Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
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stava in origine della città fondata da Romolo sul Palatino, e quindi devesi supporre cbe l'antica colonia di Evandro sullo stesso monte, come pure nna città sul Capitolino, detta Saturnia, ed un'altra sul Gianicolo, chiamata Enea (<3Znea) od Antipoli (Antipolis), sieno scomparse al tempo della sua fondazione, seppure mai esistettero. Sembra abbastanza probabile, come afferma Dionisio, cbe vi fossero anteriormente dei villaggi sparsi qua e là intorno ai setti colli ; ma l'esistenza di un luogo detto Vatica o Vatico ( Fatica, Vaticum) sulla destra sponda del Tevere, e di un Quirio (Quirium) sopra il Quirinale non ha altro appoggio che la congettura di Niebuhr (Eist., voi. i, p. 223, 289; Dionys., i, 73, 88; Plin., in, 9; Varr., L. L., v, §42; Festus, p. 322; Liv. r, 7; Veli., i,8; Tacit, Ann., xn, 24; Geli., xiri, 14; Ovid., Trist., ni, 1, 29). 11 perimetro della città di Romolo (fig. 5730)
Fig. 5730. — Pianta della dttà di Romolo.
A. Monte Palatino B, B. Monte Capitolino — C. Colle Quirinale — D. Monte Aventino — E. Foro romano — a, a) Vèlia — b) Inter duos lucos — c) G et modus — d, d) CUvus CapitoUnu» — e, e, e) Sacra via — f. Summa Sacra via — g, g) Nova via — hi Clivus Victoria — i. Porta Janualis - 2. Porta Carmentalis — 3 Sacci htm Larum — 4. Porta Mugionis — 5. Porta Romancia — 6. Lupercai — 7. Ara Conti — 8. Porta Fé-reatina? — 9. Curia veterea.
che dicesi più comunemente il pomerio (pomerium, pomosrium) o fosso all'intorno, dentro e fuori delle mura, consisteva nel solco che Romolo stesso vi tracciò, cominciando dal Foro Boario (Forum Boa-rium)dov'è raffigurato un toro in bronzo, in guisa da comprendervi entro la grand'ara di Ercole. Furono poscia piantate varie pietre, a dati insterstizi alle falde del monte Palatino fino all'ara del dio Conso ; e successivamente fino alle Curie Vecchie (Curia Veteres) ed al sacello dei Lari (sacellum Larum)-, il Foro romano ed il Campidoglio furono più tardi aggiunti, per quello si crede, da Tito Tazio. Cosi parla Tacito (l. e.), da cui per conseguenza rileviamo che il punto dove cominciava il solco del pomerio era indicato dalla statua di un toro, donde trassero poi alcuni scrittori la denominazione di Foro Boario. Stendevasi questo effettivamente sottol'angolo più occidentale del Palatino; ed il solco cominciava probabilmente un poco al di là del sito in cui sorge oggi l'Arco Argentario (Arcus Argentario), attiguo alla chiesa di San Giorgio in Ve-labro, abbracciante l'altare di Ercole od Ara Massima, ch'elevavasi nel medesimo fòro. Procedeva quinci lungo il lato N. della Valle Murcia (Circo Massimo) fino all'ara di Conso, che restava alle prime mete del Circo e giungeva alle Curie Vecchie tra il Palatino ed il Celio, per terminare al sacello o tempietto dei lari (sacellum, Larum) all'estremità della via Sacra (in summa Sacra via). Qui Tacito compie la descrizione del pomerio di Romolo, e continua a notare che generalmente credevasi esservi stato aggiunto il Foro ed il Campidoglio da Tito Tazio. La linea descritta da Tacito si è quella del muro non già, bensì del solco o fosso; ma nel caso almeno di una città di fondazione affatto nuova, il muro dev'essere stato fabbricato ben davvicino a cotal linea. Lo spazio tra il muro ed il solco, essendo il primo di dentro, era propriamente il pomerio, ossia il tratto dietro il muro, giusta l'etimologico suo significato da post mcerum, equivalente a post murum (dopo, dietro il muro), e cotesto tratto non poteva venire solcato dall'aratro od altrimenti coltivato. La linea del solco o confine del pomerio veniva indicata da apposite pietre, che appellavansi cippi (V. Muro) ; ed il nome pomerio estendevasi anche ad un altro spazio aperto dentro le mura, ch'era libero dai fabbricati (Liv., i, 44). Ogni città fondata, al pari di Roma, secondo l'uso etrusco, aveva un pomerio ; ed i riti che osservavansi nel tracciare la linea di coufine, detta il primogenio solco (primigenio sulcus), erano i seguenti: il fondatore, vestito alla foggia degli abitanti di Gabii (cinctu Gabino), attaccava all'aratro, in un giorno di auspicii, un bue ed una vacca, il primo a sinistra, e la seconda a destra, e procedendo sempre a sinistra, tirava il solco segnante il confine del pomerio. La cerimonia aveva significato mistico, dacché il toro dal lato esterno denotava che i maschi dovevano essere terribili agli esterni nemici, mentre la vacca di dentro raffigurava le femmine, che avrebbero riempita la città di abitatori (Joann. Lydus, De meni., iv, 50). Il solco rappresentava la fossa; le zolle ammonticchiate rappresentavano il muro; e varie persone seguivano l'aratro per gettar dentro le zolle ch'erano cadute dì fuori. Ai punti destinati per farvi le porte, l
'aratro veniva sollevato, e portat
o oltre lo spazio profano, a tenore del precetto di Catone, che si sollevi l'aratro e si porti, e chiamisi porta laddove si vuole questa aprire (Cai, ap. Isidor., xv, 2, 3; Varr., L. L., v, § 143; Plut., I Q. B., 27; Rom., 11). L'uso religioso del pomerio si era quello di definire il limite degli auspicii urbani (auspicio urbana), che si tenevano nei tratti i di terreno dichiarati dagli auguri corrispondenti 1 alle regioni aeree percorse dagli uccelli. Chiamavano cotesti tratti territorii od agri dichiarati au-, gurali (agri effati), ed erano di cinque specie: romano, gabino, peregrino, ostile ed incerto (ager romanus, gabino, peregrino, hosticus et incerto). In questo senso adunque l'aver romano non è altro che nna ripartizione meramente religiosa od
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