Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
ROMA
559
vi rimanevano le depressioni paludose già dapprima notate, cioè i due Velabri al piede del Palatino e del Capitolino, e la Caprea al nord di quest'ultimo. I boschi e le macchie coprivano vastamente quelle regioni, quando, ventisei secoli fa, alcuni uomini della stirpe laziale, che già pareva assai estesa sui prossimi monti Albani, vennero ad occupare la posizione del Palatino e fondarvi il nucleo della famosa città.
Idrografia. Corsi d'acqua. — Principali corsi d'acqua da esaminare sono il Tevere ed il suo prossimo tributario l'Aniene o Teverone. Dopo un corso di 330 chilometri dalla sua prima scaturigine sul monte Fium*jolo, giunge il Tevere a Roma, recandovi il tributo di un bacino colante di 16,720 ettari. Principali suoi confluenti sono: sul fianco destro il Paglia, che immette ne) fiume alla distanza di 165 chilometri da Roma; sul lato sinistro il Nera di 117 e l'Aniene di 7 V2 chilometri. Il Paglia è d'indole torrentizia, ma il Nera e l'Aniene, alimentati da sorgenti degli alti monti calcarei dell'Appennino, sempre versano nella state volumi notevoli d'acqua, onde essenzialmente procede il carattere felicissimo di perennità che presenta il Tevere anche nelle siccità ostinate. Infatti da osservazioni e misure istituite sin d«l 1820 all'idrometro di Ripetta, dove entra in Roma, risulta la portata media generale di almeno 280 metri cubi al secondo; nelle ordinarie piene, quando il detto idrometro segua m. 13,70 sul mare, salirebbe a quasi 1300 m. c., e nelle inagrissimo, in cui l'idrometro segna solo m. 5,40, resterebbe tuttavia una portata itìiuima di circa 160 m. c. Codesta minima portata, più che doppia di quella della Senua a Parigi, è molto notevole per un fiume di bacino relativamente sì limitato. Paragonando la quantità totale di pioggia caduta (a Roma è di m. 0,75 all'anno) all'acqua versata dal Tevere, trovasi il rapporto di questa a quella in s/3 circa, e tale rapporto si fa maggiore negli anni di minima, e minore negli anni di massima pioggia. Condizione preziosa che si spiega per l'azione assorbente dei terreni costitueuti il bacino del Tevere, i quali restituiscono per sotterranee vene, nei tempi di siccità, l'acqua bevuta nei tempi piovosi. La portata minima sovrindicata di 160 metri cubi non dura, in media generale, più di 12 giorni all'anno, mentre si mantiene notevolmeute maggiore, però sotto ai 265 m. c., per oltre 200 giorni. La regolarità di acque abbondanti renderebbe il Tevere facilmente navigabile. Le sue piene souo grandissime, se guardiamo alla bassezza delle sue sponde. Quasi ogni anno si verifica nell'autunno una piena, che sale oltre ai 13 metri dell'idrometro, nel qual caso raggiunge il livello della Via Ripetta ed allaga parecchi punti più depressi della città, che sono soltanto a 12 metri. Tratto tratto poi si hanno escrescenze sino di 14 a 15 metri. Negli scorsi secoli se ne soffrirono alcune anche maggiori, cioè di 17, 18 e sino di 19,50 metri, che produssero danni gravissimi. L'ultima del 29 dicembre 1870 sali a metri 17,22.
