Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
ROMAfonti autentiche a cui attingere. Cosi, per esempio, la relazione dello scrittore che appellasi comunemente l'Anonimo di Einsiedlen (Anonymus Ein-siedlensis), il quale visitò Roma nel secolo ix, pubblicata dal Mabillon (Anal., iv, p. 502) e da H&uel (Archiv f. Philol. u. Pddag., i, p. 115), ci somministra una lista di monumenti assai più numerosa di quella di un altro anonimo , cbe compilò un libro De mirabilibus Roma, nel xii o xm secolo (Montfaucon, Diar. lUil., p. 283; Nibby, JEffetti, leti, di Roma, 1820, fase. 1-4°). Da varii passi delle opere del Petrarca, rilevasi lo squallido e desolato stato di Roma nel secolo xiv, in conseguenza della dimora di alquanti papi in Avignone, dal 1309 al 1378. Cosi in una lettera ad Urbano V (1362-1370), esterna il sommo suo dolore perchè stanno giacenti le case, crollano le mura, rovinano i tempii, le cose sacre periscono e si conculcano le leggi (jaeent domus, labant ni ceni a, tempia ruunt, sacra pereunt, calcantur leges); ed un poco più in là deplora che giaccia al suolo il Laterano, e che la madre di tutte le chiese, priva di tetto, sia esposta ai venti ed alle pioggie (Lateranum humijacet, et Ecclesiarum mater omnium, tecto carens, ventis patet oc pluviis Lib. ix, ep. 1). Gli avanzi, ciò non di meno, dell'antica magnificenza romana erano ancora considerevoli abbastanza per eccitare l'ammirazione di Emmanuele Crisolora al principio del secolo xv, come può soorgersi dalla sua lettera a Giovanni II Paleologo, imperatore di Costantino-doli dal 1399 al 1402, che leggesi nel Codino (De antiq. C. P.t p. 107). Da cotest'epoca in poi sembra che le devastazioni siensi di molto aumentate fino ai tempi del Poggio, ed anche vita sua durante; ma che sieno cessate tantosto dopo la sua morte, non ravvisandosi nel suo catalogo un numero di rovine molto diverso da quello che notasi nei tempi più a noi vicini.
Topografia della città antica; mura o terrapieno di Servio, porte ed altri oggetti. — Premessa questa breve descrizione dell'origine, dei progressi e della decadenza della romana città, aggiungeremo ora alcun cenno sulla topografia propriamente detta (Tav. CDXXXIV), cominciando dalle mura già mentovate di Servio Tullio e di Aureliano, e procedendo al Campidoglio, uno degli oggetti più ragguardevoli della antica Roma, per giungere successivamente al Foro ed a' suoi dintorni, ed infine ai rimanenti colli ed alle rispettive valli, coi varii oggetti pure interessanti che presentano.
Giovi avvertire prima di tutto che al cominciare del romano Impero le mura di Servio Tullio non erano più esattamente riconoscibili, o quindi non se ne può congetturare la periferia altrimente che dagli avanzi del terrapieno di Servio, tuttodì in parte sono visibili, e dalla posizione di alcune delle antiche porte, conosciuta con certezza, da cui argomentasi con qualche probabilità alle altre. Si può nondimeno ammettere che dal muro di Servio o del suo predecessore Tarquinio Prisco fosse stata circondata l'intiera città, tranne il colle Capitolino ed un breve tratto difeso dal Tevere; e così verrebbe giustificata la nobile sentenza di Virgilio, che dichiarava Roma, fra le belle, bellissima,
essendo l'unica che avesse cinto di un solo muro sette fortezze, giusta le seguenti parole:
.....rerum facta est pulcherrima Roma
Septemque una sibi muro drcumdedit arces.
(Georg., ir, 533).
Non si può tuttavia considerare certa che la posizione di due sole porte, della porta Collina all'estremità N. del terrapieno e de\YEsquilina all'estremità S. ; prendendo adunque la prima qual punto di partenza e dirigendosi sempre a sinistra, devesi compiere il giro della città, ritornando alla porta da cui se ne presero le mosse. La porta Collina pertanto, la più settentrionale di tutte le altre, sorgeva vicino al sito in cui la via Salaria si distacca dalla Nomentana, e da qui la prima porta all'O. fu probabilmente la porta Salutare (porta Salutaris), per essere situata in quello scomparto del Quirinale, che ai tempi di Numa e nei libri sacri degli Argivi appellavasi colle Salutare (Collis Salutaris), da un antico sacello della Salute sovrapposto (Varrone, L. L., v, § 51). Pare che ivi si estendesse anche un poggio della Salute (clivus Salutis), indicato dal Canina (Roma antica, p. 187) con molta probabilità nell'odierna via delle Quattro Fontane, dove ascende la medesima dalla piatta Barberina (Preller, Regionen, p. 134). La porta susseguente, alla sinistra, sembra essere stata la porta Sanquale o Sancale (porta Sanqualis), detta cosi dal tempio di Sanco, nume identico col dio Fidio, il cui sacello è ricordato da Livio (viti, 20; Fest., p. 241) come situato presso il tempio di Quirino, e nei frammenti dei libri argivi è posto sul colle Muoiale (Collis Mucialis. Varr., L. L., v, § 62), che viene subito dopo il Salutare. Si disse già che il tempio di Quirino sorgeva nelle vicinanze dell'odierna chiesa di Sant'Andrea, e quindi si può ritenere cbe la porta Sanquale vi schiudeva l'adito o nella moderna via della Dataria o vicino alla medesima. Fra la porta Sanquale ed il colle Capitolino eranvi probabilmente due porte ; ma ve ne dev' essere stata una certamente nell'angustissimo burrone che separava nei tempi primitivi il Capitolino dal Quirinale, ed offriva l'unico sbocco dalle adjacenze del Foro. Fu forse codesta la porta Ra-tumena, esistente ancora all'età di Plinio e Plutarco (Plin., vili, 65; Plut., Popi., 13). Incontravasi poscia la porta Fontinale (porta Fontinalis), da cui si denominò la festa delle Fontinali o Fonta-nali, sacre alle ninfe, che venivano onorate in essa di ghirlande di erbe e di fiori (Varr., L. L., vi, § 22; Liv., xxxv, 10). Stava aperta appiè del Campidoglio la porta Carmentale, denominata così da un tempietto od altare di Carmenta, madre di Evandro, nelle sue vicinanze ; ed è certo uno degli ingressi della città serviana, corrispondente oggi ad un tratto un po' al N. O. della chiesa di San-t'Omobono. Le porte principali di Roma avevano comunemente più di un passaggio; e codesti passaggi appellavansi Volti e Giani (Fornices, Jani), ossia aperture, porte, derivandosi dagli etimologi il vocabolo latino janua (porta) da Janus, il nume la cui effigie scolpivaai per lo più sulle porte od accanto a queste. Nel piccolo pezzo di muro tra I il monte Capitolino ed il Tevere dev'esserci sta
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