Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      ROMAgitto. Essa è più forte al mattino e soprattutto al tramonto, accompagnata eziandio in quest'ora da notevole abbassamento di temperatura. L'ora del tramonto dà più frequentemente d'ogni altra origine alle febbri.
      Ecco lo stato medio del tempo: giorni chiari 155, nuvolosi 88, piovosi 122. I giorni chiari predominano nella state, e raggiungono il massimo mensile nel luglio (20 circa), i piovosi nell'ottobre (12) ed i nuvolosi nel febbrajo. Le nebbie si producono di raro: le pioggie più abbondanti in ottobre (103 mm.), le più rare in luglio (16,10 mm.). La quantità totale annua di pioggia, secondo le osservazioni di ottantanni (1782-1861), è di 0,742 metri; l'evapo razione massima mensile di 21,60 mm. in agosto, la minima 5,63 mm. in gennajo, la media estiva 18,17 mm. e la media generale annua 10,53 mm. Di temporali con lampi e tuoni se ne novera io media una ventina; la grandine cade di raro, cinque volte in media nell'anno, e reca poco pregiudizio. La neve è poco frequente, scarsa e di breve durata. Raramente si ha gelo ; tuttavia si vedono talvolta rapprese in ghiacciuoli le acque delle fontane più esposte al vento freddo nei luoghi elevati. In complesso il clima di Roma, astrazion fatta dall'influenza febbrifera dei dintorni, può ritenersi fra i migliori dei paesi meridionali. Brève l'inverno e mite per I'ìdAusso dell'aria marina, senza l'incomodo dei veuti di mare, come a Nizza ed a Genova; i venti freddi non vi durano, e solo alquanto persistenti nel marzo, ma meno infesti che i fieso-laui di Fireuze. L'estate invece è assai lunga, ma la temperatura non è eccessiva e sovente, come fu detto, vien rinfrescata dalle brezze marine. L'abbondanza di acqua buona e fresca reca sollievo negli ardori estivi e dispensa dall'uso di bibite gelate, che sono una necessità per gli altri maggiori cousorzi. Del resto le vette del prossimo monte Albano coutengono vaste conserve di neve ivi raccolta per cura del Municipio, e che continuamente ne provvedono durante la state.
      Il clima di Roma venne sovente accusato di capricciosa incostanza, la quale è pure un fatto, e dipende dal repentino succedersi dei venti nord e sud. Tale variabilità riesce specialmente molesta agli stranieri, avvezzi ai climi nordici più regolari; ma per contro passa quasi inavvertita per quei cittadini, i quali, per questo rispetto, si trovano meglio assai di abitanti di altre regioni del mezzodì d'Italia, decantate per bontà e sanità di temperie. Essa ha inoltre il vantaggio di rompere gradevolmente la monotonia dei calori estivi, in altre città veramente fastidiosa. Gli è tuttavia da osservare che simili oscillazioni di temperatura comandano nel vestire una cura particolare. Detto clima non impedisce la frequente longevità e la soda costituzione soprattutto nelle donne, cbe godono fama di maestà e venustà di forme. Come stazione invernale la detta metropoli è assai propizia alle persone deboli, linfatiche, predisposte alla tubercolosi od entrate nella prima fase di questa, con predominio d'irritazione ai bronchi. E cosi frequentano Roma sullo scorcio d'ottobre al mese di giugno molte famiglie, specialmente straniere, cbe vi soggiornano in numero considerevole (40,000 persone e più).
      Roma inoltre ha il pregio di essere stata in questi ultimi tempi immune dalle malattie epidemiche, la petecchia e il cholera, che afflissero tanta parte d'Italia; ma per contro è noto come essa sia sog* getta alla malaria, effetto delle condizioni della circostante campagna, generando a sua volta le febbri intermittenti e le miasmatiche. La sua influenza sulla metropoli varia grandemente e diremo anche capricciosamente da luogo a luogo. Il basso suolo lungo il Tevere, tanto sotto quanto sopra Roma, cioè i dintorni del monte Testaccioedi vasti prati al nord di Castel Sant'Angelo, sono particolarmente malsani. I suburbii e le vigne fuori e dentro le mura in tutta la parte sud-est sino al Palatino, alla stazione ferroviaria ed al Maccao, come pure la villa Borghese, diventano alquanto pericolosi in autunno. La stessa piazza del Popolo non è scevra dalla maligna iufluenza, e cosi pure diversi luoghi in Transtevere. Nel quartiere più signorile di Roma le case che stanno fra le pendici del Pincio e la via del Babbuino, mentre hanno condizioni favorevoli alia salute nella parte cbe guarda detta via, soffrono febbri nella parte addossata al colle. I centri più popolosi sono sempre i più sicuri. Le cause comuni che si ritengono nocive all'igiene delle città, come il sudiciume delle vie e delle case, la poca circolazione d'aria, la miseria, non pajono influire menomamente sullo svolgi mento della malattia in discordo, la quale proviene da sorgente diversa; e così il sucidissiino ghetto di Roma fu sempre immune dalle l'ebbri.
      Le condizioni climatologiche dell'antica Roma erano, o no, migliori di quelle della Roma moderna? È invero difficile il profferirne un riciso giudizio, a fronte di fatti e sentenze diverse, e spesso anche opposte. La tradizione ricorda come il territorio etrusco, sabino e laziale, circostante alla grande metropoli, e buona parte ancora dello stesso agro pontino fossero, anteriormente alla fondazione di Roma e viepiù al tempo del suo accrescimento, già seminati di numerose, benché piccole città, le quali si reggevano a federazione. Di questa guisa si noveravano Anzio, città marittima importantissima; le ricche città o castella dei Volsci ; Laureuto, Ostia ed altri consorzi cittadini lungo il mare; le citià dei Rutuli al S. E. di Roma, quelle dei Prenestini al N. E., dei Yejenti all'O., delle quali si vedono le rovine sparse all'intorno ancora oggidL Vuoisi pure notare che la maggior parte di queste città erano nei luoghi stessi ove appunto ora domina intensissima la malaria e manca ogui popolazione.
      Roma repubblicana aveva in gran pregio l'agricoltura; di modo che i suoi cospicui cittadini non isdeguavano di vivere alla campagna. Sotto l'Impero poi, più che in altri tempi, era folta la popolazione di Roma e delle sue vicinanze; amenissime ville, fra le quali giova ricordare la Laurentina di Plinio, presso Ostia, e quella di Adriano a Tivoli, ; sorgevano in vicinanza del mare sopra lidi, intorno , ai quali ora si allarga la malaria. Cessate più tardi j le agresti fatiche di uomini operosi e frugali, e quei , modesti poderi di sette jugeri, accordati prima come il massimo possesso di terre ad ogni buon cittadino, riuuiti di poi in vastissime possessioni, sopra cui l'opulento romano faceva lavorare lo schiavo, ao-
     


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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume XIX (parte 2)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1885 pagine 1280

   

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