Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      ROMA
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      cadde che le colture di semplice lusso togliessero posto alle più utili. Altra conseguenza di quello stato di cose fu che l'abbandono, in cui vennero lasciati i terreni, corrompesse il clima, promuo vendo o quanto meno rendendo anche più infesta la naturale insalubrità del luogo. Che la salute non vi fosse bastevolmente perfetta, lo si apprende dagli antichi scrittori. Cosi per modo d'esempio, Orazio, a cui era morto di febbre il suo Mecenate, dicevadei mesi estivi:..... Quando omnis populus et mu
      liereula pallet; e parlando dell'ottobre.....Adducitfebres et testamenta resignat. Tito Livio riferisce le querele dei veterani, i quali sembra dimorassero nelle stazioni della campagna romana: se militando fessos , in pestilenti afque arido circa urbem solo luctari. Cicerone, lodando il luogo elevato scelto da Romolo per la sua città, cioè il colle allora circondato dagli stagni Velabri, lo descrive locum in pestilenti regione salubrem. colles enim sunt qui cum perfitmtur ipsi, tum et afferunt umbram vallibus. E Frontino, lodando i molti lavori idraulici fatti da Nerva, dice : Et causa gravioris coeli, quibus apud veteres urbis infamis aer fuit, sunt remota.
      Ma d'altra parte le coudizioni demografiche e naturali non cousentono di credere che il male avesse l'estensione d'oggidì. Non si può infatti ritenere ragionevolmente che un gran popolo potesse prosperare in regione tanto desolata. Ricoprendo col pensiero al tempo dei grandi travolgimenti e dei cataclismi geologici, i quali avevano dato al paese i suoi principali lineamenti, ben si può concludere che le asprezze del terreno dovessero essere più spiccate, e che i suoi infossamenti, pieni di aque stagnanti, non ancora interriti dalle continue discendenti alluvioni, fossero più profondi e quindi meno pericolosi. La spiaggia del mare Tirreno era inoltre più prossima ancora alla balza con cui termina Verso il sud l'altipiano della campagna romana, e non appariva nò così sottile, nò ingombra dai tumuli e dalle numerose paludi salmastre cbe ora le infestano ; il delta del Tevere brevissimo e meno innanzi di parecchi chilom. dal presente, e quindi il fiume più libero nel suo corso, e le lagune di Ostia e di Maccarese non ancora interamente rinchiuse dal cordone littoraneo. Oltre a ciò, le foreste che antichissimamente dovevano coprire tutto il paese, potevano ajutare a mantenere il clima in condizioni migliori. Accadde infiue della campagna romana quel che suole avvenire di tutti i paesi piani e bassi, prossimi al mare, dove vanno a scaricarsi fiumi di acque torbide. Infatti gì' in-
      terrimenti graduali dei laghi con la protrazione costante delle foci del Tevere e del bass > lido marino sono l'effetto di potenti cause naturali cbe non è dato all'uomo di arrestare, e di cui soltanto può con grandi sforzi moderare l'azione.
      Topografia. — Descrizione di Roma attuale. — Il Tevere divide in due parti ineguali la città. Sulla riva destra stendesi la parte meno autica e meuo ragguardevole. Essa si riparte in due quartieri disuguali : al N., il Borgo, attorno al Vaticano e a Snn Pietro, riunito a Roma nell'anno 85*2 da Leone IV e cinto di un muro; a S. il Transtevere, sulla sponda del fiume e sui fianchi del Gianicolo, il posto avanzato di Roma contro l'Etruria, e uno deipiù popolosi sobborghi sotto Augusto. Queste due parti comunicano fra loro per la lunga via della Longara, aperta da Sisto Quinto. Le due rive del Tevere sono congiunte da sei ponti: quello di Ri-petta, a monte; quello di Sant'Angelo, presso l'omonimo castello; il Leonino, ponte nuovo sospeso; il Sisto; il S. Bartolomeo, che traversa l'isola; il ponte dei Quattro Capi, tra l'isola e la riva sinistra; e infine, a valle di tutti il ponte Rotto.
