Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      m ROMAirrigazione e motori, di 290,000 lire. Per fermo l'Amene potrà essere utilmente adoperato. Rispetto ai trasporti, ci pare che una ferrovia possa essere assai più opportuna, tanto più che la medesima riuscirebbe utile, anzi necessaria, per la rapida comunicazione di Tivoli e Valle tiburtina con la metropoli. Tivoli e la sna valle sono forse destinati a divenire, come già erano in antico, insieme ai colli Albani, una regione di rifugio estivo e di riposo. Oltre ciò, la valle medesima si mostra come la più diretta comunicazione tra Roma e la regione abruzzese adriatica, mediante una ferrovia trasversale condotta verso Pescara. Ora è certo che la maggiore difficoltà da superare, cioè il grande e subito mutamento di livello che v'ha tra la cam-pagua romana e la valle suddetta, sarà qui non poco agevolata dalla gran potenza dinamica della caduta di Tivoli; e questo è un altro utilissimo servizio che le acque dell' Aniene potranno prestare come potenza motrice.
      Per irrigare la campagna romana venne già dimostrato come male possa servire il Tevere, stante la gran depressione dell'alveo nel quale mantiene il suo corso. L'Aniene invece, anche derivandolo soltanto dal piede della cascata di Tivoli, potrebbe facilmente espandersi su buona parte della campagna medesima; così non vi sarebbe altro limite al benefizio che il volume d'acqua disponibile e la spesa da incontrare. Il disegno sopra citato del Qori, benché inteso principalmente alla navigazione, dà pure un'idea concreta del modo con cui si potrebbero condurre le derivazioni sulle due sponde dell'Aniene per irrigare le terre ed avere cadute di acqua in diversi punti della cam-pagua e presso la città. Volendo servirsi delle acque specialmente per l'irrigazione, e sapendo che ogni metro cubo per secondo basta benissimo per irrigare un migliaio di ettari, è certo cbe si potrebbe dotare di tale vantaggio un'estensione grandissima, per esempio di 10 o 15,000 ettari. Resterebbe tuttavia da bilanciare la conseguente spesa di conduttura mediante un regolare disegno di cauali che fosse studiato a questo fine, stantechè il terreno della campagna romana ha molte ondulazioni che possono essere causa di difficoltà e di spese molto notevoli rispetto all'utile che se ne può conseguire.
      Dall'Aniene infuori, la campagna romana non possiede altre acque perenni di gran portata da servire all'irrigazione di vaste superficie; poiché quelle dei monti Albani e di altre montuose regioni circostanti non dànno nella state che volumi limitatissimi e già adoperati in vario modo dagli abitanti. In certe zone di territorio, segnatamente in quelle dove, sotto i detriti vulcanici o sabbiosi permeabili, s'incontrano strati di tufo compatto o meglio le marne plioceniche, deve esser possibile unire, mediante bene intesa fognatura, discreti volumi d'acqua. E di simile sotterranea disposizione si godono gli effetti a Roma stessa, ove diverse polle di tale origiue, così naturali come artificiali , già vengono usufruite. Però non é facile l'arguire, senza uno studio dei singoli casi, quali volumi si possono ottenere, e del resto il livello di tali acque sarà quasi sempre piuttosto basso rispettoai vicini terreni. Qualche vantaggio può aversi dal lago di Bracciano a ponente di Roma, col diametro di 9 chilom., distante 26 in linea retta, alto m. 160 sul mare. Da questo già esce ora un ramo dell'acqua, detta Paola, condotta sino a Roma alla Porta San Pancrazio sul monte Gianicolo. Ma probabilmente da sì vasto ed elevato bacino potrebbe conseguirsi, mediante opportuni lavori, maggior volume per gli usi dell'irrigazione e per forza motrice, dei quali vantaggi fruirebbero Roma e suoi dintorni.
      Acquedotti di Roma. — È tema codesto che merita di essere svolto largamente. Ma pur troppo i limiti del nostro lavoro non ci consentono che pochi cenni. Già fu menzionato che le acque del Tevere souo per sé sane e potabili, quando vengano depurate dalle torbide. Ma è appunto la torbidità frequentissima e quasi abitsale che induce a non servirsene. Vedemmo inoltre che il suolo di Roma ha polle assai frequenti, senza contare i pozzi cbe forniscono egualmente acqua buona per gli usi co-. muni. Essi hanno poca profondità nel basso della città, cioè 5 metri al più, e da 10 sino a 25 sui colli. Le sorgive sono sovrattutto numerose sui fianchi dei colli pliocenici della sponda siuistra del Sume. Le principali sono la Lancisiana, la Pio, i'lnnoceveiana e di San Damaso, che sgorgano sui rìanchi del Gianicolo; quella delle Api alle radici del Vaticano; sulla sponda sinistra abbiamo l'acqua San Giorgio alla falda nord del Palatino; le due lei Grillo e di San Felice alle falde sud ed ovest .lei Quirinale; ed infine la sorgiva Sallustiana alle falde nord del monte medesimo, che è la più abbondante, per cui si ritiene da taluni che provenga da autico acquedotto sotterraneo. Queste acque, già di presente usufruite in fontane pubbliche o private, sono purissime e buone, non contenendo che una dose affatto minima di materie fisse. Il loro volume tuttavia è generalmente assai esiguo, uè possono ritenersi di vero assetto pei grandi servizi pubblici o industriali. A questi però si supplisce ampiamente a Roma cogli acquedotti che ri recano le acque copiosissime dei monti vitìini, nove principali e cinque miuori recanti le acque Tra-jana, Sabatina, Ci mini a, Crabra ed Alquesiana; cosicché il numero di essi ascendeva a quattordici. La misura d'acqua dei Romani era il quinarium, equivalente a circa 63 m. c. in 24 ore. La quantità totale derivata dai nove acquedotti sommava circa 25,000 quinarii (1,565,000 m. c.ì, di cui 22,000 (1,390,000 m. c.) giungevano sino a Roma. Questo volume equivale a m. c. 15 Vs per secondo, e rappresenta la portata di un cauale di ordinaria velocità (metri 0,80 circa) avente la sezione di 10 metri di larghezza su 2 di altezza. Del totale volume tuttavia non più che 14,000 quinarii distribuì vausi regolarmente, cioè 1700 ai palazzi imperiali , 4000 circa alle abitazioni fuori Roma, 4400 alle terme, naumachie, fontane, e 3850 ai privati. 11 rimanente, ossia 8000 quinarii, era defraudato con diversi artifizi, che l'amministrazioue di Frontino giunse a reprimere. Gli acquedotti, il cui sviluppo sino a Roma era notevolissimo (misurando soltanto quei principali 422 chilom.), correvano parte sotterranei, parte su arcate più o meno alte, talora sino a 36 metri» e lunghe in tutto più dit^ooQle


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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume XIX (parte 2)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1885 pagine 1280

   

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