Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
ROMA
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di Livio (v, 55) assai più ad nn paese in cui il terreno sia stato preso di assalto, che ad uno in cui siansi eseguiti gli opportuni scompartimenti. La nuova città fu bella e pronta in un solo anno, e certo sor una scala più grande che anteriormente alla invasione gallica, essendosi accresciuta dell'immigrazione degli abitanti delle conquistate città di Vejo, Capena e Falisci, e dei reduci Romani, richiamati con apposito decreto, pena la vita in caso di rifiuto (Liv., vi, 4). Nulla può meglio dimostrare la vigorosa attività dei Romani, quanto il notevole fatto che nello stesso anno in cui risorgeva la città per tal guisa dalle sue ceneri, il Campidoglio venne rassodato la mercè di una sostru-zione di muratura solida e quadrata, cosi massiccia da destar le maraviglie anche ai tempi di Augusto (Liv., I c.; Plin., xxxvi, 24, s. 2).
Riforme e miglioramenti materiali, alloggi ed orti cospicui ; opere pubbliche di Cesare e Pompeo. — La censoria magistratura di Appio Claudio il Cieco, nel 312 av. Cr., forma un'epoca rispettabile nei progressi della città, la quale ebbe da lui il suo primo acquedotto e la sua prima strada campale regolarmente costrutta, che si addi mandano ancora Acqua e Via Appia (Liv., ix, 29). Ma la guerra susseguente di Pirro, e più ancora le successive guerre puniche impedirono i progressi di opere cosi egregiamente iniziate, sebbene la costruzione di uu secondo acquedotto, detto il Vecchio Aniene (Anio Vetus, oggi Teverone), sotto i censori Curio Dentato e Papirio Cursore, nel 272 av. C., faccia fede che la popolazione della città andava sempre aumentando; nel 220 poi av. Cr., ecco la via Flaminia ed il Circo egualmente denominato per riconoscenza al censore Flaminio (Liv., 2?p«J.,xx; Paul. Diac., p. 89). Ma non ebbero vero gusto di architettura i Romani se non se dopo le conquiste nella Bassa Italia, nella Sicilia e nella Grecia, e perciò la prima basilica fu eretta appena nel 184 av. Cr., e solo dieci anni più tardi venne lastricata per la prima volta la città, curanti i censori Fulvio Fiacco e Postumio Albino, i quali fecero lastricare eziandio le strade campestri, costruire molti ponti, ed effettuare molti altri miglioramenti e nella città e nei dintorni (Liv., xli, 27). Ad onta però di cotesti miglioramenti nelle pubbliche costruzioni, le case dei privati continuavano ad essere povere e meschine fino al tempo di Siila, ossia un secolo circa av. Cr. ; e sembra che la casa di Cn. Ottavio sul Palatino sia stata uno degli esempi più antichi dell'elegante architettura domestica (Cic., De off., i, 39). Fu dessa demolita da Scauro, che ingrandì la sua propria casa sull'area cosi ottenuta. Pare che cotesta casa di Scauro sia poscia passata in possesso di Clodio (Ascon., ad Cic. Mil. Arg.)\ e se ne può argomentare la magnificenza dalla circostanza ch'egli sborsò per la medesima 14,800,000 sesterzi ossia 3,250,000 franchi (Plin., xxxvj,24,8.2). Ed infatti, mano mano che si appressa l'èra imperiale, le abitazioni dei Romani più illustri assumono un aspetto di straordinaria grandezza, come quella dell'oratore Crasso, censore nel 92 av. Cr., giusta la descrizione lasciataci da Plinio. Accanto a coteste due case di lusso devonsi porre puranco quelle di Catodo, collega di Mario nella guerra timbrica; diAquilio, dell'ordine equestre, famoso giurisperito; e di Livio Druso, tribuno del popolo nel 93 av. Cr. Morto costui, la sua casa divenne proprietà del dovizioso M. Crasso, che la vendette a Cicerone per una somma veramente ingente Era situata, per quanto sembra, sul lato N. del Palatino, sul declivio del monte, non lungo dalla via Nova, in guisa da dominare il Foro ed il Campidoglio. Fu divorata dalle fiamme nei tumulti clodiani, e sulla sua area fu eretto un tempio alla Libertà; ma ritornato Cicerone, gli fu restaurata a pubbliche Bpese (Cic,, ad Att., ir, 24; Fam., v, 6; Veli. Pai, n, 45; Dion. Cass., xxxviii, 17; xxxix, 11,20; App., B. C., n, 15). Anche l
a casa di Lepido, console nel 77 av. Cr., è degna d
i ricordo per la sua magnificenza, ma *più ancora meritano di essere ricordate quelle di Sallustio e Lucullo, in cui il lusso delle private abitazioni romane fu portato al suo apogeo. Il distintivo della prima, posta sul Quirinale, erano i suoi orti grandiosi (horti Sallustiani), i quali occupavano probabilmente la valle tra il Quirinale ed il Pinoio, ed anche parte del secondo monte. La casa di Lucullo, il domatore di Mitridate e Tigrane, sorgeva invece sul Pincio, ed era circondata di giardini di tanta bellezza, che il desiderio ardente di possederli, suscitatosi nel cuore di Messalina, fu cagione della morte del susseguente suo possessore P. Valerio Asiatico; e d'allora in poi diventarono uno dei più cospicui tenimenti della famiglia imperiale (Plut., Lucull., 39 ; Dion. Cass., lx, 31 ; Tac., Ann., xi, 1 ; Plin., xxxvi, 8; Becker, Handb., p. 583). I reggitori supremi della morente repubblica, Pompeo e Cesare, anziché sciupare ingeuti somme di danaro nell'abbellire le proprie case, le profondevano nell'erezione di pubblici edilìzi, e quindi fu lodato il primo per aver inalzato un teatro, una curia e parecchi tempii ; ed il secondo per aver ideato ed in parte fatto eseguire nel breve tempo del suo domiuio un teatro di straordinaria grandezza, da trarsi fuori dalla rupe Tarpea ; un tempio di Marte, più grande di quanti altri allora esistessero, due ampie biblioteche pubbliche, un nuovo fóro e molte altre opere ragguardevoli tanto in Roma quanto nelle provincie (Svet., Cces., 26,44; App., B. C., », 102; Plut, Pomp., 40). Il lungo e saldo governo dell'imperatore Augusto consenti a costui di compiere varie opere del trucidato suo zio Cesare non solo, ma d'aggiungervi non poche delle sue, di guisa che il suo regno deve considerarsi come una delle epoche più rilevanti nella storia della città; e quindi nell'età sua decrepita potò vantarsi a buon diritto di aver trovata Roma di mattoni ed averla lasciata di marmo; fu però assistito nelle ardite imprese dal suo genero A grippa, uomo pieno di buon gusto e di munificenza, che fu il primo a fondare pubblici e gratuiti bagni nella metropoli imperiale.
Antiche divisioni municipali. Le quattordici regioni di Augusto. — Sebbene Roma si fosse di molto ingrandita di già sotto il più fiate mentovato Servio Tullio, le divisioni municipali fatte da cotesto monarca duravano ancora ai tempi di Augusto, che se ne servi come di modello per le nuove ripartizioni. Servio aveva costituito i diversi vici in tante corporazioni religiose, somiglianti alle odierne par-
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