Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
ROMA.
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Dionys., i, 34; Varr., L. L., v, § 41) (V. Rupe Tar pea). Ratificata la pace fra Romolo e Tazio, rimasero costoro in possesso di due distinte ma insieme unite città , regnando il primo sul Palatino , sul Capitolino il secondo, che abitava nel sito in cui fu eretto successivamente il tempio di Giove Moneta. La valle fra i due monti formava una specie di terreno neutrale, e serviva di comune mercato; e sembra che la porta Gianuale ricordata da Var-rone nel suo passo relativo alle porte romulee, abbia appartenuto indubbiamente alla città sabina (Plut., Rom., 2; Sol., i, 21). Gianuale si disse la porta ad onore di una statua di Giano, che fu dapprima bifronte e poi quadrifronte; e più ancora da un tempio consecrato a cotesto antichissimo nume latino sul moute che da esso si denominò Giauicolo. Romolo, dopo la misteriosa sua scom parsa, fu deificato col nome di Quirino, e Numa suo successore gli eresse un tempio sul Quirinale, monte che originariamente si nomò (Agonus), e che sotto lo stesso Numa dividevasi in quattro diverse alture, denominate ciascuna da uu proprio dio, Quirinale, Salutare, Mudale e Laeiare ( LattariaNon si decifrò mai l'etimologia di Muciale (Mudalis), ed il nome Quirinale, che alcuni traggono da Quirino non già, bensì dai Quiriti (Qui-rites), che erano giunti con Tazio da Cure e si erano stabiliti sul monte, assorbì da ultimo gli altri tre nomi (Dionys., n, 37, 63; Varr. L.L., v, § 51; Ovid., Fast., ii, 509; Fest., p. 254) (V. Cure e Quiriti). Il tempio di Quirino sorgeva probabilmente vicino all'odierna chiesa di Sant'Andrea .del Noviziato», come vedremo più tardi. Numa, egli pure di origine sabinica, fondò parimente uu Campidoglio che fu posteriormente detto Campidoglio Vecchio ( Vetus Capitolium), sul Quirinale, monte ch'era stato abitato principalmente da' suoi compaesani. Non gli potè essere imposto naturalmente il nome di Campidoglio tino alla foudazione del romano, e fu desso in origine la rocca (arx) della città, contenente i tre soliti tempii di Giove, Giunone e Minerva. A cotesto antico tempio di Giove accenna Marziale, ed è probabile che si elevasse dal lato S. del Quirinale, sull'altura che appellasi oggidì Ma-gnanopoli. Dicesi che Tulio Ostilio, terzo re di Roma da noi già mentovato, abbia aggiuntoli monte Celio allacittà dopo la distruzione di Alba Lunga, quando la popolazione di Roma fu raddoppiata per il so-praggiuugervi degli abitanti di Alba ivi trasferiti; e Tullio, per rendere il Celio ancora più popolato, vi fissò la sua residenza. Anco Marzio, suo successore, vi aggiuuse l'Aventino, la cui leggenda è più misteriosa di quella di qualunque altro dei monti romani. Alla fine del ut secolo della città, ossia 460 anni av. C., ci comparisce come agro pubblico (ager publicus), di cui eransi impadrofiiti i patrizi, e successivamente, dopo aspra lotta, vedesi frazionato, la mercè della legge Icilia de Aventino publicando, del
456 av. C., dai plebei, che principalmente poscia vi abitarono. Rimaneva fuori del po
merio fino al tempo di Claudio , imperante dal 41 al 54 d. C., sebbene i più dotti fra i Romani ne ignorassero la ragione. Attribuisconsi inoltre ad Anco Marzio le fortificazioni del Gianicolo sulla destra sponda del Tevere, la costruzione delponte Sublicio per congiungere il fiume colla città, la fondazione del porto di Ostia alla foce del fiume, e la fortificazione, detta la fossa dei Quiriti (Fossa Quiritium). Sembra dunque che il perimetro di Roma , al tempo dell'ascensione al trono di Tar-quinio Prisco, abbracciasse i monti Quirinale, Capitolino, Palatino, Aventino e Celio, ed il Granicolo oltre Tevere: non vi si notano come inchiusi il Viminale e YEsquilino, ma gli è fuor di ogni dubbio ch'erano questi pure in parte abitati. Non è possibile affermare che i primi cinque