Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
ROMA
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Le venti porte serviane; ristauri di Aureliano e più ancora di Onorio ; porte e postierle. — Nella rassegna testé fatta delle porte del muro Serviano, ne noverammo venti, inchiusavi la Trionfale, ma alcuni topografi ne adottarono un numero assai maggiore. Se però si consideri, non esservi state mai più di nove o dieci strade principali condu centi fuori dell'antica Roma, e sette di queste partenti dalle sole tre porte Capena, Esquilina e Collina, ne segue che cinque o sei porte soltauto bastar dovevano ai principali ingressi, e che le rimanenti dovevano essere di poca entità, destinate unica mente a porgere i mezzi di comunicazione col contado; e sembra quindi che fra le venti da noi numerate, sole otto, Collina, Viminale, Esquilina, Celimontana, Capenay Trigemina, Carmentale e Hatumena, sieno state di somma importanza. Ciò nondimeno rilevasi da un passo di Plinio (m, 9) che ai suoi tempi vi erano anche molte porte più piccole, giusta le ispezioni eseguite mentr'egli era in fiore, e poi sul finire della sua vita, imperante Vespasiano. Risultò da tali lavori che la città aveva allora la circonferenza di 20 chilom., che tutte le strade, se fossero state riunite in linea retta, ne avrebbero contati 45, e che le porte erano veramente trentasette, ossia che alle venti da noi nominate eransi aggiunte nel volgnre di sei secoli, dal 578 av. Cr. al 79 d. Cr., altre diciassette di minor rilievo. Oltre al muro descritto di Servio, eravi in Roma primitiva anch'esso il muro trans-teverino, formante la fortezza del Gianicolo, fatta erigere da Anco Marzio (V.), sulla riva destra del Tevere e dominante la città. Più tardi fu questa cinta, come già notammo, di nuove mura da Aureliano (270-275 d. Cr.); ma nel ristauro di Onorio (335-424 d. Cr.), tutte le porte di Aureliano scomparvero, e nou si può quiudi con sicùrezza affermare che rimanga un solo bricciolo ancora delle mura di Aureliano, le quali devousi considerare rappresentate da quelle di Onorio. Asserisce Procopio (B. G., ni, 24) che Totila poscia aveva distrutte tutte le porte, ma simile notizia viene confutata dalle iscrizioni ancora esistenti sulla porta San Lorenzo, ed anche sull'arco chiuso della porta Maggiore; e fino ai tempi di Urbano Vili (1623* 1644), potevasi leggere la stessa iscrizione sulle porte Ostiense ( Ostiensis, oggi San Paolo) e Por-tuense (Portuensis, oggi Portese)\ nè si può immaginare che cotesto iscrizioni sieno state a bella posta conservate sopra porte ristaurate. Non si ha certezza intorno alle porte di Aureliano che della sola ed unica or mentovata Ostiense, dal racconto di Ammiano Marcellino (xvii, 4, § 14), che dichiara essere stato introdotto per essa l'obelisco egizio, che Costantino II (337-340 d. Cr.), aveva fatto inalzare nel .Circo Massimo. Si può nullameno ammettere che la loro situazione non siasi punto alterata nei nuovi lavori di Ouorio ; ed è certo che cotesto porte esistono, per il maggior numero, anche oggidì, sebbene parecchie di esse sieno di già immurate e gli antichi nomi vi sieno scambiati, per la massima parte, coi moderni. 11 problema archeologico non consiste adunque tanto nello scoprire le posizioni delle antiche porte, quanto gli antichi nomi deile porte ancora superstiti, nè vi ha perqueste molto dubbio, tranne per le porte dal lato E. della città. Prooppio, testimonio il più autorevole per le
porte del muro di Aureliano, ossia di Onorio, ne enumera quattordici di principali, dette propriamente in greco ™Xai (porte grandi), ricordandone però parecchie altre più piccole col vocabolo toM&c (porticine, postierle. B. G.y i, 19). Non è però abbastanza chiara la distinzione fra codesti due vocaboli, non venendo applicata la divenga denominazione a seconda della grandezza delle porte, e riscontrasi che la Pinoiana veniva denominata indifferentemente e toài's (porticina) e ttuXyj (porta. Urlichs, Class. Mus., voi. m, p. 196). Ella è probabilmente esatta la congettura del Nibby ( Mura ecc., p. 317), che porte (™Xat) si addimandassero quelle che conducevano alle grandi strade maestre. Auche l'ignoto scrittore, detto l'Anonimo di Einsiedlen (Anonymus Einsiedlensis), fiorente verso il principio del secolo ix, ricorda solo quattordici porte, inchiusavi la Pinciana, ma non è chiaro il suo discorso. L'imperatore Aureliano, a differenza di Servio, non reputò il Tevere una sufficiente difesa alla città, e le sue mura furono estese lunghesso le sponde del medesimo, da punti opposti ai luoghi in cui le mura ch'egli fabbricò dal Gianicolo cominciavano sulla sponda di rimpetto. Il muro che . circondava il Campo Marzio considerasi essere cominciato non lunge dal palazzo Farnese, argomentando dagli avanzi delle mura sulla spouda dritta, supposti appartenere a quelli del~Gianicolo ; ma tutte le tracce delle mura svanirono sulla sponda sinistra, sotto gli edificii della nuova città. Pare ' che le mura delle due sponde dritta e sinistra fossero cougiunte mediante un ponte sul tratto dell'odierno ponte Sisto; il che contribuiva in parte alla difesa, e servì a Belisario per indebolire gli attacchi dei Goti (Procop., B. G., i, 19). Da cotesto ; punto, lungo tutta l'estensione del Campo Marzio e fino alla porta Flaminia sembra che le mura, tranne alcune porticciuole ricordate dall'Anonimo di Einsiedlen, non abbiano avuto che una sola porta, ripetutamente mentovata da Procopio col nome di porta Aurelia (B. G., i, c. 19, 22, 28); sebbene sembri che ne conoscesse la denominazione posteriore di porta di San Pietro (porta Sancti Petri), I che leggesi nell'Anonimo (ib., in, 36); stava la medesima sulla riva sinistra, rimpetto all'ingresso del ponte Elio (pons Julius, oggi ponte di Sant'Angelo), conducente al mausoleo di Adriano. La porta successiva, verso il N., era la porta Flaminia, un po' all'È, dell'odierna porta del Popolo, conservò il primitivo suo nome fino al secolo xv, come rilevasi da una Vita di Martino V nel Muratori (Script, rer. ital., t. in, pt. ii, col. 864); nè si sa di preciso quando abbia assunto il nome moderno, derivandole l'antico dalla via Flaminia che dischiudeva. Ai tempi di Procopio, e lunga pezza avanti, il j muro all'È, si era sfasciato per la pressione del , monte Pincio, e dice vasi allora murus fractus od , inclinatus, come oggidì muro torto (Procop., B. G., i, 23). Procedendo sempre alla dritta incontravasi la porta Pinciana testé ricordata, ch'era di già ! immurata ai tempi dell'Anonimo; era stata detta ! anche Belisario per la casa vicina del gian Beli-! Bario (Anastas., Silverio, p. 104,106 ; <
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