La traversata della città è una linea assai tortuosa di metri 4450 di sviluppo, contando dalle mura di Porta del Popolo sino ai termine dello 1
scalo di Ripa Grande, ed è ccraì divisa: dal muro anzidetto allo scalo superiore, ossia di Ripetta, ove è l'idrometro, metri 600; dallo scalo di Ripetta al ponte Sant'Angelo, 830; dal ponte Sant'Angelo allo scalo Salviati, ove è il ponte di ferro, 470; dallo scalo Salviati a ponte Sisto, 920; dal precedente ai ponti dell' isola San Bartolommeo, 620; dall'isola al termine suddetto dello scalo di Ripa Grande sotto la città, 1010; in totale metri 4450. In città la larghezza dell'alveo varia da 100 ad 80 metri, salvo innanzi alla Farnesina, dove venne ristretto a poco più di 60. I diversi pouti in muratura, sostenuti da antichi e massicci piloni, hanno luci libere assai mediocri, cioè da metri 72 (ponte Sistò) a 62 (ponte Sant'Angelo), le quali, in tempi di piene, restando accecate, risultano insufficienti. Tutti questi ostacoli, iusieme ad antichi ruderi e pescjije per molini, producono notevoli e dannosi rigurgiti, oltre ad impedire ogni navigazione. La differenza di livello prodotta da sopra a sotto la città è in acque magre di oltre un metro, ma neli* graudi piené riesce anche di 2,50 e 3 metri, rendendo più alto e dannose le inondazioni. Le spoude stesse poi mancano quasi ovunque di muraglioni (lungoteveri), e dal loro piede per numerose fogne si versano direttamente nel fiume le immondezze della città.
Uscito il Tevere da Roma, segue il suo cammino discendente al S, 0. cou numerose tortuosità, sempre sufficientemente incassato nelle sue alluvioni di sabbie argillose con qualche fina ghiaja, le quali formano uua bassa pianura continuata sino al mare.
10 questa zona esistono alcuni tratti di arginatura, per impedire l'allagamento delle piene nelle principali bassure laterali. A Capo-due Rami, situato a 30,400 metri sotto Roma, contati lungo l'alveo,
11 fiume si biforca per formare il delta chiamato Isola Sacra. La caduta su questo tratto è di m. 4,20 circa, per cui la ragguagliata pendeuza è di m. 0,13 per chilometro; Ja sua larghezza varia da 65 a 150 m. ; ordinariameute essa misura 100 metri. Da Capo-due-Rami al mare resta la sola caduta iu acque basse di 0,40. 11 ramo sinistro del fiume, quello di Ostia, è il maggiore in ampiezza e rappresenta l'autico alveo naturale. Ha un corso molto tortuoso di circa 8 chilometri. Il ramo destro, detto di Fiumicino, sembra essere stato artificialmente aperto ai tempi di Claudio e di Trajano, quando, pel protendersi della foce Ostiense, nel ramo sinistro già diveuiva pressoché impossibile la navigazione. La lunghezza di questo canale è di 4500 metri circa; la larghezza varia da 25 a 40 metri, con fondo quasi ovunque superiore a metri 1,50 e velocità moderata; per cui serve esclusivamente alla comunicazione del fiume col mare. Non lungi dalla sua sponda destra, presso il luogo detto Porto, si veggono le reliquie del porto di Claudio e del grandioso edifizio esagonale per le mercanzie di Trajano, ora l'uno e l'altro interrati e distanti più di 3 chilom. dal lido. Presso la foce del canale sorge il piccolo ma ben costrutto villaggio di Fiumicino. Lo sbocco al mare è muuito, come i soliti porticanali, di palafitte, cui conviene avanzare di tempo in tempo, stante il protendersi continuo della
< spiaggia, che quivi si verifica di 2 a 3 metri ai-
i^ooQle ^
| |
Velabri Palatino Capitolino Caprea Albani Palatino Tevere Aniene Teverone Fium Tevere Roma Paglia Roma Nera Aniene Paglia Nera Aniene Appennino Tevere Ripetta Roma Senua Parigi Roma Tevere Tevere Tevere Via Ripetta Porta Popolo Ripa Grande Ripetta Ripetta Sant'Angelo Sant'Angelo Salviati Salviati Sisto San Bartolommeo Ripa Grande Farnesina Sistò Sant'Angelo Tevere Roma Capo-due Rami Roma Isola Sacra Capo-due-Rami Ostia Fiumicino Claudio Trajano Ostiense Porto Claudio Trajano Fiumicino Qle
|