colli da noi nominati sieno stati cinti di muro comune, ma le fortificazioni, qualunque si fosse la loro esten-sioue, sembrano essere state di rozzissima e primitiva costruzione. Non pare che Tarquinio abbia fatto aggiunte alla città, ma fece disegnare ed in parte eseguire forse ciò ch'era di molto maggiore utilità, un muro regolare e non interrotto per circondare l'iutiera città; anzi, secondo Vittore, condusse a termine il muro, e Servio Tullio suo successore non vi aggiunse che il terrapieno (agger). Il regno di Tarquinio Prisco, dal 614 al 578 av. C., ossia per lunghi trentasei anni, fu veramente un'epoca notevole nel progresso architettonico della città. Fu cotesto re di origine etnisca, ed eziandio di schiatta greca, ed è perciò naturale il supporre che le sue cognizioni di architettura e delle altre arti del vivere civile erano superiori a quelle dei Romani e dei Latini, e quinci vennero i miglioramenti daini introdotti a Roma. Non furono adunque spacciatori di favole e di menzogne quegli antichi scrittori che le opere magnificarono di Tarquinio e di molti altri facitori del prisco incivilimento; ed oggidì ancora, dopo un corso completo di ventiquattro secoli, ammiransi in Roma le el iache fatte costruire da cotesto prinoipe per prosciugare il Ve-labro ed il Foro, e si volge attento lo sguardo alle rovine del Circo Massimo, ch'egli ampliò, avendo pria fatto disegnare il tempio di Giove Capitolino e costruire i primi portici e le prime botteghe intorno al Foro; dev'egli insomma considerarsi come il fondatore dei successivi lavori architettonici di Roma, che in magnificenza e splendore non furono peranco superati in alcun punto del globo. Le aggiunte fatte da Servio Tullio, successore del Prisco Tarquinio e sesto re di Roma, dal 534 al 509 av. C., nella cinta murata della città vengono dai diversi autori variamente indicate, ma tutti concordauo nello attribuirgli la costruzione del terrapieno ; ed anzi è invalso ormai l'uso di attribuirgli non solo questo, ma le stesse mura, e noi ne discorreremo a suo luogo, avvertendo qui alcun che intorno alle Regioni di Servio ed al Settimonzio (Varr., L. L.,\, § 158; Hieronym, i,p.28; Martial.,v, 22, 4; Liv., i, 8, 30-38; ni, 31, 32; Eutrop., i, 4; Victor, Fir. ili. 4-8; Dionys., u. 36, 50; iii, 43, 44, 45, 68; x, 315 32; Fior., i, 4; Plut., Nurn., 15; Tacit., Hi st., ih, 72; Strab., v, p. 234).
Regioni di Servio, Settimonzio, abitanti originaci e prima irruzione dei Galli. — Servio aveva diviso la città in quattro distretti o regioni politiche, le quali non erano però in proporzione col-l'estensione della medesima; sembra che il loro numero corrispondesse a quello delle tribune cittadine; ma vi sono parecchie particolarità concer-
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Varr Tar Romolo Tazio Palatino Capitolino Giove Moneta Gianuale Var-rone Plut Rom Sol Giano Giauicolo Quirino Numa Quirinale Agonus Numa Quirinale Salutare Mudale Laeiare LattariaNon Muciale Mudalis Quirinale Quirino Quiriti Qui-rites Tazio Cure Dionys Varr Ovid Fast Fest Quiriti Quirino Sant'Andrea Noviziato Campidoglio Campidoglio Vecchio Vetus Capitolium Quirinale Campidoglio Giove Giunone Minerva Giove Marziale Quirinale Ma-gnanopoli Tulio Ostilio Roma Celio Alba Lunga Roma Alba Tullio Celio Marzio Aventino Icilia Aventino Claudio Romani Anco Marzio Gianicolo Tevere Sublicio Ostia Quiriti Fossa Quiritium Roma Tar-quinio Prisco Quirinale Capitolino Palatino Aventino Celio Granicolo Tevere Viminale YEsquilino Tarquinio Vittore Servio Tullio Tarquinio Prisco Romani Latini Roma Tarquinio Roma Ve-labro Foro Circo Massimo Giove Capitolino Foro Roma Servio Tullio Prisco Tarquinio Roma Regioni Servio Settimonzio Varr Hieronym Martial Liv Eutrop Victor Fir Dionys Fior Plut Nurn Tacit Strab Servio Settimonzio Galli Qle Rupe Gianuale Romolo Cure Numa Servio
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