      La città propriamente detta, sulla riva sinistra, stendesi in parte sulla pianura a lato al fiume, l'antico Campo Marzio, ed in parte sulle circostanti colline. Di queste la più piccola, ipa la più importante nella storia, è il Campidoglio, alta 50 metri sul mare, la cui stretta costiera, stendentesi da S. 0. a N. E., forma due vertici separati da un lieve avvallamento. La punta S. 0., dal lato del Tevere, è coronata dal palazzo Caffarelli; quella di N. E., verso il Quirinale, dalla chiesa di Ara-Cceli. A N.E. del Campidoglio è il Quirinale (42 metri), la cui forma allungata ò separata dal colle precedente da una valle notevolmente affondata dalle costruzioni di Trajano. Al N. il Quirinale è separato dal Pincio (50 metri) da una valle, in fondo alla quale è la piazza Barberini. Il Pincio era anticamente occupato da giardini, che gli meritarono il nome di Collis hortorum. All'È, del Quirinale sorge il Viminale (54 metri). Queste due colline non sono, propriamente, che diramazioni di una terza, più grande, YEsquilino (75 metri), che stendesi a N. del Pincio fino al Celio, e su cui sorgono la chiesa di Santa Maria Maggiore, e poi quella di San Pietro in Vincoli e le rovine delle terme di Tito. A S. E. del Campidoglio trovasi il Palatino (51 metri), isolato a forma di quadrilatero irregolare, su cui si ammirano le immense rovine del palazzo de' Cesari. La vallata tra queste due colline è occupata dall'antico Foro. Più a S., presso il fiume, separato dal Palatino mercè la valle ove sorgeva il Circo Massimo, è Y Aventino (46 metri) con le chiese di Santa Sabina, Santa Balbina, ecc. Finalmente, all' E. dell'Aventino è il Celio (50 metri), lunga collina ove sono San Gregorio e San Stefano Rotondo. Tra il Celio, il Palatino e l'Esquilino trovasi il Colosseo (fig. 5710) ; e più a levante presso il muro di cinta, tramezzo al Celio e all'Esquilino, il palazzo di Laterano.
      La maggior parte del terreno immenso compreso nella cinta, e che contenne già sotto l'Impero 2 milioni (taluni, per es. il De Quincey, dicono 4 milioni) di abitanti, è attualmente disabitata. Sul Palatino, sull'Aventino, sul Celio, non che lungo la cinta, non erano fin qui che orti e vigneti, e si è soltanto a' dì nostri che si ricominciò a rifabbricare sull'Esquilino.
      La città del medio evo e dei tempi moderni è divisa in due dal Corso, fino a jeri la strada principale, che corre da N. a S., dalla porta del Popolo alla piazza di Venezia. La parte a levante di quest'arteria, ai piedi e sui fianchi del Pincio e del Quirinale, ha apparenza tutta moderna. La parte occidentale, lungo il Tevere ha le vie più strette e sudice, ed è il centro del piccolo commercio.
      Premessi questi cenni di generale descrizione , scendiamo ora a qualche più minuta (sempre però
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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume XIX (parte 2)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1885 pagine 1280

   

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Orazio Mecenate Livio Romolo Velabri Frontino Nerva Tirreno Tevere Ostia Maccarese Tevere Roma Tevere Borgo Vaticano Snn Pietro Roma Leone IV Transtevere Gianicolo Roma Etruria Augusto Longara Sisto Quinto Tevere Ri-petta Sant'Angelo Leonino Sisto S. Bartolomeo Quattro Capi Rotto Campo Marzio Campidoglio Tevere Caffarelli Quirinale Ara-Cceli Campidoglio Quirinale Trajano Quirinale Pincio Barberini Pincio Collis Quirinale Viminale YEsquilino Pincio Celio Santa Maria Maggiore San Pietro Vincoli Tito Campidoglio Palatino Cesari Foro Palatino Circo Massimo Y Aventino Santa Sabina Santa Balbina Aventino Celio San Gregorio San Stefano Rotondo Celio Palatino Esquilino Colosseo Celio Esquilino Laterano Impero De Quincey Palatino Aventino Celio Esquilino Corso Popolo Venezia Pincio Quirinale Tevere Qle Cosi Tito Cicerone Bartolomeo