AltUcemenes), Eraclide di Argo, giuugere cou nuovi coloni a Rodi ; e da cotesta epoca in poi, 1180 anni av. C., svilupparono i liodii tranquillamente Ih loro attività nell'isola, traendo da questa i maggiori vantaggi, e salendo a grande prosperità ed opulenza (Homer., lliad., u, 653 ; Diod., ìv, 58; v, 59; Apollod., ii, 8, § 2 ; ni, 2, § i ; Thucid., vii, 57 ; Aristid., Oratxliv, p. 839).
Le tre più antiche città dell'isola furono Lindo (Lindus), Jaliso (Jalysus) e Camiro (Camìrus), che credevausi fondate da tre pronipoti dell'Eliade Ochimo, aventi i medesimi nomi, o, secondo altri, dall'Eraclide Tiepolemo (Diod., ìv, 58; v, 57;. Co-
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