Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      RODONITE - RODRIGURZ o SANCHEZ DB àSBWi 10
      dato uo lungo estratto (E. E., v, 16). L'opera è r erò attribuita da Rufino e Niceforo Callisti fra gli a»* tichi scrittori, e da Barouio, Baluzio e L* Qbien fra i moderni a Claudio Apollinare dr Jerapoli; e da altrj ad Apollonio, meutovat»e citato da Eusebio, ed alla quale Tertulliano rispose nella sua opera perduta De Ecstas*. EweSio, secondo alcuni manoscritti (dacché il testo è corrotto), cita l'autore semplicemente come tic (un certo scrittore), ed è incomprensibile ch'egli abbia taciuto il nome se il conosceva. Che san Girolamo attribuisse l'opera a Rodone, è un'inferenza soltanto ; egli dice, parlando di Milziade (De vir. illustrc. 39), che è mentovato da Rodone, ed occorrendo uua notizia di Mil ziade nella citazione anonima data da Eusebio, s suppone che san Girolamo si riferisca a questa citazione, e ch'egli perciò la supponesse di Rodone. Ad ogni modo, se san Girolamo identificò lo scrittore anonimo con Rodoue , non pare che questa identificazione fosse altro che una conghiettura, la quale ha poco valore a petto al silenzio del più antico e probabilmente meglio iuformato Eusebio.
      I frammenti dell'opera contro Marcione conten-gonsi nel secondo volume della Bibliotheca Patrum (p. 144) di Galland e nelle Reliquia sacra (voi. i, p. 349, ecc.) di Routh; quelli dell'opera contro i Montanisti nel terzo volume di Gallaud, pag. 273, sotto il nome d*Arterio Orbano, a cui sono attribuiti dall'editore; e nel secondo volume di Routh (p. 73) anonimamente.
      Vedi: Euseb., E. E. (v, 17) - San Girol., De vir. illustr. (cc. 37, 39, ecc.) — Ceillier, Auteurs sacrés (li. p. 13-*).
      RODONITE (miner.). — Questo nome fu applicato, a cagione del colore rosaceo, da Ituer ad un minerale che trovasi ad Elbingerode nell'Harz, ed è un silicato di manganese. Esiste in masse cristal line, o granulose, o compatte, ha un peso specifico da 3,5 a 3,6 un aspetto un po' perlaceo, e poca durezza. Al canuello diventa nerastro e si foude al fuoco di riduzione in uno smalto roseo, a quello di ossidazione in globulo nero metallico. Non ha finora aioli n uso.
      RODOPE (•mitol.). - Fu moglie di Emo re di Tracia. La favola racconta che aspirarono entrambi agli onori divini. Emo voleva essere adorato sotto il nome di Giove, e Rodope sotto quello di Giunone, onde meritarono la punizione del cielo come accadde a Niobe e ad altri mortali, e furono conversi in moutagna. Rodope si chiamò una montagna della Tracia, ove i poeti figurano spesse volte il dio Marte quando è in prociuto di portar la guerra in qualche parte del moudo. Fu dato il nome di Rodopeo al tracio Orfeo, prendendo la montagna per la stessa Tracia, o forse perchè in vetta a Rodope quell'istitutore di civiltà meditava il suo destino e l'avvenire degli uomini. La regina di Tracia trasformata in sasso conserva la memoria d'Orfeo e di Marte come un Sinai che vibrando le folgori dettava la leggi del popolo ebreo.
      RODOPE (latino Rhodopis, greco To&Tms) (biogr.), — Celebre cortigiana greca, d'origiue tracia, era compagna di schiavitù del poeta Esopo, edaineudue appartenevano al Jadmone Samio. Elladiveune poi proprietà di Xante , altro Samio che la portò ain Egitto nel regno d'Amasi, e in quella grande città marittima continuò il suo mestiere di etera a vantaggio del suo padrone. In quel mentre Carasso, fratello della poetessa Saffo, giunto a Nau-crate per affari mercantili, s'invaghì perdutamente della bella cortigiana e la riscattò dalla schiavitù mediaute uua grossa somma di danaro. Ella fu per conseguenza assalita in un poema da Saffo, che la accusava di avere spogliato dell'aver suo il fratello Rodope coutinuò a vivere a Naucrate dopo la sua liberazione dalla schiavitù, e con la decima parte de'suoi guadagni dedicò a Delfo dieci spiedi di ferro che furono veduti da Erodoto, il quale la chiama Rodope, meutre Saffo le dà il nome di Dorica. È assai probabile perciò che quest'ultimo fosse il suo vero nome, e ch'ella ricevesse quello di Rodope, il quale siguifica guancia rosata, a cagione della sua bellezza (Erod., li, 134, ecc.; Snida, s.v. 'Po&mkx; <*(xot0riua; Ovid., Her.f xv, 63).
      Iu Grecia correva una diceria che Rodope costruisse la terza piramide. Erodoto si arrovella a dimostrare l'assurdità di essa ; ma la durò non pertanto, ed è riferita da scrittori posteriori quale un fatto irrepugnabile (Pliu., E. N.% xxxvi, 12, § 17). L'origine di questa diceria, che è manifestamente erronea, fu spiegata con grande probabilità da Zoega e da Buuseu. A cagione del nome Rodope, guancia-rosata, ella fu contusa con Nitocri, la bella regiua eg'Ziana e l'eroina di molte leggende, la quale, al dire di Giulio Africauo e di Eusebio, edificò la terza piramide. Uu altro racconto intorno Rodope riferito da Straboue e da Ebano la fa regiua d'Egitto, rendeudo per tal modo viepiù probabile il supposto che la sia ideutica a Nitocri. Dicesi che uu giorno, meutre Rodope era nel baguo e le sue donne ne custodivano le vestimeuta, un'aquila scendesse giù roteando, rap'sse uuo de' suoi saudali e trasportatolo a Meufi lo lasciasse cadere in grembo al re egiziauo meutre stava ammiuistraudo la giustizia. Colpito dallo strano avvenimento e dalla bellezza del sandalo, il principe ordinò che si audasse in cerca per tutto l'Egitto della donna cui apparteneva il sandalo, e non prima fu rinvenuta Rodope, che il re la sposò. Ebano chiama quel re Psamluetico; ma ciò non merita atteuzioue, dappoiché Stra-bone narra la storia di Rodope che fu amata da Carasso, ed Eliano inseri probabilmente il nome di Psammetico semplicemente perchè niun nome fu dato in Straboue o nello scrittore da cui la tolse.
      Vedi Buusen, JEgyptens Stelle in der Wtltge-schichte (voi. in, pp. 236-23*).
      R0D0ST0 (geogr.). — Città della Turchia d'Europa, nell'ejaleto di Adriauopoli, sulla sponda sinistra del mar di Marinara.
      RODRIGUEZ oppure SANCHEZ DE AREVALO (in latino Rodericus Sanciusi (biogr.). — Vescovo di Zamora ed uuo dei più dotti prelati del suo secolo, era nato l'anno 1404 nella diocesi di Segovia, di un'antica famiglia della Vecchia Custigha. Dopo aver fatto i suoi studii a Salamanca, vi fu addottorato, promosso ad uua delle cattedre di leggi, poi divenne successivameute arcidiacono di Trovino, decano del capitolo di Leoue e di quello di Siviglia. 1 suoi servigi in più negoziazioni, di cui lo incaricò il re di Castiglia, furono ricompensatit^ooQle


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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume XIX (parte 2)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1885 pagine 1280

   

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