Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
BOLO - ROMA
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più che a raffermare con saggi regolamenti una signoria stabilita con le armi, e fu il solo principe del suo tempo cbe abbia meritato il titolo di legislatore. La più parte dei Normanni essendosi fatta battezzare, ad esempio del loro duca, Rollon si dichiarò protettore del cristianesimo, colmò di benefizi i ministri del culto, creò vescovati, rialzò le chiese distrutte, fondò e dotò riccamente più monasteri, e stabilì nel 914 una Corte suprema di giustizia (conosciuta sotto il nome di scacchiere), tribunale ambulante composto di vescovi, baronie cittadini versati nella coguiziene delle leggi e rinomati per la loro integrità. Uu giudice, chiamato gran siniscalco, rivedeva dapprima i giudizi pronunziati dai tribunali subalterni, ed una seutenza inappellabile veniva poi pronunziata dalla Corte dello scacchiere. I Bretoni avendo nei 913 ricusato di rendere omaggio a Rollon, egli marciò contro loro e li costrinse al dovere. fiembra che stanco dalle cure del reguo abdicasse qualche tempo dopo a favore del figlio Guglielmo detto Lunga-Spada, e passasse nel ritiro gli ultimi anni di sua vita. Gli storici nou souo d'accordo circa il tempo della sua morte, che altri pongouo nel 917, altri nel 932, ritardando la sua abdicazione fiuo al 9^7. Le leggi di questo conquistatore servirono di base agli statuti di Normaudia, e furono quasi sempre in vigore fiuo ai nostri tempi. Si sa che il suo nome, invocato anche più secoli dopo la sua morto, era un ordine espresso ai magistrati di accorrere per reprimere la violenza, e quiudi venne seuza dubbio l'uso di quella formola giudiziaria clamor di Haro (quiri-tatio Normannorum), tanto celebre nei tribunali di Normandia.
ROLO •geogr.). —- Comune nel circondario di Guastalla, provincia di Reggio nell'Emilia, con 2592 abitanti.
ROMA (geogr. e stor.). — La capitale del Regno d'Italia, la più famosa metropoli del mondo, che i popoli chiamarono per antonomasia La Città ( TJrbs), e che Ateneo qualificò Orbis compendium. Sorge sjtto 41° 53' 54" di lat N., e 12° 29' 0r' long. E. (Greeuw.), in una pianura ondulata e vulcanica 8tendeutesi sopra una lunghezza di 135 chilometri dal capo Liuaro, a mezzodì di Civitavecchia, fino al capo Circeo, e sopra uua larghezza di 40 chilom., dall'Appennino al mare.
Per uua bizzarra superstizione circa i numeri mistici, si conti uua oggi ancora a chiamare Roma « la città dei Sette Colli », che più non le si addice, dacché l'antica cinta di Servio Tullio fu oltrepassata. Seuza contare il monte Testaccio, formato dei cocci che i fabbricanti di giarre, gli abitanti ed i battellieri del Tevere gettavano sulle rive del fiume, undici distinte colline s'innalzano nell'interno di Roma: l'Aventino, celebre per le tumultuarie ritirate della plebe ; il Palatino, residenza dei Cesari; il Capitolino, su cui sorgeva il tempio di Giove; il Celio, VEsquilino. il Viminale, il Quirinale, Moute Citorio, il Pincio. Al di là del Tevere si adergono due altri colli: il Già-ni colo, di tutti il più alto, ed il Vaticano.
La popolazione residente (legale) data a Roma dall'ultimo censimento (31 dicembre 1881) fu di 275,637 abitanti ; ma la presente sali a 300,437, ilolio porge una nozione dell'affluenza dei forastieri nella stagione invernale.
Mommsen ed altri storici hanno segnalato la felice posizione di Roma, ohe in parte ne spiega l'antica e perdurante grandezza. Posta al centro di un circo di colline, sulle due rive d'un fiume navigabile, a valle di tutti i suoi affluenti e non lungi dal mare, essa aveva, inoltre, il vantaggio di trovarsi sulla comune frontiera di tre vetuste ed illustri nazionalità italiche: i Latini, i Sabini e gli Etruschi. Ma, per quanto felici, queste topografiche condizioni non avrebbero a gran pezza potuto bastare a far di Roma una grande città, non che la più insigne del mondo intero. Roma uon ha, come Alessandria, Costantinopoli o Bombay, uua di quelle incomparabili posizioni cbe nefannoaltrettanti punti di convergenza necessaria delle vie commerciali. Gli alti Appennini souo, e specialmente erano, un formidabile ostacolo ai traffichi ; il mare vicino è molto inospitale, ed il porto di Ostia non è che un povero rifugio di piccole navi. Le cause della grandezza di Roma devono cercarsi altrove.
Indipendentemente dalle cagioni etnografiche e storiche, le quali si riannettono, da una parte, all'indole di una razza privilegiata di uomini, e, dall'altra, alla evoluzione generale dell'umanità, la vera sorgente della forza prodigiosa di Roma, ò la posizione assolutamente centralo da essalei occupata rispetto a tre grandi circoli disposti regolarmente gli uni attorno agli altri, e corrispondenti, per la città di Roma, ad altrettante fasi del suo sviluppo nella stona. Durante i primi tempi della sua lotta per la vita contro le città vicine, il popolo che fu progenitore dei fieri cittadini romani si trovava avventurosamente al centro di un bacino bene limitato, cui circuiscono monti poco elevati, ma di sufficiente altitudine per opporre una barriera a repentine incursioni. Poi, quando Roma, vittoriosa dì tutti i suoi vicini, dopo luughi e travagliosi secoli di lotte, ebbe distrutto o soggiogato i montanari che l'accerchiavano, si trovò per ciò stesso signora del rimanente dell'Italia, della quale essa occupava il centro geografico, il centro naturale di figura e di gravità. A settentrione, la vasta pianura della Gallia cispadana e traspadana; a mezzodì, le popolazioni barbare ancora delle pendici appenniniche, e poi le eulte cittadinanze delle colonie greche sul mare. Tra elementi così disparati era impossibile l'alleanza contro il comune nemico. Le isole anch'esse, Sicilia, Sardegna e Corsica, non potevano opporre coerente e seria resistenza ad un popolo organizzato per la conquista. Così al primitivo circolo di formazione venne ad aggiungersi il secondo, il circolo di dominio italico. Ma bentosto venne il terzo. Come Roma è al centro dell'Italia, cosi l'Italia è al centro del Mediterraneo. ' Da ogni parte fu sentita la irresistibile forza di , attrazione della grande città: a oriente, l'Illiria, ; la Grecia, l'Egitto; a mezzodì, la Libia e la Mau-i ritania; a ponente, l'Iberia; a N. 0., le Gallie; a settentrione, i paesi alpini e transalpini completarono bentosto il terzo glorioso circolo, quello dell'Impero.
Topograficamente, nessuna città non marittima presenta allo sguardo punti di veduta e di paesaggiot^ooQle
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